L’Unesco l’ha proclamata “Bene immateriale dell’umanità”. Il rapporto della Eat Lancet commission on Food, Planet, Health l’ha inserita nelle diete sane e sostenibili, un sistema alimentare che potrebbe nutrire una gran parte del Pianeta consentendo anche il rispetto degli accordi di Parigi sul clima (mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi, aspirando a 1,5). Parliamo della dieta mediterranea.
Modello alimentare per eccellenza considerato salutare ed ecologico: potrebbe davvero far abbassare le emissioni di gas serra e ridurre l’impatto ambientale rispetto a un’alimentazione basata in misura maggiore su carni e grassi animali, piuttosto che verdure e cereali. C’è però un problema che coinvolge soprattutto i sette Paesi considerati i pionieri della dieta mediterranea: Cipro, Croazia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Malta. Neanche i cittadini di questi Paesi rispettano più un regime alimentare basato su verdure e cereali, olio di oliva, cibi stagionali e un basso consumo di proteine animali. Ci sono state molte “deviazioni” dal modello originale. Troppe secondo i ricercatori di uno studio pubblicato su Nature.
Come spiegano i ricercatori autori del report (Simona Castaldi, Katarzyna Dembska, Marta Antonelli, Tashina Petersson, Maria Grazia Piccolo, Riccardo Valentini) usando sistemi matematici è stato quantificato l’impatto ambientale della dieta mediterranea ideale, analizzando alimento per alimento. Questo dato è stato confrontato prima con i reali consumi delle popolazioni dei sette Paesi, poi con le diete comuni in quelli fuori da questo sistema alimentare. Così se da una parte, non ci sono dubbi sul “ruolo positivo che la dieta mediterranea potrebbe avere sugli obiettivi di mitigazione climatica dell’Ue”, dall’altra però “la transizione nutrizionale vissuta dai Paesi mediterranei, in particolare negli ultimi 30 anni, ha minato questo potenziale”.
Ma cosa è successo in questi Paesi al punto da mettere in crisi un modello alimentare così acclamato? “Il consumo eccessivo di carne, che ha contribuito al 60% dell’eccesso giornaliero di emissioni di gas (1,8 chilogrammi di CO2 procapite)”. Davvero un problema, visto che secondo la ricerca “il potenziale risparmio totale derivante dall’adesione alle raccomandazioni dieta mediterranea sarebbe di circa 105 megatonnellate di CO2“.
Dunque, se è chiaro che la produzione alimentare globale incide fortemente sull’impatto ambientale – rappresenta il 21-37% del totale di emissioni di gas serra – e che una cattiva alimentazione condiziona la salute globale, un cambiamento dietetico verso sistemi alimentari più sostenibili sarebbe una misura efficace per ridurre i gas serra, elemento chiave inserito della nuova strategia dell’Unione europea e del Green Deal europeo per decarbonizzare il continente entro il 2050.
Lo studio
Per esaminare cosa ha comportato in termini di sostenibilità ambientale aver deviato dagli obiettivi sanitari e ambientali della dieta mediterranea, i ricercatori hanno utilizzato la carbon footprint, l’impronta di carbonio, un indicatore dell’impatto ambientale che si basa sulla stima della quantità di gas nocivi per il clima espressi in chilogrammi di anidride carbonica equivalente emessi da un individuo o da una qualsiasi attività di origine antropica.
Sono stati 3449 gli alimenti per i quali è stata analizzata l’impronta di carbonio confrontando i modelli dietetici dei sette Paesi mediterranei con gli altri 21 stati dell’Ue utilizzando il 2017 come anno di riferimento. Lo studio ha poi messo a confronto un piano di dieta mediterranea settimanale “ideale” con il “reale consumo alimentare” dei cittadini mediterranei dell’Unione europea.
Dieta ideale e consumi reali
A questo punto, applicando per ogni singolo alimento il suo valore di carbon footprint, si è valutata la sostenibilità climatica della dieta mediterranea e si è ottenuto un valore di 2,49 chilogrammi CO2 pro capite. “Abbiamo quindi valutato che l’adesione di un cittadino medio al modello di dieta mediterranea porterebbe a un impatto giornaliero pro capite di 2,31 chilogrammi CO2 in accordo con l’impatto stimato dei gas serra contenuto nelle raccomandazioni dietetiche EAT-Lancet, a conferma dell’importante ruolo che questo sistema alimentare potrebbe svolgere nel contribuire agli obiettivi di mitigazione”.
Questo nella dieta ideale, poi c’è quello che davvero arriva sulle tavole dei cittadini che dovrebbero in teoria seguire un regime alimentare più sostenibile. “Al contrario – scrivono i ricercatori – la nostra analisi degli effettivi modelli di consumo alimentare mostra che i cittadini mediterranei sono lontani da questo obiettivo dietetico ideale emettendo, in media, circa 4,46 chilogrammi di CO2 pro capite, che è quasi il doppio del valore giornaliero atteso dal modello dieta mediterranea ideale. Inoltre, la media giornaliera di emissioni di gas serra era paragonabile a quella degli altri cittadini dell’UE che è 4,03 chilogrammi CO2 pro capite”.
Il confronto
Chiaro che confrontando i modelli di consumo alimentare dei due gruppi, le sorprese non mancano. Un esempio? Tra i Paesi mediterranei e gli altri “non ci sono differenze sostanziali in termini di alimenti a più alte emissioni: carne di manzo, carne ovina e formaggio. Mentre le emissioni di gas serra prodotte dal consumo di pollame sono comparabili, i Paesi mediterranei hanno mostrato maggiori emissioni dal consumo di carne di maiale e pesce”.
Complessivamente, l’eccesso di proteine animali è stato del 70% del totale (di 1,8 chilogrammi di CO2), con la sola carne rossa che rappresenta il 56%. Chiara la deviazione delle abitudini alimentari reali dei Paedi mediterranei dal modello ideale. Il basso consumo di carne è uno dei pilastri della dieta mediterranea, considerato uno dei motivi principali della longevità dei popoli mediterranei.
Consumo di carne
Nel 2017 il consumo totale di carne dei cittadini mediterranei ha raggiunto 86 chilogrammi pro capite, più del triplo del consumo di carne stimato nel 1960. Si legge nello studio: “Questo aumento ha coinciso con un drammatico aumento di emissiomi pro capite dal consumo di carne nei paesi mediterranei erano già al di sopra dei valori emissioni stimate per gli altri Pesi europei. Solo di recente i due gruppi hanno iniziato a convergere. A questo proposito, l’adesione alla dieta mediterranea sarebbe ancora più vantaggiosa per gli obiettivi climatici, poiché il cibo fresco locale e tradizionale costituisce la base della preparazione del cibo mediterraneo”. Eco sostenibile, salutare e anche con un occhio anche alla tutela della biodiversità.