Dimenticate il mare e le spiagge: l’interno della Calabria custodisce un cuore verde che nulla ha da invidiare al blu costiero. “Una Calabria davvero inaspettata, meravigliosa da scoprire in bicicletta”. Parola di Paola Gianotti, l’ultraciclista di Ivrea che la scorsa estate si è avventurata con la sua bici da strada lungo la ciclovia dei Parchi e oggi la consiglia a chiunque voglia fare una vacanza in sella. Si parte da Laino Borgo, in provincia di Cosenza, e si va giù per 545 chilometri fino a Reggio Calabria, o viceversa, attraversando ben quattro parchi naturali: Pollino, Sila, Serre e Aspromonte.

“Ognuno è diverso e ha il suo perché”, racconta Gianotti. Il Pollino è casa del pino loricato, più che un albero un vero e proprio fossile vivente, che in Italia si può ammirare solo qui. “In più trovi tutti questi piccoli paesi arroccati sulle montagne, con le caratteristiche casette bianche, le chiese… degli scorci imperdibili”.

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La Sila è invece il regno dei laghi: “Sali fino ai 1500 metri d’altezza, sembra quasi di stare in un comprensorio sciistico, una dimensione così diversa da quello che potresti immaginarti. E da Tiriolo, nelle giornate terse, puoi ammirare i due mari: a destra il Tirreno e a sinistra lo Ionio. Uno spettacolo”. Continuando per le Serre si passano strette gole, cascate e foreste fittissime e poi si arriva all’Aspromonte. “Indubbiamente il mio scorcio preferito: questi alberi altissimi, tanti animali, i tornanti. Forse la parte del percorso che ricorda più la mia montagna. È quella che mi è rimasta più nel cuore”.

La ciclovia, che ha vinto l’Oscar italiano del Cicloturismo 2021, è immersa nel verde, ben segnalata e mantenuta, poco trafficata. “Ti senti sicuro”, sottolinea Gianotti, che da sempre ha a cuore la sicurezza dei ciclisti e ha anche dato vita a un’associazione per tutelarli. Il caldo estivo, poi, non deve spaventare: il percorso è ombroso e per via della quota le temperature non sono torride. Ci sono anche numerosi fonti d’acqua dove riempire le borracce. “Stai in mezzo a faggi, querce, ciliegi, tantissimi alberi. Anche la fauna è varia: dagli uccelli ai lupi, che però purtroppo non ho mai incontrato”, si rammarica.

Lungo la via ci sono tanti agriturismi dove riposare, passare la notte, gustare piatti tipici e prodotti locali. Oltre a chiese, musei e spazi di promozione turistica e sensibilizzazione sul territorio.  “Come il museo diffuso il Nibbio a Morano Calabro: ogni casa del paese diventa uno spazio espositivo sulla fauna e la flora del Pollino, una chicca imperdibile. O Catasta Pollino, una struttura in legno nel bosco dove prendere un caffè e scoprire l’artigianato locale”. Ma soprattutto ci sono le persone. “Ti accolgono e ti fanno sentire a casa. In uno dei paesi il proprietario dell’agriturismo ci ha portato in giro in apecar perché avevamo poco tempo per girare e non voleva perdessimo nessun punto d’interesse!”, ride. Ma la cosa che più l’ha stupita è il numero di ragazzi. “Ne ho incontrati tantissimi. Hanno studiato fuori e poi sono tornati a casa, a dare una mano nelle attività di famiglia o ad avviarne di nuove. È bellissimo”.

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Per godersi l’esperienza non serve avere quattro Guinness World Record come Gianotti. “Io ci ho messo quattro giorni, un po’ troppo di corsa”, ammette sorridendo. E spiega: “La si può prendere con più calma. Se si è allenati si completa la ciclovia anche in sei, facendo un centinaio di chilometri al giorno. Ma se si ha a disposizione più tempo vale la pena pedalare qualche chilometro in meno e godersi il percorso”.

Chi non è troppo abituato ai viaggi in bici e ha paura della stanchezza può optare anche per la bici elettrica: la notte in agriturismo la si mette a caricare e via, il giorno dopo si è pronti a ripartire. Ma non è una gara e quindi si può decidere, per mancanza di tempo o di allenamento, di attraversare anche solo uno dei quattro parchi e poi scendere di lato verso il mare. “È molto carino, ma ovviamente si esce dalla ciclovia e ci si ritrova sulle strade trafficate della Calabria. E bisogna fare attenzione”.

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