Imperfetta. La strada di Cristina Cotorobai verso una vita meno impattante sul Pianeta è così, fatta di errori e di miglioramenti. “E chi dice il contrario, chi critica e non fa, è disonesto”, accusa. Lei, una ex modella ora divulgatrice di sostenibilità sincera e disobbediente, su quel social che la vorrebbe impeccabile si mostra con tutti i suoi difetti. “Già cambiare abitudini è stressante, devi metterti in discussione, riorganizzarti. Se ci aggiungi la pretesa di essere perfetta diventa complicatissimo. E poi la perfezione mette ansia, allontana. Mentre io, le persone, voglio avvicinarle”.
Nata 30 anni fa a Stefan Voda, in Moldavia, Cristina si è trasferita a Brescia con sua madre quando aveva 13 anni e dopo il liceo si è spostata a Milano. “Ho iniziato a fare la modella con l’intenzione di studiare recitazione. Il lavoro però mi ha assorbito totalmente. Non ero una top model, facevo e-commerce e fitting, e guadagnavo bene per quell’età, con pochi sacrifici. È stato un privilegio, ma dopo 4-5 anni mi sentivo prosciugata”. Ed è proprio dalle chiacchiere con le sarte che inizia a realizzare l’impatto della moda sul Pianeta e l’insostenibilità di quel settore.
La svolta arriva però quando rimane incinta di Blu, che oggi ha quasi 5 anni. “Mentre aspettavo mia figlia è germogliata in me la necessità di connettermi con la natura, di conoscerla”, racconta. “Avevo tanto tempo libero, sia in gravidanza sia durante i suoi primi anni di vita, così ho iniziato a informarmi, a leggere. Leggere come non mai”. Una rivoluzione ci salverà di Naomi Klein, Made in Italy? Il lato oscuro della moda di Giuseppe Iorio, Plastica addio di Elisa Nicoli e Chiara Spadaro, I padroni del cibo di Raj Patel, Effetto serra, effetto guerra di Grammenos Mastrojeni e Antonello Pasini. Questi e molti altri saggi hanno aiutato Cristina a comprendere l’emergenza climatica. “Con questa nuova consapevolezza, e l’ansia per il futuro incerto di mia figlia su un Pianeta malato, volevo e dovevo fare qualcosa”.
I primi cambiamenti li ha introdotti nella sua routine quotidiana: mangiare vegetale, comprare plastic free, andare in bici e a piedi, comprare meno vestiti, magari di seconda mano. “Ma non aveva senso tenere per me tutte queste cose”, spiega. “Volevo condividerle e ho rivalutato il potenziale dei social. Li avevo sempre usati per lavoro, per curare la mia immagine. Invece potevo usarli in maniera costruttiva”. Su Instagram ha iniziato a raccontare il percorso, a volte imperfetto per l’appunto, intrapreso insieme al suo compagno verso una vita meno impattante. “E ho scoperto che il mio bisogno era tutt’altro che raro, ma di tanti. C’è una comunità di persone che vuole fare la propria parte per il Pianeta”.
Il suo account @cotoncri conta oltre 56mila follower e Cristina è la prima green influencer italiana per engagement rate secondo la classifica stilata da Flu plus in occasione della Giornata della Terra. Il suo progetto di condivisione è diventato un lavoro vero e proprio, che porta avanti da due anni “in maniera più o meno regolare”. Il perché è semplice: “L’algoritmo – spiega – impone una presenza sui social che non è assolutamente sana, quindi ogni tanto mi prendo delle pause”.
Nei post Cristina non dà lezioni di vita, ma vuole essere d’esempio, mostrando quello che fa nel quotidiano, dallo shopping alla spesa, passando per le manifestazioni. Non rinuncia ai dati, ma li infarcisce con una buona dose di ironia: “Perché la crisi climatica può fare anche paura, indurre un senso di impotenza e demoralizzare anche i più sensibili all’argomento. Io voglio ispirare entusiasmo e leggerezza, è l’unico modo per cambiare senza frustrazioni”.
Anche il passato nella moda si è rivelato utile, ma c’è voluto un po’ di tempo per scendere a patti con il suo corpo. “Viviamo in un mondo dove se sei bella parli di trucchi e se sei modesta di cose intelligenti. Quindi quando ho smesso di fare la modella e ho scoperto le mie qualità oltre l’aspetto fisico ho iniziato a rinnegarlo, concentrandomi solo su quello che avevo da dire. Poi ho realizzato che questo è il mio corpo ed è una potenzialità. Non mi fa sentire meno capace, meno professionale. Anzi può essere un’arma. E io voglio sfruttare ogni mezzo per portare avanti la mia lotta per il Pianeta”.