Kyoto, ennesima vittima dell’overtourism. La città d’arte giapponese ante litteram sta per varare una serie di provvedimenti che entreranno in vigore il prossimo mese. L’obiettivo è il solito – quello che riecheggia tra Venezia e le Cinque Terre, passando per Barcellona, Dubrovnik e Amsterdam, senza dimenticare lo stesso Monte Fuji, le grandi capitali del turismo planetario, assillate da crescenti quantità di ospiti e dalla sempre più difficile coabitazione – quantitativa e  qualitativa – con i residenti.

La penultima capitale nipponica, prima di Tokyo e dopo Nara, che le si trova vicino ed è inevitabilmente a  sua volta meta molto ambita, è il cuore culturale e artistico del Paese e per questo a tratti definita –  impropriamente, per la struttura topografica agli antipodi, là i gioielli sono in quello che noi chiameremmo hinterland – “Firenze del Giappone”. In un Paese che ha appena registrato il terzo mese consecutivo con oltre 2 milioni di visitatori internazionali, ha a sua volta ritrovato – in qualità di meta più ambita, numeri da pre-pandemia o quasi. Il numero di turisti annuali all’antica capitale giapponese, che aveva raggiunto i 53,5 milioni nel 2019, sceso poi a 20 milioni a causa della pandemia, ha ripreso a crescere rapidamente nell’ultimo anno, toccando nuovamente la cifra di quasi 44 milioni nel 2022.

Ora che l’autunno alle porte – con la primavera è il momento ideale per affacciarsi sul Sol Levante, vuoi per ragioni di clima, estati bollenti e umide, inverni molto freddi rispetto alle coordinate geografiche, siamo mezzo grado a sud di Lampedusa, vuoi per ragioni di foliage (e fioritura dei ciliegi) – l’amministrazione locale ha pensato di prendere provvedimenti. 

Le novità puntano da un lato all’ottimizzazione dei servizi pubblici e all’individiazione e messa in atto di ogni possibile metodica anti-assembramento; dall’altro alla sensibilizzazione degli ospiti sui comportamenti da adottare in un Paese che ha una cultura e abitudini peculiari. Una a caso? Seppure non specificamente proibito da alcuna legge, mangiare per strada è un comportamento inusuale, se non proprio sconveniente. 

Nella città dove è ancora relativamente facile vedere donne che indossano il kimono da geisha – e che per questo nel 2019 è arrivata a multare (10mila yen, 63 euro al cambio attuale, ma con la divisa nipponica particolarmente conveniente) chi fotografa le signore locali in costume tradizionale in alcune vie del centro – il sindaco Daisaku Kadokawa ha varato regole per contrastare tra l’altro sovraffollamento, accumuli di rifuti anche dove non consentito, e noie come quelle dei bus turistici parcheggiati random a creare intralcio nelle strade del centro.

Tra i provvedimenti, l’incremento delle corse della Rakuraru Line, la linea bus che collega la stazione ai principali spot turistici; la sostituzione del pass giornaliero finora concesso solo per i bus con uno esteso alla metropolitana, in modo da redistribuire il flusso dei turisti; la creazione di un deposito bagagli nella stazione ferroviara della Japan Raliways in modo da incoraggiare “la vista senza bagaglio al seguito”; la creazione di brochure, anche in inglese, che cataloga gli eventi in atto e predice le possibili congestioni di traffico. 

Per quanto riguarda l’etichetta da suggerire ai turisti, schermi saranno installati nelle stazioni metro di Kyoto e di Karasuma Oike. Conterranno informazioni in inglese, cinese e non solo. La città sta anche collaborando con l’ente nazionale del tursimo, (Japan National Tourism Organization) per avviare campagne informative in merito attraverso le rappresentanze JNTO in Cina, Singapore e Australia.

Kadosawa ha spiegato al riguardo che nel nuovopiano di bilancio supplementare per i conti generali per l’anno fiscale 2023, appena approvato, su un totale di 6,18 miliardi di yen (circa 40 milioni di euro), 140 milioni di yen (circa 900 mila euro) serviranno a coprire gli interventi straordinari legati al turismo.