Quanto ne sanno gli italiani in merito alla sostenibilità ambientale e del rapporto con lo sviluppo digitale del Paese? Poco. Visto che un italiano su tre ha le idee poco chiare rispetto al concetto di sostenibilità, se abita in una grande città (34%), uno su due se invece è residente un piccolo centro (53%). E pensando che l’80% dei comuni italiani è al di sotto dei 3mila abitanti si intuisce come sia urgente affrontare il problema della consapevolezza e dell’educazione ambientale nel nostro Paese visti gli obiettivi del 2030. È quanto emerge da un sondaggio coordinato dall’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale  e l’Istituto degli Studi Politici San Pio V, presentato in occasione della settimana dell‘Earth Day 2024. Dall’analisi delle 4mila interviste raccolte nel mese di marzo 2024 ne è nata una nuova mappa del Paese che presenta ancora una volta due volti che si confrontano. Ma questa volta, non tra il Nord e il Sud. Le differenze quando si parla di sostenibilità, cambiamento climatico e sviluppo digitale ci sono tra l’Italia delle grandi città e dei piccoli comuni. In altre parole, Roma assomiglia a Napoli, a Milano o a Palermo più di quanto non assomigli ad un piccolissimo comune del Lazio o del Centro Italia. Ed il divario all’interno delle regioni aumenta tanto di più quanto aumenta la forbice degli abitanti tra il centro più grande ed i comuni più piccoli.


Nuovi modelli di sviluppo e governance territoriale  

Spiega Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale: “La particolarità della rilevazione è che abbiamo messo a confronto in ogni regione le grandi città con i comuni più piccoli. Il nostro obiettivo era proprio di analizzare il cambiamento nel modo in cui gli italiani che abitano nelle grandi città vivono le tecnologie digitali ed il concetto di sostenibilità rispetto a quanti invece si trovano nei comuni più piccoli”. Un gap difficile da colmare se prendiamo in considerazione gli obiettivi contenuti nella Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile di Benessere Italia, l’organo della Presidenza del Consiglio cui spetta il compito di coordinare, monitorare, misurare e migliorare le politiche di tutti i ministeri. “Evidente come la necessità di aumentare la consapevolezza su questo tema rimanga una grande sfida sia per le aree urbane più grandi che per quelle più piccole ed un grande tema per le Istituzioni nell’elaborazione di nuove politiche territoriali, della realizzazione di nuovi modelli di sviluppo e della governance territoriale”, spiegano i ricercatori che hanno condotto il sondaggio.

Solo per il 61% il digitale potrà aiutare lo sviluppo economico 

Emerge anche un altro dato preoccupante dalla ricerca. Una grande difficoltà da parte dei cittadini italiani nel guardare al digitale come strumento al servizio della sostenibilità, sia ambientale, economica o sociale. E anche in questo caso la difficoltà è inversamente proporzionale alla dimensione della zona di residenza. “Si arriva così al paradosso che quei servizi che dovrebbero e potrebbero essere più utili proprio agli abitanti dei comuni più piccoli siano meno conosciuti e meno utilizzati proprio da questa fascia di popolazione: i casi più eclatanti sono quelli della pubblica amministrazione digitale e della sanità”, evidenzia ancora Epifani. Coinvolgimento diverso, ma la ricerca evidenzia una convergenza, con qualche sfumatura  tra residenti dei piccoli centri e delle città quando si parla di tecnologia digitale come strumento utile per la salvaguardia dell’ambiente: per il 20% dei residenti dei borghi lo considera “molto” utile, rispetto al 31% di chi abita in città. Analogamente, per quanto concerne la sostenibilità economica: la maggioranza dei residenti di entrambi i contesti urbani riconosce il valore della tecnologia digitale nel promuovere lo sviluppo economico e il benessere diffuso. Una percentuale leggermente più alta di residenti dei paesi si colloca nella fascia “abbastanza” utile (61%) rispetto ai residenti dei grandi centri (55%). C’è una percezione comune tra le due categorie di cittadini sull’importanza della tecnologia digitale per la sostenibilità economica.

La sostenibilità digitale: c’è ancora molto da fare

In generale, il 61% residenti dei grandi centri percepiscono la tecnologia come un’opportunità anche se con qualche rischio. I risultati evidenziano che i residenti delle città mostrano un atteggiamento pro-tecnologie più acritico rispetto a chi abitano in un piccolo centro. Infatti, la percentuale di coloro che considerano la tecnologia come una grande opportunità, senza rischi o pericoli, risulta essere più alta tra chi vive nei grandi centri urbani (35% contro il 23%). Il fatto che le persone poi non vedano sempre i rischi connessi alla tecnologia può rappresentare un grande problema. Ad esempio, sul tema dei deep fake, il 62% degli intervistati che abitano nei paesi ha dichiarato di ritenersi in grado di riconoscere un video falso (contro il 58% nelle metropoli). “Da qui la considerazione che, più in generale, i cittadini italiani siano meno consapevoli della diffusione e complessità di questa forma di manipolazione digitale“, spiegano i ricercatori.

