Si scrive “Life Seedforce” e si legge salvaguardia della biodiversità in senso assai concreto. Perché è preciso l’obiettivo di questo progetto europeo: salvare le nostre piante autoctone dall’estinzione grazie alle banche dei semi.
Un traguardo dall’anima green che va raggiunto a tutti i “costi” perché di costi non ce ne siano per la salute del territorio. Soprattutto se si considera che l’Italia ospita moltissime piante di interesse comunitario ovvero 104 specie vegetali incluse nella Direttiva Habitat del ’92, di cui 58 sono in cattivo stato di conservazione: nell’Arco Alpino la testa di drago, la genziana ligure e la sassifraga del monte Tombea, nel Mediterraneo la Primula di capo Palinuro, la bocca di leone di Linosa, il ginestrone delle Isole Eolie, la felce gigante della Sicilia e il Ribes della Sardegna.
Di questo patrimonio – a rischio per varie modifiche all’ambiente prodotte dall’uomo, come “l’abbandono delle pratiche agricole tradizionali, l’invasione di specie aliene e il calpestio provocato da attività ad alto impatto e dal turismo” – la metà potrà sopravvivere. “Il nostro progetto – spiega a Green&Blue Sara Magrini dell’università degli studi della Tuscia e presidente di Ribes (Rete italiana banche del germoplasma) – salverà dall’estinzione 139 popolazioni di 29 diverse specie vegetali“.
Magrini aggiuge: “Un contributo importante sarà quello dato dalla rete delle banche del seme, i cui tecnici si occuperanno della delicata attività di analisi e raccolta dei semi e dei propaguli al fine della loro riproduzione. Allo stesso tempo, proprio queste piante saranno protagoniste di un’intensa attività di comunicazione che le farà conoscere al pubblico, perché l’importanza della tutela della biodiversità vegetale diventi patrimonio di tutti e non solo degli addetti ai lavori”.
Il progetto è guidato dal Museo delle scienze di Trento (Muse) insieme a 15 partner italiani e stranieri e implementato in 10 regioni del nostro Paese (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Veneto), oltre che nelle zone di confine in Francia e Slovenia e a Malta.
“Life Seedforce-Using Seed banks to restore and reinForce the endangered native plants of Italy – aggiunge Stefano Raimondi, coordinatore Aree protette e biodiversità di Legambiente – è nato sulle tracce di Floranet, un altro progetto europeo, localizzato sull’Appennino abruzzese, che ha fatto da apripista e si sta concludendo con successo”.