Incontaminata, remota, la Groenlandia sta diventando un importante snodo strategico dove si intrecciano tensioni geopolitiche e nuovi modelli commerciali. Ma anche un luogo, con appena i suoi 2 milioni e mezzo di chilometri quadrati, che svolge un ruolo di primo piano nella lotta ai cambiamenti climatici e dove le conseguenze di questi fenomeni sono più evidenti. Lo vediamo dall’inesorabile scioglimento dei ghiacciai che non sembra fermarsi. A lungo considerati stabili, hanno già perso più del 30% del loro volume totale contribuendo al 17,3% dell’innalzamento del mare tra il 2008 e il 2018. Ma gli studi sulla Groenlandia non si sono mai fermati.
Uno studio statunitense
Un’ulteriore conferma giunge da un recente studio, pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, condotto dagli scienziati della Durham University e dell’Ohio State University. Chiare le parole dei ricercatori statunitensi: la calotta glaciale della Groenlandia si sta screpolando più rapidamente a causa dei cambiamenti climatici. Il team, guidato da Tom Chudley e Ian Howat, ha esaminato oltre 8 mila mappe di superficie tridimensionali della regione artica, create da immagini satellitari ad alta risoluzione. Analizzate e comparate a studi precedenti, le immagini hanno identificato le crepe sulla superficie della calotta glaciale mostrando come si sono evoluti i crepacci in Groenlandia tra il 2016 e il 2021. Non solo.
2100: la calotta potrebbe far innalzare l’oceano di 30 cm
Il gruppo di ricerca ha scoperto che le dimensioni e la profondità delle fenditure ai margini della calotta glaciale, già segnalate in rapido scorrimento, sono aumentate notevolmente proprio mentre si svolgeva lo studio. I crepacci, fratture o crepe a forma di cuneo che si aprono nei ghiacciai, si formano quindi più rapidamente di quanto rilevato in precedenza, provocando lo scorrimento del ghiaccio a velocità più elevate. Fenomeno questo che tenuto sotto osservazione dal1992. Spiegano gli esperti Usa: lo scioglimento della calotta in Groenlandia è stato associato a un innalzamento di 14 millimetri del livello del mare. Se tutto il ghiaccio si trasformasse in forma liquida, le stime suggeriscono che il livello del mare potrebbe aumentare di circa sette metri. Secondo questo lavoro, entro il 2100 la calotta potrebbe contribuire fino a 30 cm di innalzamento delle acque.
Flusso glaciale accelerato
Gli autori hanno scoperto che, ai margini della Groenlandia, dove i grandi ghiacciai incontrano il mare, le accelerazioni nella velocità del flusso glaciale erano associate a significativi aumenti del volume dei crepacci. “Per la prima volta – afferma Chudley – siamo in grado di osservare aumenti significativi nelle dimensioni e nella profondità delle fenditure dei ghiacciai a flusso rapido ai margini della calotta glaciale della Groenlandia, in scale temporali di cinque anni e meno. Questo set di dati evidenzia l’aumento dell’estensione dei crepacci, che diventano sempre più grandi e profondi”.
Effetto domino: il distacco degli iceberg
“Man mano che i crepacci si allargano – conclude Howat – alimentano i meccanismi che fanno muovere più velocemente i ghiacciai della calotta glaciale, spingendo acqua e calore verso l’interno della calotta glaciale e accelerando il distacco degli iceberg nell’oceano. Questi processi possono a loro volta accelerare il flusso del ghiaccio e portare alla formazione di crepacci sempre più profondi: un effetto domino che potrebbe esacerbare la perdita di ghiaccio dalla Groenlandia”.
Le tre sfide: ambientale, climatica e di espansione
Tutto questo mentre sulla più grande terra artica e isola del Pianeta, territorio della Danimarca (gode di uno stato di autonomia), immersa nell’oceano tra il Canada e l’Islanda, pesano le intenzioni del presidente Usa Donald Trump, che ha rilanciato le ipotesi di annessione o addirittura di acquisto della Groenlandia. E se il presidente non crede alla crisi climatica, è proprio lo scioglimento dei ghiacciai accelerato dal riscaldamento globale che sta esponendo le riserve di idrocarburi e minerali vari essenziali per le tecnologie avanzate come batterie e semiconduttori. Oltre la sua posizione strategica, che rende la Terra Verde un punto strategico per il controllo delle rotte commerciali marittime artiche. Per l’isola è una tripla sfida: crisi climatica, impatto ambientale e espansionismo territoriale guidato da interessi economici. Intanto però i ghiacciai si stanno sciogliendo.