La serie A è pronta a ripartire a metà agosto. Una ripartenza green, a cominciare dalle maglie. Lo si è visto al Design Museum di Holland Park, a Londra, con la mostra Football: Designing the Beautiful Game e l’Italian Football Day, evento pensato per celebrare le eccellenze italiane e le proposte innovative del made in Italy nel campo dell’abbigliamento sportivo, soprattutto in chiave sostenibilità.
“Credo che questo sia il primo passo che dobbiamo fare per continuare il nostro percorso di crescita”, afferma convinto l’ex difensore di Lazio e Milan, Campione del Mondo nel 2006, Alessandro Nesta. Con lui ospiti del Ministro e Deputy Head of Mission presso l’Ambasciata d’Italia a Londra Alessandro Motta e del Presidente dell’ICE Carlo Ferro, anche Fabio Paratici, Director of Football al Tottenham, e Magda Pozzo, imprenditrice attenta ai temi green e Head of Marketing dell’Udinese Calcio.
La sostenibilità non è in contrasto con l’innovazione, anzi, può diventare una leva strategica. Così come Michele Uva (Football & Social Responsibility di Uefa) e Pekka Lundmark (Ceo di Nokia) hanno sottolineato: “There’s no green without digital & innovation” (tradotto: non si può essere green senza digitale e innovazione, ndr). Non necessariamente un dogma, ma neppure controintutivo come crediamo.
Festival Green&Blue, il ruolo del calcio nella tutela dell’ambiente
Oltre al tema delle infrastrutture, come il White Hart Lane degli Spurs e la Dacia Arena – stadi già CO2 free – citate come best practice da Pozzo, già ospite al Festival di Green& Blue, la green policy supportata dai processi innovativi sta caratterizzando anche e soprattutto il design della maglia. L’oggetto di culto di collezionisti e appassionati in mostra nel Design Museum si fa portatore di un messaggio di innovazione ed ecosostenibilità da trasmettere a tifosi e partner dei club italiani ed europei. Anche il merchandising sembra aver invertito la rotta, perché la priorità non è più spingere a comprare sempre nuove versioni di prodotti. A designer e aziende viene chiesto oggi di rivedere tutta la filiera per avviare cicli di produzione che dalle materie prime fino al packaging e al trasporto siano a impatto zero.
Le maglie da gioco firmate Macron e realizzate con un tessuto ricavato da bottiglie di plastica riciclate e indossate da Udinese e Sampdoria sono alcuni degli esempi più virtuosi. Così come la maglia green della Figc realizzata da Puma.
Non meno incisive le scelte di brand come Nike, sponsor di club in Premier come il Chelsea, che ha da poco annunciato di voler far utilizzare ai propri club, – il Psg per primo – la stessa maglia per due anni: una scelta inconsueta, se si pensa alle aggressive politiche di merchandising degli ultimi anni, ora abbracciata per rendere sempre più sostenibile il mondo del calcio.
Il Paris Saint-Germain potrebbe creare un precedente storico, cambiando di fatto il mercato delle maglie. Anche se non è ancora certo che la decisione venga estesa a tutti i club sponsorizzati da Nike. Nel Regno Unito ha scelto di indossare la stessa maglia un anno dopo l’altro il club di Premier League del Brentford con lo sponsor Umbro. Un ritorno al passato anni 90, celebrati anche al Design Museum, quando i club scendevano in campo con la stessa maglia per due stagioni di fila oppure un ritorno al futuro? L’importante è fare un gol green.