Ha fatto capolino intorno alle 21.30, restando per qualche minuto immersa in acqua. Poi, raggiunta la parte emersa della grotta, si è addormentata, ignara di essere ripresa da una telecamera a infrarosso. E lì è rimasta, immobile o quasi, fino alle 6.30, quando ha lasciato la grotta e ripreso la via del mare, diretta chissà dove. L’eccezionale video di una foca monaca sull’isola di Capraia, nell’Arcipelago Toscano, diffuso dall’ente parco, conferma il ritorno del mammifero – specie minacciata di estinzione secondo l’IUCN – nel Tirreno centrale e consegna un raro documento, che può aiutare a comprendere come e perché l’animale stia ritrovando, a quanto pare, le condizioni ideali per frequentare aree in cui era presente, in modo significativo, fino agli anni ’70 del secolo scorso.
Una buona notizia, insomma, per la biodiversità dei nostri mari: con una popolazione complessiva di circa 700 esemplari, diffusi tra Mar Mediterraneo e l’Atlantico (lungo le coste del Sahara e delle isole Desertas, in Portogallo), la foca monaca è infatti il più raro mammifero marino in Europa, tra le specie più minacciate del Pianeta Terra. “In Italia, in particolare, ha pagato a caro prezzo l’antropizzazione delle coste nella seconda metà del ’900 e l’uccisione diretta dei pescatori, che ne avevano individuato un potenziale competitor nell’accesso alle risorse ittiche”, spiegano le ricercatrici di ISPRA Giulia Mo e Sabrina Agnesi.
Nell’Arcipelago Toscano, prima della notte di relax dell’individuo sorpreso dal servizio di monitoraggio nella Grotta della Foca Monaca (si chiama proprio così, qui un tempo gli avvistamenti non facevano notizia), il mammifero era stato osservato ripetutamente nel 2020 (prima da un pescatore, poi da alcuni turisti a Capraia e poi dai Carabinieri Forestali a Pianosa) e, a ritroso, nel 2009 a Giglio Campese.
Siracusa, avvistata al largo di Brucoli una foca monaca
Ma il 2022 è stato un anno importante, per la foca monaca, osservata anche in Sicilia (con riprese video registrate nelle acque costiere dell’area marina protetta del Plemmirio e nei dintorni, fonte ISPRA), e – appena lo scorso giugno – al largo di Brucoli, nel Siracusano (con un video rilanciato dall’associazione Marecamp), ma anche in Calabria e in Puglia, dove già nel 2020 si era spiaggiato, purtroppo, un cucciolo molto debilitato che è successivamente deceduto.
Ma già prima, a partire dal 2020, in Toscana era partito un piano d’azione coordinato, con Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e ISPRA in prima linea, in sinergia con la guardia costiera ed il Comune di Capraia. E dal 24 giugno 2020 un’ordinanza del Parco Nazionale vieta l’accesso nella zona, già classificata come zona B, compresa tra Punta delle Cote a nord e la Baia a sud di Punta delle Cote, nella costa occidentale dell’Isola di Capraia. Dove, secondo le fonti bibliografiche storiche ma anche secondo i ricordi della comunità locale, un tempo la foca monaca si riproduceva.
“Quel che abbiamo fatto è soprattutto avviare collaborazioni, progetti e convenzioni per monitorare e tutelare l’area interessata dalla presenza della foca monaca”, spiega Giampiero Sammuri, presidente del Parco. Con Blue Marine Foundation e ISPRA, è stato per esempio elaborato un piano d’azione gestionale e di monitoraggio “per garantire la corretta protezione del complesso sistema di grotte marine sommerse e semisommerse, habitat prioritari dell’UE, con particolare attenzione alla presenza del mammifero”.
Avvistata foca monaca nel Salento, gli esperti: “Non succedeva dagli anni Settanta”
Con l’installazione di videocamere a infrarosso nella grotta di Capraia e fototrappole nelle grotte dell’Arcipelago censite nell’ambito della convenzione. E gli sforzi, a quanto pare, sono stati ripagati. “Quelle di questi giorni – commentano ancora Giulia Mo e Sabrina Agnesi – sono immagini che confermano la valenza dell’areale del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano quale area di frequentazione della specie, nonché dell’importanza delle misure di protezione e gestione offerte dal sistema dei parchi e delle aree marine protette italiane. L’allestimento di una estesa rete di monitoraggio in grado di fornire documentazione video-fotografica, come quella raccolta in questi giorni, permette di descrivere la presenza ed il grado di frequentazione di esemplari di foca monaca e di valutare l’andamento dello stato di conservazione della specie nei mari italiani nello spazio e nel tempo”.
Le telecamere, naturalmente, non disturbano gli animali. Di più: non vengono neanche percepite. E ora la sfida è quella di comprendere se e quanto la presenza dell’affascinante mammifero, osservato tramite i programmi di monitoraggio in fase di avvio da ISPRA in diverse località italiane, registri un trend di reale crescita e quanto l’aumento delle segnalazioni finora registrate, grazie anche al contributo della citizen science, sia anche determinato dai social media ed una maggiore sensibilità ambientale a riportare tali eventi rispetto al passato. E ancora: capire se la foca monaca possa tornare a riprodursi qui, come accadeva un tempo. “Presto per dirlo”, chiosano le ricercatrici. “le foche cercano grotte con spiagge interne emerse, dove riposare, mutare il pelo o partorire ed allattare i cuccioli, ma è indispensabile che questi rifugi siano al riparo da disturbi antropici di qualunque tipo”, aggiunge Mo. Come la Grotta della Foca Monaca di Capraia, insomma: un’oasi a misura di mammifero marino.
E non può che esprimere soddisfazione durante bla conferenza stampa organizzata in collaborazione con Federparchi, allora, la sindaca di Capraia, Marida Bessi: “Sono orgogliosa perché la nostra comunità ha fatto una scelta giusta di equilibrio tra tutela del mare e fruizione sostenibile. Nella grotta dell’avvistamento, quando eravamo piccoli facevamo il bagno. Oggi è giusto fare un passo indietro, e farlo per la foca monaca, valorizzando così il capitale naturale di cui la nostra selvaggia isola è assolutamente ricca”. “Tutela dell’ambiente marino e costiero, vigilanza e prevenzione sono obiettivi prioritari per la Guardia Costiera, sottolinea l’ammiraglio Angora, direttore marittimo della Toscana e comandante del porto di Livorno, che pone l’accento sulla “sensibilizzazione dei diportisti e di tutti coloro che in mare esercitano la propria attività lavorativa al rispetto delle norme che disciplinano la navigazione attorno all’isola di Capraia, rispetto che favorisce senz’altro un riequilibrio degli ecosistemi marini”.