Visto da fuori ha tutta l’aria di un capannone industriale del nordest invece contiene due case di 500 metri quadrati completamente ecosostenibili a pochi chilometri dall’area archeologica di Paestum, in provincia di Salerno. Due ristoratori, Antonio e Raffaele Chiacchiaro con le loro famiglie hanno creato un edificio nella campagna di Capaccio nel Cilento, non solo autosufficiente dal punto di vista energetico, ma dove la possibilità di vivere in modo green e autonomo è davvero possibile. Cominciando dalla scelta di produrre alimenti di stagione, eliminando completamente la plastica e riciclando i rifiuti umidi. Così, oltre a creare le due case ecompatibili, le due famiglie hanno realizzato un orto di 3 mila metri quadrati, tra cui un “orto della salute”, un allevamento di pollame, un uliveto e un frutteto.

 

Dieci euro al giorno per l’elettricità

“Come facciamo a mandare avanti tutto questo? Spendiamo, tutte e due le famiglie, circa 10 euro al giorno per l’energia elettrica autoprodotta da rinnovabili. È all’incirca l’equivalente di quanto si spende per vivere in un appartamento di 80 metri quadrati alimentato da combustibili – racconta Antonio che tiene a precisare – la nostra non è stata solo una scelta di vita, ma un percorso che stiamo facendo insieme alle nostre mogli e i nostri figli. Siamo otto persone. Un percorso iniziato quando nel 2010 con mio fratello ci siamo innamorati di questo vecchio capannone dove una volta c’era un opificio agricolo. E visto che la nostra priorità era vivere in una casa alimentata da energia pulita, ci siamo resi conto che quella idea poteva concretizzarsi solo in quell’edificio diroccato circondato da 30 mila metri quadrati di verde. Ci siamo detti: ma perché invece di costruire ex novo due case sul nostro territorio già così complicato, non riadattiamo questo? Così è nato tutto”.

Il tetto del capannone completamente realizzato con l'impianto fotovoltaico integrato
Il tetto del capannone completamente realizzato con l’impianto fotovoltaico integrato 

Come funziona  

La storia di Antonio e Raffaele e delle mogli Cinzia e Adele inizia proprio da qui, da questo capannone e dall’intenzione di prendersi cura del posto in cui vivono, investendo sulla sostenibilità. “Fin dall’inizio, questa è stata la nostra linea: vivere con energia pulita. Non l’abbiamo nemmeno voluto l’allacciamento al gas – racconta orgoglioso Antonio – Così prima di tutto abbiamo rivestito completamente il tetto di pannelli solari integrati, ossia di quei pannelli che sostituiscono proprio gli elementi di copertura del tetto, sono messi al posto delle tegole, tanto per fare un esempio. Non sono sovrapposti. Grazie all‘impianto fotovoltaico produciamo oltre 46 mila kilowatt all’anno sufficienti al fabbisogno di entrambe le nostre famiglie. Otto persone che cucinano, si riscaldano, utilizzano l’acqua calda, la lavatrice e tutti gli elettrodomestici con costi bassissimi. Siamo completamente autonomi: per cucinare usiamo le piastre ad induzione e quando produciamo un surplus di energia dai nostri accumulatori la immettiamo in rete Enel”. E nel periodo invernale come fate? “Siamo fortunati, perché qui al Sud non ci sono periodi troppo difficili dal punto di vista meteorologico e l’autosufficienza è garantita per 12 mesi”.

L'interno della casa realizzata nel capannone agricolo
L’interno della casa realizzata nel capannone agricolo 

Dopo la casa, sono arrivati altri traguardi: quello dell’autosostentamento alimentare. Così sono nati l’orto estivo e quello invernale “Entrambi ormai producono verdura anche per il ristorante. E poi abbiamo creato l’orto della salute con melograni e mirtilli, diverso dal nostro frutteto”, ricorda Antonio elencando gli obiettivi raggiunti anno dopo anno: l’uliveto e il pollaio da cui sia le famiglie sia il ristorante ricavano uova e parte della carne.

La piccola cascata che alimenta la turbina nel ristorante 
La piccola cascata che alimenta la turbina nel ristorante  

Una filosofia di vita che si è trasferita anche al ristorante dove hanno rimesso in funzione una vecchia turbina che era stata dismessa dall’Enel negli anni Settanta. Una turbina idroelettrica che viene alimentata dal torrente Trabe e che crea una piccola cascata nella loro proprietà con un salto di poco più di quattro metri. “Con quella piccola cascata, con una portata media di 3 mila metri cubi di acqua, produciamo 650 mila kilowatt all’anno: un terzo dell’energia che consumiamo. Energia pulita. Il resto lo prendiamo da un impianto fotovoltaico che abbiamo installato sul tetto del ristorante e che produce altre 100 mila kilowatt”. Qui una volta c’erano mulini poi trasformati in una centrale idroelettrica che dopo anni di abbandono è tornata in funzione.

 

Cambiare abitudini è possibile       

“Tutto questo non significa però che la nostra vita sia un modello green impeccabile, vogliamo però dimostrare soprattutto a noi stessi che cambiare velocemente le proprie abitudini, i propri gesti quotidiani, monitorare ogni aspetto della vita in un’ottica ecosostenibile è possibile – spiega ancora Antonio Chiacchiaro – così sia a casa che nel ristorante abbiamo abolito del tutto la plastica e l’intero ciclo dei rifiuti è stato rivisto, quelli umidi vegetali ad esempio vengono portati dal ristorante nel nostro pollaio nel giardino di casa”. 

La vecchia turbina ripristinata
La vecchia turbina ripristinata 

Un capannone, ma con pareti di vetro. Perché non pensiamo che vivere green debba essere per forza minimalista o triste. La casa dei fratelli Chiacchiaro, proprietari del ristorante “Le Trabe” è stata progettata ispirandosi ad uno stile molto noto nel nord Europa, in Inghiltera e negli Stati Uniti, denominato “industrial chic”. Un movimento a cui si stanno ispirando creativi in tutto il mondo per ristrutturare edifici nell’ottica del riutilizzo e riciclo di materiali, l’ecosostenibilità, il verde. Le pareti delle due case sono di vetro e danno sul giardino. Ci sono piccoli corsi d’acqua. “Utlizzati però solo per l’irrigazione del frutteto e dell’orto”. Perché non c’è una piscina in mezzo a tanto verde? “Non è tra i nostri progetti. Sarebbe uno spreco d’acqua. A due passi abbiamo il mare del Cilento. Facciamo tutto questo anche per salvaguardare il nostro territorio”.