Il testo del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc) arriverà entro fine anno. Funzionari del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica confermano quanto promesso dalla premier Giorgia Meloni all’indomani della frana che ha stravolto Ischia. “Il Piano sarà certamente pubblicato nel mese di dicembre”, confermano a Green&Blue. Ma ci vorrà ancora un po’ per vederlo diventare operativo sotto forma di decreto ministeriale. L’idea del titolare del dicastero Gilberto Pichetto Fratin è infatti quella di aprire una consultazione pubblica sul Piano di Adattamento, così come è stato fatto per il decreto sulle comunità energetiche. Solo una volta recepite le osservazioni che ne emergeranno il testo sarà varato, probabilmente entro marzo dell’anno prossimo.
La lunghissima gestazione del Pnacc (se ne parla dal 2012, prima bozza nel 2016) sarebbe dunque prossima alla conclusione. Ma anche il travaglio finale di questi mesi è stato complicato. Dopo essere stato tramandato come una leggenda orale di ministro in ministro (Galletti, Costa, Cingolani…), il Piano, nel 2021, è stato finalmente preso in consegna dal ministero (l’allora Mite) che l’ha sottoposto a Valutazione ambientale strategica (Vas), processo che è in capo alla Commissione Via-Vas e che negli ultimi anni era diventato un collo di bottiglia che strozzava la realizzazione di infrastrutture, a cominciare dai parchi eolici e fotovoltaici.
Tra le ragioni delle lentezze autorizzative, c’era infatti proprio la procedura di Valutazione di impatto ambientale, con una Commissione non in grado, per risorse economiche e personale disponibili, di fronteggiare la mole di richieste. Poi la svolta, quando il presidente della Commissione Massimiliano Atelli ha vinto la sua battaglia “economica”. I costi totali delle procedure di Via ammontano a un importo annuo compreso fra 8 e 9 milioni di euro. E le aziende che devono sottoporre a Via le loro opere pagano una tariffa per questo.
Ma fino a pochi mesi fa, solo una piccola porzione dei soldi versati finiva effettivamente alla Commissione Via-Vas per svolgere il suo lavoro (reclutamento dei commissari, organizzazione dei sopralluoghi, tecnologie e sistemi informatici per studiare i progetti): nel 2021, per esempio siano state versate – dalle imprese richiedenti la Via – tariffe per un importo complessivo pari a un numero a due cifre di milioni di euro. Al Mite venivano però “girati” introiti da tariffa per appena 4,7 milioni di euro, con un leggero incremento successivo che ha fatto arrivare il totale a 6 milioni. Poi l’appello di Atelli è stato recepito dal Parlamento e ora la Commissione è finanziata in modo congruo per fornire alle imprese il servizio che esse pagano e al Paese la rassicurazione che le opere saranno fatte nel rispetto delle norme che salvaguardano l’ambiente. È proprio grazie a questo nuovo flusso di denaro che il ministro Pichetto Fratin ha potuto far crescere di 30 unità il numero di commissari del Via-Vas, quasi raddoppiandone i componenti.
Questo ha prodotto una accelerazione nelle autorizzazioni. E a beneficiarne è stato anche il Piano Nazionale di Adattamento, che però, è bene ricordarlo non è sottoposto a Via (procedura che riguarda l’impatto ambientale su un determinato sito di progetti specifici: una strada, un impianto industriale), ma a Vas (analisi di carattere più generale che riguarda il sistema Paese). Ebbene la Commissione si è pronunciata sul Pnacc, sottoponendo agli uffici ministeriali che hanno redatto il Piano alcune osservazione (al contrario della Via, la Vas non esprime un “sì” o un “no”).
Ora i tecnici stanno lavorando per recepire tali osservazioni. “A quel punto”, spiegano dal ministero dell’Ambiente, “il Piano sarà presentato per la consultazione pubblica prevista dalla Vas: entro la fine del corrente anno. Per quanto riguarda la sua definitiva approvazione, occorre considerare il rispetto delle tempistiche del procedimento di Vas stabilite dalla norma (entro 90 giorni dalla fine delle consultazioni, ndr). Sarà infine adottato con decreto del Ministro dell’ambiente e della Sicurezza energetica“. Dunque entro la fine di marzo 2023 l’Italia dovrebbe avere il Piano di Adattamento ai cambiamenti climatici che attende dal 2012.