Il bello e la conseguenza del giusto. Così recita un proverbio giapponese che spiega come l’armonia della forma sia il risultato di una regola giusta. Queste parole hanno tracciato la via della sostenibilità per Nicoletta Fasani, eco-fashion designer che ha ideato i laboratori chiamati Scartoria, dove insegna ad adulti e bambini a recuperare gli avanzi di stoffa e scarti di vestiti. Il nome è veramente ben trovato. Nicoletta è una pink&green, una donna dell’economia circolare. Pink quanto basta per conquistare il mercato del tessile e attuare la sostenibilità. Gli scarti prodotti dalle sue collezioni si trasformano in nuovi oggetti. Tutto questo fa parte della sua concezione di non buttare via niente.
Ho immaginato di trovarmi su un’isola deserta e di avere a disposizione solo scarti tessili e le mie mani. L’idea è quella di utilizzare la materia seconda come materia vergine per creare qualcosa di nuovo. Non utilizzo corrente elettrica per la macchina da cucire né filo per assemblare i pezzi. Uso solo quello che c’è a disposizione.
Da questa idea è nata la Scartoria, workshop che lei propone nella sua sede di Milano in via Paolo Mantegazza al 36 o in modo itinerante presso chi la chiama. Attraverso una tecnica di tagli e nodi, Nicoletta insegna a creare accessori dagli scarti. Il laboratorio dura un’ora e non ha età. L’unico requisito è sapere usare forbici e immaginazione. Non servono aghi, fili e macchina da cucire. I materiali sono forniti da Nicoletta: scampoli di tessuto di diversa grandezza e di differenti tipologie materiche (seta, lana, tricot, jersey). “Tutte le volte si ottengono risultati stupendi. Non è necessario avere una creatività specifica o una manualità particolare. Il tessuto e la tecnica portano alla nascita di un prodotto” spiega Nicoletta.
Gli avanzi di produzione sono preziose risorse che creano meraviglie. La metodologia del laboratorio si basa sulla naturalità dell’imparare e dell’esprimersi, secondo un metodo di ‘Congetture e Confutazioni’, prove ed errori che non pone limiti alla creatività. Non è un corso di riparazioni sartoriali, ma risponde al bisogno e alla curiosità di realizzare accessori a partire da materiali alternativi.
Quando Nicoletta ha iniziato la sua attività nel 2009 aveva un obiettivo: realizzare abiti belli con texture che fossero piacevoli all’occhio, utilizzando tessuti certificati. Le sue scelte sono frutto di un percorso verso la sostenibilità. “All’inizio, usavo tessuto stock e giacenze di magazzino. Ricordo che, srotolando un tessuto per stenderlo sul tavolo, le mie mani erano diventate blu. Da allora mi sono interrogata su quello che stavo acquistando e ho cercato solo fornitori che fossero certificati”, spiega.
Poi è nata l’idea di dar nuova vita a un mucchio di ritagli, insomma tutto quel poco che rimane dopo aver tagliato la stoffa seguendo i cartamodelli. Gli scarti che lei produce sono minimi perché in fase di progettazione della sua collezione utilizza il principio dell’ecodesign: realizza abiti senza zip e senza bottoni e ciò le consente di creare modelli molto geometrici che riducono al minino gli avanzi. Il resto è pura magia “sostenibile”.