Dalla parte degli squali. Per studiarli, raccontarli e – soprattutto – proteggerli. Più della metà delle specie, nel Mediterraneo, è a rischio di estinzione. Indiziata numero uno la cattura accidentale nelle attività di pesca. Le conseguenze? Decisamente negative per la biodiversità del Mare Nostrum: squali e razze svolgono un ruolo importante nel mantenimento dell’equilibrio degli ecosistemi marini. All’indomani della Giornata mondiale dello squalo, lo Shark awareness Day, che si celebra ogni anno il 14 luglio, diventano ancor più iconiche le storie di ricercatrici e ricercatori che dedicano la loro vita alla tutela degli elasmobranchi.
“Vulnerabili e a rischio, ma possiamo proteggerli”
Naturaliste come la biologa marina Emanuela Fanelli, che insegna biologia della pesca presso l’Università politecnica delle Marche, occupandosi in particolare di reti trofiche, ambienti profondi e conservazione di specie ed ecosistemi vulnerabili. Sarà lei la coordinatrice del progetto Life Prometheus, che partirà il primo ottobre. “Il mio interesse per gli squali – racconta – è nato quando avevo dodici anni, con il famigerato film di Spielberg. Se lo squalo mi faceva paura, rimasi affascinata dalla figura del biologo che lo studiava, provando a difenderlo. E iniziai a chiedermi dove fosse la verità”. Ora che lo ha ampiamente scoperto, Emanuela si metterà alla guida di un progetto che nasce per migliorare lo stato di salute delle popolazioni di 8 specie di squali e razze, identificate come target principale (l’Iucn le classifica come a grave rischio di estinzione o a rischio), e di altre 7 altre specie secondarie. Coordinato dall’università Politecnica delle Marche, il progetto coinvolge 21 partners da 5 paesi europei (Spagna, Francia, Italia, Grecia e Cipro) e opererà in 12 aree mediterranee, dalle Baleari a Cipro. “Promuoveremo l’uso di deterrenti elettromagnetici per ridurre le catture accidentali e non volute di squali e razze da posizionare su palangari e reti da posta. – spiega Fanelli – Poi favoriremo pratiche di pesca alternative, per esempio l’inversione della pesca con i palangari tra notte e giorno, che possono ridurre le catture delle verdesche, e sosterremo la pesca di specie più redditizie quando gli squali sono oggetto di pesca, come palombi e spinaroli – in primis specie aliene come il granchio blu e il pesce scorpione, sensibilizzando anche i consumatori. Non ultimo – dice – promuoveremo pratiche di turismo sostenibile nelle aree di aggregazione di alcune di queste specie. Sono specie sensibili – aggiunge – perché raggiungono la maturità sessuale tardivamente e producono un numero relativamente basso di uova, le specie ovipare, o di cuccioli, le specie vivipare: questo li rende più vulnerabili alle forti pressioni antropiche, in primis la sovrapesca”.
Squali in Adriatico da proteggere
Nel mar Adriatico – in particolar modo nell’area più settentrionale – si concentra, invece, l’attività di un’altra biologa molto attiva nello studio e nella tutela di squali e razze. Lei si chiama Licia Finotto ed è assegnista di ricerca presso l’Università di Padova. Con il suo gruppo di ricerca approfondisce vari aspetti della biologia e della ecologia, in particolare la dieta, i movimenti e il ciclo biologico. “Si tratta di informazioni essenziali per la loro conservazione. – spiega – Inoltre, stiamo studiando gli impatti che la pesca, sia commerciale che ricreativa, ha su questi animali. Spesso gli squali non sono il bersaglio della pesca, ma vengono catturati accidentalmente e poi rilasciati in mare dopo aver sperimentato ferite e stress. L’obiettivo della nostra ricerca è la valutazione del tasso di sopravvivenza dopo il rilascio per immaginare una possibile introduzione di una taglia minima commerciale cosicché gli animali giovani, con basso valore economico, vengano rilasciati e possano crescere, riprodursi e supportare la popolazione naturale”. Laurea in biologia marina con una tesi su dieta e biologia riproduttiva di alcune specie di squali, dottorato di ricerca presso la Monash University, in Australia, dove ha studiato gli effetti a lungo termine dello stress dovuto alla cattura in squali, razze e chimere, Licia ha visto scoccare la proverbiale scintilla quand’era piccola: “Trascorrevo le mie estati con la maschera da sub, coltivando il sogno di diventare biologa marina perché affascinata dai documentari sui grandi squali bianchi. – racconta – Durante gli studi universitari l’acquisita consapevolezza che anche l’Adriatico è popolato di squali, meno carismatici e per questo meno studiati, sebbene non meno in pericolo, mi ha spinto a voler contribuire alla loro protezione. Ma perché gli squali sono sempre più a rischio? “A minacciarli, con la pesca eccessiva e non regolamentata, anche l’inquinamento e la distruzione degli habitat – annota la biologa marina – E gli squali sono particolarmente vulnerabili – sono fra i vertebrati più minacciati al mondo – a causa delle peculiarità del loro ciclo vitale. Sono animali che raggiungono grandi dimensioni e maturano sessualmente ad età e taglie elevate, e perciò sono facilmente catturati anche prima di essersi riprodotti. E producono pochi piccoli”.
Da Portofino al Banco di Santa Croce: riflettori sugli squali
Nei giorni scorsi, in occasione della Giornata mondiale dello squalo, diverse iniziative sono state promosse in Italia per sensibilizzare il grande pubblico. Il Wwf Italia, da sempre in prima linea nella tutela degli squali, ha intensificato i suoi sforzi di educazione e sensibilizzazione a partire dallo Scuba Diving Camp – Shark edition: giovani dai 18 ai 35 anni, hanno scoperto la subacquea nell’Area Marina Protetta di Portofino e approcciato al mondo degli squali con un aperitivo scientifico dedicato insieme al Centro Studi Squali di Massa Marittima. Non si ferma la straordinaria attività di Eleonora de Sabata, portavoce di un altro progetto Life volto a tutelare gli squali, l’European Sharks, coordinato dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn, con il coinvolgimento di diverse realtà in Croazia, Francia e Italia, conclusione prevista nel 2027. Con MedSharks, de Sabata protegge da anni in particolare la nursery di gattopardi individuata a ridosso del Banco di Santa Croce, in Campania, tra Vico Equense e Castellammare di Stabia; qui sabato scorso ha preso forma l’iniziativa “Un caffè con gli squali”, al Bikini Diving di Marina di Stabia. Attivissimi in queste ore i partner del progetto Life Elife, cofinanziato dalla Commissione europea e nato con l’obiettivo di migliorare la conservazione di alcune specie di elasmobranchi promuovendo pratiche di conservazione nel contesto della pesca professionale, attraverso azioni pilota e dimostrative, messe in atto nei porti italiani e greci. Tra gli altri, gli Acquari di Cattolica e Genova, hanno invitato il pubblico a partecipare a speciali appuntamenti compresi nel biglietto d’ingresso: il primo ha dedicato le sessioni di pasto degli squali toro all’informazione e alla sensibilizzazione dei visitatori sulle problematiche legate alla pesca accidentale.