 

La percezione dei rischi

Uno degli ambiti percepiti come di maggior rischio è anche, certamente, quello legato alla tutela della privacy. Nel complesso, la maggioranza dei residenti di entrambi i contesti urbani dimostra una buona consapevolezza dei potenziali rischi per la privacy legati alla condivisione di informazioni online. Tuttavia, emerge anche una discrepanza nel livello di attenzione tra i due gruppi: l’80% dei residenti dei grandi Centri si ferma a riflettere sulla possibile violazione della privacy prima di condividere informazioni online, rispetto al 68% dei residenti dei piccoli Centri.

Qual è il rapporto dei cittadini con le nuove tecnologie?

Malgrado la maggior parte degli italiani ammetta che la tecnologia sia fonte di opportunità, approfondendo il tema emerge come in realtà sia chi vive nei grandi centri che chi vive nei piccoli contesti urbani ne abbia paura. La maggioranza degli intervistati concorda che lo sviluppo tecnologico sia fonte di diseguaglianze, perdita di posti di lavoro e ingiustizia sociale. Nel complesso, il 65% dei residenti dei paesi è convinto di ciò, mentre questa percentuale scende al 58% nelle città. Stesso discorso vale se si interpreta la digitalizzazione come ostacolo allo sviluppo sostenibile, con una differenza però più marcata nelle opinioni tra grandi e piccoli centri: nel complesso, il 58% degli italiani dei piccoli centri ne è convinto, contro il 44% dei residenti nelle città. I residenti dei paesi, quindi, sembrano essere leggermente più propensi a vedere lo sviluppo tecnologico come fonte di diseguaglianze, perdita di posti di lavoro e ingiustizia sociale e più propensi a considerare la tecnologia digitale un ostacolo per lo sviluppo sostenibile rispetto ai residenti delle città.

 

L’indagine evidenzia anche come gli italiani stiano sempre più utilizzando i sistemi digitali messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione per accedere ai servizi pubblici, anche se c’è ancora molto da fare. Stiamo parlando di SPID, utilizzato dal 54% dei residenti dei città e dal 34% dei residenti dei borghi; Carta d’Identità Elettronica utilizzato dal 34% dei residenti dei grandi centri e il 28% dei residenti in quelli piccoli; PagoPA, utilizzata dal 28% dei residenti nelle città e il 23% da coloro che abitano in piccoli centri urbani. Nel Nord Est si riscontrano livelli inferiori di diffusione degli strumenti informatici.

 

Intelligenza artificiale: basso utilizzo

Se invece di guarda all’adozione degli strumenti di intelligenza artificiale generativa (chatGPT, Gemini e Copilot), l’indagine rileva che, nonostante l’hype mediatico, la loro adozione reale è molto più bassa di quanto si possa ipotizzare. ChatGTP è lo strumento che registra percentuali maggiori di conoscenza (61%) e di utilizzo (24%). Una differenza marcata nell’utilizzo regolare, con il 13% dei residenti nelle cttà che le utilizza, rispetto al solo 4% di chi vive in un piccolo centro. Per quanto riguarda invece Gemini e Copilot le percentuali di utilizzo sono molto basse, non superano il 4%.

 

La sfida di oggi è sulla consapevolezza

Ma per riuscire ad impattare concretamente i comportamenti dei cittadini ed intraprendere un vero processo virtuoso verso la salvaguardia del nostro pianeta, è necessario che gli italiani siano prima di tutto consapevoli, poi competenti e infine mettano in atto comportamenti virtuosi relativi a sostenibilità e digitalizzazione. Conclude Epifani: “La ricerca evidenzia come sia essenziale considerare le variabili di digitalizzazione e sostenibilità non soltanto in termini assoluti, ma rispetto al loro ruolo in relazione alle zone dove le persone vivono. Si pensi alle politiche collegate alle aree interne, piuttosto che alle azioni finalizzate a riportare vita in quei comuni italiani che si stanno spopolando ed offrono sempre meno opportunità. O piuttosto offrono opportunità che non possono essere colte se non in una chiave di sostenibilità digitale: dal turismo all’agrifood. La sfida, oggi, è una sfida per la consapevolezza. E questo sta definendo anche la linea d’azione della Fondazione, una iniziativa volta a supportare, con seminari e percorsi di approfondimento, quei parlamentari che vorranno comprendere meglio le dinamiche del digitale e della sostenibilità per legiferare più consapevolmente”.