Nessuna marcia indietro, anzi. La pandemia di Covid-19 non ha fatto calare l’attenzione degli investitori istituzionali verso i cambiamenti climatici. A differenza di quanto stimato qualche tempo fa, i grandi operatori del settore continuano a considerare la crisi ambientale e la transizione energetica come aspetti prioritari nella scelta di allocazione delle risorse. Secondo quanto emerge da “EY Global Institutional Investor Survey 2021”, gli indicatori non finanziari come le prestazioni Esg sono sempre più integrati nell’analisi sui fondamentali per definire i processi decisionali. Gli investitori riconoscono che servirebbe un approccio più maturo alla misurazione, dalle energie rinnovabili alla diversity, ma confidano anche che la capacità di analisi non potrà che migliorare con il tempo.
L’ora della selezione
Dal sondaggio di EY emerge che rispetto al pre-pandemia il 49% degli istituzionali ha aggiornato i propri approcci di investimento Esg. Inoltre il 74% degli intervistati ha riferito di essere più orientato del passato a disinvestire dalle aziende che non garantiscono buoni livelli sostenibilità. Con un’attenzione crescente non più solo agli aspetti ambientali e di governance, ma anche a quelli di carattere sociale. Tra i temi monitorati con maggiore attenzione dai grandi investitori ci sono le strategie per la decarbonizzazione seguite dalle aziende monitorate (l’86% si è espresso in questa direzione).
Gli ostacoli di mercato
Non mancano i timori. La carenza di offerta davvero green, sottolinea il 76% del campione, rischia di spingere in alto i prezzi dei titoli “virtuosi”, con il timore concreto che si crei una bolla di mercato. Per poter assumere decisioni consapevoli, gli investitori reclamano una maggiore profondità informativa sugli ambiti Esg per evitare il rischio di greenwashing. A questo proposito tre intervistati su quattro affermano di avere in corso investimenti per migliorare i propri gestionali e per questa strada migliorare la profondità di analisi.
Integrazione in corso
“La pandemia di Covid-19 è stata un punto di svolta per gli approcci basati sui criteri Esg sia nella comunità degli investitori, sia in quella aziendale, fungendo da catalizzatore per un’integrazione ancora maggiore dei criteri di sostenibilità nei processi decisionali”, commenta Mathew Nelson, EY Global Climate Change and Sustainability Services (CCaSS) leader. “L’impatto devastante della pandemia sulle economie globali ha agito come un campanello
d’allarme relativamente ai rischi che i cambiamenti climatici possono avere sul tessuto economico e sociale, anche a causa della scarsa preparazione di molte istituzioni in materia”, aggiunge l’esperto. “Inoltre il Covid-19 ha focalizzato l’attenzione sulle disuguaglianze sociali e sui rischi per la forza lavoro, ponendo una domanda crescente alle aziende per un’assunzione di responsabilità che le porti ad andare oltre gli obblighi normativi”.