Se gli alberi sono il polmone del pianeta, i funghi possono essere considerati il sistema circolatorio. Nei primi 10 centimetri di suolo la lunghezza totale delle ife, i filamenti che costituiscono il loro corpo vegetativo, ammontano a più di 450 miliardi di miliardi di chilometri, numeri da grandezze cosmiche. Grazie a loro i funghi creano reti che connettono tra loro le radici delle piante e funzionano come autostrade, facilitando lo scambio dei nutrienti tra organismi diversi. Rendono per esempio disponibile il fosforo, un elemento da cui dipende tutto lo sviluppo vegetativo. I vegetali che soffrono la sua carenza non crescono, si colorano di viola o hanno foglie deformate.

Biodiversità

Se i funghi smettono di spuntare

di Laura Scillitani

Vista la loro importanza nel sostenere la vita sul nostro pianeta, la Society for the Protection of Underground Networks (SPUN) ha fatto partire un nuovo progetto di mappatura mondiale. Si tratta del primo sforzo mai effettuato per studiare a fondo gli ecosistemi sotterranei, capire meglio il loro contributo climatico e proteggerli.

 

L’intelligenza artificiale per mappare il network

I funghi sono purtroppo messi a repentaglio dall’agricoltura industriale, dall’urbanizzazione, dall’inquinamento, dall’aridità e dal cambiamento climatico. I fertilizzanti agricoli di sintesi interrompono infatti la dinamica di scambio tra pianta e fungo, sostituendosi ad essa, senza riuscire  a compiere la stessa funzione. E le piante, in mancanza dei loro simbionti, diventano più vulnerabili a siccità, erosione, patogeni, e richiedono ancora più cure ed elementi chimici. Anche le lavorazioni profonde con gli aratri, distruggono l’integrità della rete fungina, mentre ci sono ormai evidenze che mantenendola intatta la produttività cresce, senza bisogno di concimi convenzionali. La mappatura della SPUN si avvale dell’intelligenza artificiale per identificare i luoghi dove vivono di questi organismi, ricostruire le loro funzioni e il loro ruolo nella cattura di carbonio.

Oltre a essere essenziali per mantenere la struttura del terreno e la sua fertilità, hanno un compito molto importante per quanto riguarda il ciclo di questo gas serra. Si è scoperto infatti che se i suoli sono uno dei potenziali magazzini di anidride carbonica, più efficienti perché ne trattengono tre volte quello contenuto in atmosfera, ovvero 5 miliardi di tonnellate, molto è dovuto a loro. Uno studio pubblicato su Nature ha scoperto che hanno un più alto potere di cattura  e resistono meglio agli effetti del riscaldamento globale di altri organismi che svolgono funzioni simili.

 

Lo studio dei funghi: dalla Patagonia al Tibet

La ricerca partirà con una raccolta di 10 mila campioni in tutto il mondo. Gli esperti, chiamati miconauti, da micologia, lo studio dei funghi, inizieranno in Patagonia e continueranno per 18 mesi  in aree come  la tundra canadese, l’altopiano messicano, i picchi del Sud Amerca, il Marocco, il Sahara occidentale, il deserto del Negev  in Israele, le steppe del Kazakhstan, le praterie e gli altopiani del Tibet, la taiga russa.

Sentinelle del clima

Ecco perché un fungo ci salverà

di Marco Tedesco

La mappatura servirà anche a capire quali sono gli ecosistemi più a rischio e a lavorare con organizzazioni locali per creare dei corridoi di conservazione, vista la loro importanza per il mantenimento della biodiversità.