Il signor Gino Palma apre la porta della grande terrazza di casa sua e indica la distesa di pannelli fotovoltaici: “Ecco – dice – con questi da oltre dieci anni la mia bolletta non arriva quasi mai a tripla cifra, la media è una ottantina di euro. Non male, vista la crisi in corso”. Lui e la sua famiglia sono fra i 171 soci della Comunità energetica Melpignano, nata nel 2011 dall’omonima cooperativa di comunità. Qui, nel cuore del Salento, poco prima della terribile invasione della xylella che ha portato alla morte di milioni di ulivi, nella “capitale” della Notte della Taranta un gruppo di cittadini uniti nella ricerca di soluzioni sostenibili insieme al sindaco di allora ebbe un’idea: “Con il sole che abbiamo e le tante terrazze usate soltanto per stendere, perché non dar vita a una comunità energetica?” racconta Gianluca Greco, oggi presidente della Cooperativa di comunità Melpignano.
Il reportage
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dalla nostra inviata Cristina Nadotti
Lo scopo, come tutti gli altri a venire, era trovare una soluzione che potesse aiutare ambiente e cittadini, dare il via a una “rivoluzione virtuosa”. Così nel piccolo paese di 2200 abitanti, con la collaborazione dell’Università del Salento e di Officine Creative, iniziò uno studio per comprendere la fattibilità dell’autoproduzione di energia: dopo aver ricevuto oltre 170 richieste, una trentina di abitazioni risultarono idonee alla installazione dei pannelli.
“Tutto quello che i soci della cooperativa dovevano fare era pagare una quota di 25 euro di iscrizione alla cooperativa che avrebbe provveduto a suo carico agli impianti: l’energia prodotta in più sarebbe poi servita a ripagare l’investimento e magari a fornire possibili utili” spiega Greco. Ad oggi nella terra de “lu sole e lu viento” le famiglie di Melpignano arrivano a 157 kW di potenza nominale, con una produzione di 212 mila kWh all’anno. La cooperativa mette a disposizione la manutenzione e l’unica regola che si sono dati è che i “pannelli non siano visibili da terra”, in modo da non impattare sul paesaggio. Dopo 20 anni, gli impianti diventeranno proprietà delle famiglie ma nel frattempo l’energia prodotta in più è destinata alla comunità.
Essendo partiti con quella che è “una delle prime comunità energetiche della Puglia” oltre dieci anni fa, “non abbiamo ancora sviluppato progetti di condivisione di energia come quelli delle comunità nate dal 2020 in poi, ma ci limitiamo ad autoproduzione e autoconsumo, anche se un domani insieme ai soci ragioneremo su come adattarci al cambiamento”, spiega Greco, fiero del fatto che la comunità di Melpignano permette di “evitare di immettere 150mila tonnellate di CO2 all’anno” e che grazie alla loro iniziativa “altre persone, magari in forma privata, hanno iniziato a interessarsi al fotovoltaico“.
Per molti, come racconta la famiglia Palma, “il fotovoltaico installato con l’aiuto di ingegneri e elettricisti locali, creando anche occupazione, è stata una risposta importante alla crisi. Qui ci sono persone che sono state colpite duramente anche dalla xylella che ha impattato sulla produzione d’olio, per esempio. Noi sul tetto di casa abbiamo un impianto da 4,8 kW che difficilmente in tutti questi anni ci ha portato a bollette bimestrali superiori a 100 euro nonostante la nostra sia una casa abbastanza grande, con tanti elettrodomestici accesi e tre frigoriferi dove conserviamo sempre i prodotti dei nostri campi”. Senza pannelli, con gli stessi consumi, “certe famiglie per via della crisi oggi qui arrivano a pagare bollette anche di 700 euro. Il risparmio direi che è evidente”, aggiunge Greco.
Ma il vero vantaggio che la creazione della comunità energetica ha innescato è “aver mostrato come ci si può unire per il bene di tutti”. Un bene concreto: grazie alla sviluppo della comunità energetica la cooperativa è cresciuta e ha lanciato il progetto “case dell’acqua”, acqua pubblica a cinque centesimi per tutti (iniziativa ora allargata sino a 59 “case” in tutta la provincia di Lecce), ha portato libri di testo gratis nelle scuole, pagato la mensa alle famiglie in difficoltà, riqualificato un parco cittadino e persino promosso un “apiario” di comunità per condividere il miele e imparare l’arte del cooperare insieme.