TORINO. Si chiama Black, White & More ed è il nome dell’ambizioso piano ESG – ambientale, sociale e di governance – presentato ieri dalla Juventus. In una sala dell’Allianz Stadium di Torino la dirigenza, insieme specialisti e associazioni, ha svelato quello che è stato definito come “un passo significativo verso un futuro più sostenibile” nel rispetto dei valori dell’innovazione e dell’inclusione. Il presidente del cda Gianluca Ferrero ha confermato a Green&Blue l’obiettivo “di fare le cose per bene”, con uno spirito quasi da Vecchia Signora. Non a caso il Ceo Maurizio Scanavino ha ricordato che una delle sfide più importanti è proprio quella fuori dal campo: “Mettere a disposizione il marchio, la capacità di comunicazione per dare visibilità al tema della responsabilità sociale”.
ESG è diventato un po’ un mantra in ogni settore, compreso il mondo del calcio, da quando è stata approvata la Corporate sustainability reporting directive (Csrd). Ovvero la direttiva europea (2022/2464) che a partire dal prossimo anno imporrà a ai club (e imprese) più importanti una rendicontazione più puntuale sulla sostenibilità. Da rilevare che la società bianconera redige una reportistica Esg dal 2013, ma quest’anno si è spinta oltre creando anche una struttura ad hoc. “La strategia Black, White & More, significa fare di più, azioni concrete. E il sociale è uno degli ambiti in cui possiamo avere più impatto. Perché abbiamo la capacità di comunicare direttamente con 180 milioni di persone, i nostri follower”, ha sottolineato Greta Bodino, Chief People, Culture & Sustainability Officer della Juventus.
Un dato chiave è quello indicato da una recente ricerca di Deloitte che ha rivelato come il 75% dei tifosi di età compresa tra i 15 e i 24 anni sia disposto ad allontanarsi dal proprio club se questo non si dovesse impegnare nell’ambiente, il sociale e una corretta governance. “Se penso alla campagna sul razzismo oppure la salute mentale, i nostri stessi giocatori, che sono coetanei di quei ragazzi che domandano responsabilità, si sono fatti coinvolgere senza alcuna pressione. Sono loro che ci domandano di far parte di questo”, ha assicurato Bodino.
E un esempio calzante di questa attività si è colto dalle testimonianze di Stefania Urso e Carla Chiarla della fondazione Magazzini OZ. Da anni si impegnano in percorsi di formazione e inserimento lavorativo per persone con disabilità, nonché il sostegno a famiglie in difficoltà. La collaborazione con la Juventus ha consentito di inaugurare nuovi sbocchi lavorativi e negli ultimi due anni due giovani hanno già trovato un valido inserimento.
Felice Fabrizio, People & Sustainability Manager della Juventus, invece ha raccontato di come il miglioramento dell’esperienza di accessibilità rappresenti probabilmente una delle modalità di inclusione più immediate. Settori dedicati, percorsi agevolati per i disabili, biglietti gratuiti, postazioni per i cani guida, servizi audio-descrittivi sono solo alcune delle iniziative già adottate e tante altre arriveranno, perché l’obiettivo è “creare connessioni autentiche a prescindere dalla disabilità”.
Black, White & More in dettaglio
La Juventus ha declinato il suo progetto su sei pilastri: due dedicati all’ambiente, tre di carattere sociale e uno relativo all’organizzazione. Quest’ultimo è già stato avviato ad esempio con l’introduzione di un meccanismo di remunerazione, per i dipendenti e per il management, basato sulla riduzione dei consumi energetici. Fra le aspirazioni vi è anche quello di ottenere la certificazione di gender equality, soprattutto considerando il fatto che nell’indice del World Economic Forum l’Italia risulta all’87° posto su 146. “Negli USA ho notato un’attenzione particolare all’inclusione e maggiore rispetto a quella che abbiamo in Italia”, ha dichiarato in collegamento l’ex calciatore Giorgio Chiellini, oggi Head of Football Institutional Relations Juventus. “Sono orgoglioso che Juventus sia in prima linea, mi auguro non sia l’unica”.
Per quanto riguarda invece l’ambiente il partner di riferimento è la Scuola Superiore Sant’Anna e nello specifico il professor Tiberio Daddi, che negli anni grazie a diversi progetti europei ha potuto indagare sulla casistica internazionale legata al calcio. Per la Juventus in tal senso è il momento delle rilevazioni dei dati di impatto ambientale, l’implementazione di una strategia di intervento e soprattutto la costruzione di una seria progettualità. “Un match in media, stando ai dati internazionali, ha un impatto ambientale di circa 182 tonnellate di carbonio, se consideriamo tutto: dalla mobilità dei tifosi, ai consumi energetici degli impianti. Ogni squadra e stadio ha le sue specificità. Per prima cosa dobbiamo analizzarle. Ecco quale sarà il primo passo con la Juventus”, ha spiegato Daddi.
Marco Tealdo, responsabile del progetto paralimpico Juventus One, invece ha raccontato di come l’idea di utilizzare il calcio come strumento di inclusione sociale sia diventato dal 2017, grazie alla Juventus, qualcosa di molto più serio e strutturato. La società fornisce risorse e mezzi tecnici. “Danno testa, cuore e gambe ai nostri atleti. Oggi sono quasi 150 e collaborano con noi 40 persone di vario titolo. Juventus One è diventato un riferimento imprescindibile per tutto il nostro territorio e tutte le nostre istituzioni. La nostra è comunque una proposta agonistica. Juventus One vuole insegnare che la disabilità non classifica come persone di serie b ma è una delle tante condizioni della vita, e non chiude le porte alla felicità. Juventus One dimostra che l’inclusione non è utopia ma una realtà in azione”, ha concluso Tealdo.
I pilastri del progetto
- Emissions in the Corner – Proseguire e consolidare il proprio piano di decarbonizzazione riducendo le emissioni mediante: (a) l’autoproduzione di energia rinnovabile; (b) l’efficientamento energetico; (c) la promozione della mobilità sostenibile delle tifoserie;
- Assist to Circularity – Favorire il lancio di misure a supporto dell’economia circolare: (a) riducendo il consumo di acqua; (b) recuperando e riutilizzando beni e prodotti distribuiti agli eventi e nelle sedi del club;
- People First – Integrare i temi ESG nella cultura e nelle attività del club, garantendo sviluppo, engagement e benessere ai dipendenti;
- Sustainable Glocal Club – Diffondere i valori fondanti dello sport di equità e lavoro di squadra sia a livello globale che locale, mediante selezionate iniziative con alto impatto sociale sulle comunità locali e sui territori presidiati da Juventus attraverso vari progetti (ad esempio l’Academy);
- Fan Centrality – Creare un network coeso dove diversità, equità e inclusione uniscono tifosi, sportivi e partner. Il Club si impegna a: (a) potenziare il coinvolgimento dei fan club e, più in generale, di tutti i propri tifosi; (b) garantire ai fan piena accessibilità alle strutture sportive;
- Sustainable Leadership – Rinforzare la leadership del Club in ambito Integrated Governance: (a) presidiando il quadro normativo; (b) manutenendo il piano strategico ESG; (c) assicurando una (ri)generazione del valore economico sostenibile