L’Italia vive la peggior crisi idrica della sua storia: quello che ci siamo lasciati alle spalle è stato l’anno più caldo mai registrato nel Belpaese – + 2,7 gradi in più rispetto alla media – con un calo delle precipitazioni di circa 48 mm. A questo ritmo i flussi idrici si ridurranno del 40% entro il 2080 e l’estate di Torino brucerà come quella della pakistana Karachi, tra meno di ottant’anni. L’acqua è una risorsa preziosa, insostituibile, limitata. Bisogna farne un uso accorto, ma non solo. Urge adottare comportamenti comunemente definiti “sostenibili”, che possano contribuire ad invertire il cambiamento climatico in corso.

Venice Tap Water lavora proprio in questa direzione e in una città quotidianamente travolta dai turisti, il veneziano Marco Capovilla ha concretizzato una idea semplice ma efficace: mettere a disposizione una mappatura di tutte le fontane dell’isola a forma di pesce, cosicché ciascuno possa autonomamente rifornirsi e riempire la propria borraccia, senza acquistare inutili bottigliette di plastica e contribuire  così all’inquinamento cittadino. Partiamo da un dato: ogni anno Venezia è visitata da almeno 23 milioni di turisti, numeri in continua crescita che hanno portato più volte l’amministrazione a paventare soluzioni di contingentamento degli ingressi. Non solo: ogni rifornimento a Venezia è materia complicata, logisticamente certo, ma soprattutto perché avviene attraverso imbarcazioni in molti casi datate, responsabili secondo un recente studio realizzato dall’Università Ca’ Foscari del 9% delle nanoparticelle che alimentano lo smog veneziano.

ll progetto

L’acqua a Cipro – intervista Francesca Greco

di Cristina Nadotti

Nella pagina web di Venice Tap Water un link rimanda alla mappatura effettuata da Veritas – la società per azioni a capitale interamente pubblico che si occupa dei servizi ambientali e idrici in Veneto- con l’indicazione delle 141 fontane attive a Venezia, divise per isole e sestieri, fondamenta, parchi e calli. Nella piccola isola di Mazzorbo ce ne sono tre, trai vetri lavorati dell’isola di Murano ben quattordici, nel sestiere di Dorsoduro almeno una ventina. “L’acqua è un diritto certo, ma la diamo per scontata e merita una considerazione maggiore – spiega Capovilla – a Venezia poi ancora di più: il tema del trasporto incide in maniera pesante e non parlo in termini economici ma di impatto ambientale. L’acqua delle nostre fontane è buona, salubre, perché non sfruttarla?”.  Attraverso il gruppo Facebook Venezia Pulita, Venice Tap Water dal 2019 si fa conoscere da albergatori e ristoratori che iniziano a consigliare il portale ai  turisti e gli accessi al portale crescono in maniera esponenziale. “Per agevolare l’usabilità del sito stiamo realizzando una app che sarà presto a disposizione, grazie alla quale chiunque potrà identificare la fontana più vicina, raggiungerla e quindi facilmente rifornirsi”. Eppure c’è un tetto di vetro da sfondare: la reticenza di molti di bere acqua del rubinetto.  E’ lo scenario che emerge anche nel Libro Bianco Valore Acqua, realizzato da The European House –  Ambrosetti: nonostante gli italiani dichiarino di adottare comportamenti sostenibili (il 96% del campione intervistato) meno di un terzo consuma acqua del rubinetto.


Una rilevazione che non sorprende: siamo i più grandi consumatori di acqua minerale in bottiglia in Europa e nel mondo. Il motivo? Il timore circa la sicurezza della qualità (seguito da un problema relativo al gusto). Eppure l’Italia è il paese in cui la qualità dell’acqua in rete è tra le più alte in Europa: l’85% della risorsa viene prelevato da fonti sotterranee (quindi protette e di qualità) contro il 69% della Germania, il 67% della Francia, il 32% di Spagna e Regno Unito, fino al 23% della Svezia. Anche il consumo da erogatori pubblici rimane poco diffuso: fontanelle, case dell’acqua e erogatori pubblici, a causa, rilevano gli intervistati, della loro limitata diffusione.

Il caso

Gli effetti della guerra in Ucraina sull’acqua

di Anna Lisa Bonfranceschi

Venice Tap Water punta a ridurre questo gap di informazione: l’acqua potabile erogata da Veritas è per buona parte di falda, attinta da pozzi che arrivano a una profondità di 300 metri. È tra le migliori d’Italia per qualità e caratteristiche, economica, attentamente controllata e sicura. Non attraversa l’Italia a bordo di camion (è a km 0) e per essere trasportata non ha bisogno di bottiglie o imballaggi, quindi non produce rifiuti. Per averla, sempre fresca, basta semplicemente aprire un rubinetto. Gli italiani, invece, sono i maggiori consumatori al mondo di acque minerali. Un litro d’acqua erogato da Veritas costa circa 0,0015 euro, 1.000 volte meno di una bottiglietta da mezzo litro di acqua minerale acquistata in un bar. Secondo l’Istat  spendiamo 151 euro l’anno (il valore è in costante crescita) per comprare bottiglie di plastica che contengono acqua potabile del tutto simile a quelle degli acquedotti. “Eppure – conclude Capovilla – nelle fasce orarie più attenzionate, quelle dei tg serali, si vedono solo pubblicità di acque in bottiglia. Ma dove sono finite le campagne di pubblicità progresso che negli anni passati hanno messo  la comunicazione per la sensibilizzazione al servizio dei temi sociali più rilevanti? La cosa giusta sarebbe disincentivare l’abitudine di bere acqua minerale, soprattutto se imbottigliata nella plastica a centinaia di chilometri da casa e trasportata per lunghissimi tragitti su camion”.