Venerdì 9 settembre Juan Carrito si è fatto una scorpacciata di miele, nottetempo, a poche centinaia di metri dal centro di Rivisondoli. Ha individuato le arnie e, come il celebre Winnie the Pooh, ha iniziato con foga a ricavarne il nettare prelibato, rovesciando cinque alveari. “Ma mica possiamo prendercela con lui, siamo noi che invadiamo i suoi spazi e in fondo è come se in qualche misura abbia certificato la qualità del nostro lavoro”, sorride Walter Pace, che dal 1979 gestisce l’Apicoltura Colle Salera, un’azienda di agricoltori nomadi che, partendo dalla Valle Peligna, nel Parco Nazionale della Maiella, asseconda l’arte ingegnosa degli insetti portandoli a spasso per l’Italia, dalla Puglia al Lazio.
E dunque al mattino Walter e i suoi collaboratori – tra i quali la figlia Cecilia e Flavio, deputato a selezionare le api regine e approfondirne la genetica – hanno trovato le orme e gli escrementi dell’intruso, che aveva approfittato di un temporaneo guasto alla rete elettrificata di protezione dell’area: apparterebbero (il condizionale è d’obbligo) a uno degli orsi marsicani più famosi d’Italia, più volte fotografato e videoripreso, non di rado nei centri storici dei paesi abruzzesi, fino a diventare protagonista del docu-film Sky “Il marsicano – l’ultimo orso”, di Massimiliano Sbrolla. Un orso, neanche a dirlo, più volte accusato di fare razzie di polli e animali domestici.
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“Ma la verità – spiega Walter – è che non possiamo e non dobbiamo arrabbiarci con lui, né con gli altri orsi. Ed è la quarta volta che questi animali creano problemi alle nostre produzioni, dentro o fuori il perimetro del Parco. Per esempio l’orsa Peppina (un esemplare di 135 chili più volte definito problematico, nato nel 2007 da una delle figlie di Gemma, storica orsa del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, ndr) ci aveva preso gusto. Ma noi non ce la siamo mai presa con lei: piuttosto provavamo a fotografarla, una volta ho persino dormito nell’apiario per aspettarla arrivare di notte. Ma lei nulla: gli orsi sono timidi, se ci siamo noi umani preferiscono girare al largo”.
Dal cuore dell’Abruzzo arriva così una straordinaria storia di convivenza tra uomo e animale, con il primo che – smettendo antichi rancori ormai quasi del tutto sopiti – accetta infine, a quanto pare, il compromesso della presenza del secondo. Non senza un pizzico di intelligente ironia: sulla pagina Facebook dell’Apicoltura Colle Salera la scorribanda di Juan Carrito è diventata quasi uno spot. “Anche Juan Carrito sceglie Apicoltura Colle Salera: per noi, il miglior feedback”, recita il testo che accompagna gli scatti dei danni alle arnie. Il popolo del web, naturalmente, apprezza: “Un bel messaggio, fossi in voi metterei l’orsetto sull’etichetta”, sottolinea, quasi con malcelata invidia, un’azienda dello stesso settore.
“Le comunità locali abruzzesi hanno progressivamente accettato la presenza dell’orso, al punto che a Roccaraso l’eventualità di un trasferimento coatto di Juan Carrito, motivata da esigenze di ordine pubblico, aveva nei mesi scorsi indisposto la popolazione, ormai particolarmente legata al plantigrado. – racconta Luciano Di Martino, direttore del Parco Nazionale della Majella – In generale abbiamo agito in due direzioni, contribuendo alla sensibilizzazione di apicoltori e contadini: da un lato abbiamo inteso prevenire il rischio di danni con recinzioni elettrificate, anche nelle aree che non ricadono strettamente nel perimetro del Parco; dall’altro, supportando con ristori economici i danni legati alle scorribande degli orsi”.
E che Juan Carrito & company siano una risorsa è sempre più evidente a tutti: anche per questo, nell’ambito del progetto LIFE ARCPROM, nel Parco Nazionale della Majella – come in tre parchi nazionali della Grecia (Prespa, Pindos settentrionale e Monti Rodopi) sono già state avviate azioni specifiche per “gestire il fenomeno della presenza di orsi abituati o confidenti nei pressi di aree abitate”, “minimizzare l’uso di pratiche illegali, legate in particolar modo al bracconaggio tramite l’utilizzo di esche avvelenate” e “implementare l’utilizzo di misure efficaci per la prevenzione dei danni e del conflitto”. “In più – aggiunge Di Martino – abbiamo messo a punto a Campo di Giove il Sentiero dell’orso, un percorso tematico dedicato all’orso bruno marsicano”. Si tratta di un itinerario puntellato da installazioni che forniscono informazioni d’ogni tipo sull’orso, con buona evidenza per le regole finalizzate a una buona coesistenza. “Non è dunque un caso se realtà come Apicoltura Colle Salera anziché lamentare i danni, sottolineino l’importanza della presenza dell’animale”, chiosa Di Martino.
“Del resto molti Parchi Nazionali, dall’Abruzzo al Gran Paradiso, hanno fondato il loro appeal sulla presenza di animali carismatici come l’orso e una convivenza equilibrata tra uomo e animale è condizione imprescindibile, oggi più che mai. – dice Nino Martino, direttore di Aigae (l’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche), da sempre attento osservatore delle dinamiche di gestione della fauna nelle aree protette – L’umanità ha bisogno delle aree selvagge, come diceva John Muir, il poeta che diede origine alla storia delle aree protette nel mondo. In Italia abbiamo bisogno dei parchi e di coinvolgere sempre più coloro che ci sono nati e ci vivono: solo così potremo consegnare qualcosa di più di una speranza a coloro che non sono ancora nati”.