“Se in ciascuna delle 25.610 parrocchie del nostro paese si costituisse almeno una comunità energetica per produrre 200 chilowatt, o facesse nascere più comunità che arrivano complessivamente a quella produzione di energia, avremmo dato il nostro contributo con 5,2 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili”. A lanciare l’appello è monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e vescovo delegato per i Problemi sociali e il lavoro, la giustizia, la pace. Non una semplice esortazione la sua, pensata per dare una risposta al disagio sociale ed economico, ma il progetto di fondare migliaia di comunità energetiche è visto dalla Conferenza Episcopale Italiana, come una delle quattro “piste di conversione”.
La storia
A Bologna la più grande comunità energetica d’Italia: dal centro commerciale alla parrocchia
dalla nostra inviata Fiammetta Cupellaro, foto di Mattia Zoppellaro
E le parole di monsignor Santoro, pronunciate per la prima volta alla 49esima Settimana sociale dei cattolici italiani e riprese in molti incontri, non lasciano spazio a dubbi: “Vogliamo che tutte le comunità di fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetica”, ha ribadito il vescovo “strumento di creazione di reddito che può sostenere i fedeli, parrocchie, le case famiglia, comunità locali come hanno già dimostrato alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione sui territorio. Nello stesso tempo sono un’opportunità di rafforzamento dei legami comunitari che si cementano sempre condividendo scelte concrete pe ril bene comune”
Una di queste comunità è già in fase avanzata e dovrebbe sorgere a Bologna nella zona del Pilastro-Rovere, quartiere alla periferia nord della città. Un grande progetto che coinvolge oltre 5mila persone, chiamato GECO (Green Energy Community). Il progetto nato grazie al coinvolgimento iniziale del Centro Agro Alimentare di cui fa parte anche FICO, il grande parco del cibo, proprietario di oltre 120mila metri quadrati di pannelli solari (aveva proposto di cedere parte dell’energia alle famiglie del Pilastro) era pronto a partire, ma si è improvvisamente bloccato perché nel frattempo è cambiata la normativa. A quel punto, le famiglie del Pilastro non si sono scoraggiata ma hanno coinvolto la stessa richiesta alla vicina parrocchia che ha detto sì. Per cominciare, aspettano solo i decreti attuativi della nuova legge. Dopo aver spiegato ai cittadini del Pilastro i benefici sia economici che sociali della comunità energetica, nessuno ha intenzione di tornare indietro. Così, ora la parrocchia metterà i pannelli solari e l’energia prodotta con l’impianto fotovoltaico verrà condivisa con le famiglie del Pilastro-Roveri.
Il Manuale
Monsignor Santoro, che ha ricordato più volte come nell’enciclica Laudato sì, papa Francesco invita ad uscire progressivamente dalle fonti fossili, ha incoraggiato le chiese a diventare eco-compatibili. É talmente convinto che questa sia la strada giusta, che ha fatto stampare un manuale da distribuire nelle migliaia di parrocchie da Nord a Sud, dal titolo “Suggerimenti per il percorso di avvio delle Comunità energetiche” in cui si spiega passo passo come arrivare dal semplice accordo tra cittadini a istituzioni a comunità che condivide l’energia prodotta da fonti rinnovabili.
Parrocchie carbon-free
“Le nostre parrocchie e diocesi – ha spiegato monsignor Santoro – devono essere carbon-free nello loro scelte di gestione del risparmio ed esprimere le aziende leader nella capacità di coniugare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale”. Per questo ha esortato che nelle mense delle diocesi si faccia attenzione alla scelta dei prodotti utilizando solo quelli “capolarato free”.
Un cambio di paradigma quello sostenuto da monsignor Santoro convinto che: “Non è più procastinabile un profondo cambiamento di rotta per una vera transizione ecologica” si legge in un documento reso noto dalla Conferenza Episcopale Italiana. E rivolto alla comunità ecclesiale le ha esortate a organizzare incontri per sostenere una riforma per l’ecologia integrale: “Dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Non avviene solo dall’alto ma è fondamentale il concorso nella nostra ‘conversionè a nuovi stili di vita. Non solo come cittadini. Ma anche come comunità”.