Le proprietà medicinali della liquirizia sono note fin dall’antichità, ma nessuno si sarebbe aspettato che trasformata in nanomateriale potesse persino prolungare la vita degli alimenti grazie a un’azione antimicrobica. Nessuno tranne Matteo Poddighe, fino allo scorso anno dottorando in scienze e tecnologie chimiche presso l’Università di Sassari e oggi Ceo (e fondatore) della startup Alkelux. Il nome è la crasi di Alke – ispirato all’alchermes, un elisir ritenuto dagli alchimisti dell’antichità un rimedio universale, e Lux che significa luce: il materiale infatti potenzia la sua azione proprio grazie alla radiazione luminosa.

“Tutto è iniziato tra il 2021 e il 2022 quando stavo studiando nanomateriali per contrastare negli ambienti il Covid. Da lì l’idea di un additivo per i materiali capace di debellare una vasta gamma di patogeni. Di fatto virus, batteri e muffe. La particolarità di Alkelux è nella sua foto-attività: se esposto alla luce solare o artificiale, l’additivo potenzia l’azione antimicrobica, offrendo una protezione ancora più efficace”, spiega il giovane ricercatore.

Impiegare molecole selezionate per costruire nanomateriali di struttura complessa caratterizzati da capacità speciali è ormai una prassi diffusa, ma la sfida è quella di scegliere la materia prima di partenza ideale e ovviamente un processo di lavorazione consono per esaltare il risultato desiderato. “Sono partito da solo, portando avanti lo sviluppo di Alkelux, fuori dall’università e parallelamente al mio dottorato. Il lavoro sul Covid mi è stato utile solo per incrementare la mia esperienza nell’ingegnerizzazioni di nanomateriali con proprietà avanzate, in questo caso quelle antimicrobiche”, racconta Poddighe. “Poi ho scoperto le qualità della liquirizia, quasi per caso, e anche che c’era poca letteratura scientifica al riguardo”.

Da quell’idea il passo successivo è stato quello di sfruttare le qualità della liquirizia per realizzare additivi capaci di incrementare la shelf-life degli alimenti facilmente deperibili, principalmente le fragole. “Mentre Davide Sanna, in quel periodo collega di laboratorio con alle spalle esperienza nel campo imprenditoriale poiché fondatore di un’altra startup, mi ha aiutato a rendere l’additivo industrialmente valido”. Nel 2024 poi si sono aggiunti al progetto Carlo Usai ed Emina Bilanovic “che si occupano della parte economica e commerciale del business”. E successivamente Eatable Adventures ha accelerato la startup grazie al programma FoodSeed.

Imballaggi alimentari “alla liquirizia”

“Sanna, che si occupa di imballaggi alimentari innovativi, ha suggerito la possibilità di integrare queste proprietà nei suoi materiali. Abbiamo iniziato a sperimentare, lo scorso anno è nata la startup e adesso stiamo terminando la fase prototipale. Abbiamo avviato già collaborazioni con diverse imprese di imballaggio e prevediamo un lancio nel 2026”, assicura Poddighe.

In pratica tutto inizia con l’acquisto in Calabria degli scarti della lavorazione delle radici di liquirizia – che non hanno alcun valore e anzi sono normalmente un costo di smaltimento. “Questa parte fibrosa viene processata attraverso un metodo da me brevettato che produce una parte liquida e una solida. Nella parte liquida c’è il nanomateriale che ci interessa e dopo una fase di purificazione e disidratazione otteniamo una polvere che al microscopio appare come delle palline piccolissime con delle zone attive che promuovono l’attività antimicrobica”.

È come esaltare una capacità già presente in natura, appunto nella natura della liquirizia. Dopodiché questa sorta di “polvere” può essere aggiunta nei componenti per realizzare vaschette o buste plastiche (polipropilene, polietilene e PLA), oppure per rivestire i contenitori oppure ancora negli imballaggi a base di polpa di cellulosa. “L’additivo – per altro biocompatibile con tutti i materiali compostabili – può migliorare i contenitori e di conseguenza ridurre gli sprechi nell’ortofrutta. Ognuno di noi spreca circa 36 kg di cibo all’anno, per lo più frutta. Se una vaschetta di fragole da una settimana riesco a farla durare due settimane, senza conservanti e atmosfera modificata, è un bene per tutti, anche l’ambiente”.

La prospettiva è di rendere questi imballaggi speciali anche ecocompatibili: grazie ad altri partner industriali Alkelux sta mettendo a punto una versione biodegradabile. La procedura è istantanea con acqua calda, mentre richiede 20 giorni con quella fredda; incredibile, ma si può fare direttamente a casa.

“La nostra idea è di sostituire i conservanti degli alimenti con il packaging intelligente. Ormai siamo in grado di abbattere la carica batterica di quasi il 100% e domani magari aggiungere altre proprietà”, conclude Poddighe.