Dal 22 gennaio 2022 e per i prossimi tre anni in Sardegna sarà vietata la pesca dei ricci. Il fermo biologico per il Paracentrotus lividus, il riccio del Mediterraeo, è stato studiato per permettere il ripopolamento della specie messa in pericolo dall’eccessiva domanda della sua polpa da parte di alberghi e ristoranti, non solo sardi, e dalla pesca indiscriminata e spesso illegale per colmare questo fabbisogno, a discapito anche dell’ecosistema.
Il divieto, previsto dalla legge regionale 17 del 22 novembre 2021, sarà accompagnato da una serie di indennizzi, approvati con una delibera della Giunta regionale su proposta dell’assessora dell’Agricoltura Gabriella Murgia, a sostegno dei pescatori subacquei professionali: 400mila euro per il 2021, 1 milione e 200mila euro per il 2022 e il 2023, per un totale di 2 milioni e 800mila euro.
“Un fermo necessario – spiega Murgia, esponente della Giunta Solinas – per consentire il recupero degli stock e la ricostituzione della risorsa nel nostro mare territoriale, messa a rischio dal massiccio prelievo effettuato negli ultimi anni. Questo sovra sfruttamento, se perpetrato, potrebbe determinare nel breve periodo il collasso della risorsa e l’estinzione commerciale della specie, quindi si è reso necessario intervenire con drastiche misure gestionali e con una chiusura temporanea”.
Misure simili sono state adottate a livello nazionale anche per altre specie: il 29 dicembre, per esempio, il ministero delle Politiche agricole ha messo un freno anche alla pesca dei cetrioli di mare, Holothuroidea, per tutto il 2022 in modo da evitare squilibri all’ecosistema.
Le “mattonelle” stampate in 3D che potenziano gli ecosistemi marini
Il problema del numero dei ricci ha però due facce. Lungo le coste della Spagna, questa specie è considerata quasi una piaga, mentre altrove – come in Sardegna – è quasi estinta. Per trovare un equilibrio tra il suo valore ecologico e la sua redditività commerciale la Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto Nazionale di Biologia Ecologia e Biotecnologie Marine ha sviluppato un modello matematico in grado di suggerire lo ‘stop’ alla pesca costiera quando il ridimensionamento è tale da creare uno squilibrio nella catena trofica, oppure dare semaforo verde se e quando la proliferazione diventa incontrollata, con effetti potenzialmente dannosi anche sugli altri organismi.
In Sardegna la popolazione sempre minore ha portato la Giunta a indire lo stop della pesca, con un progetto che va oltre la salvaguardia della specie. “Durante questi tre anni, con il coinvolgimento degli stessi pescatori, attueremo – conclude l’assessora Murgia – un piano di monitoraggio scientifico per valutare gli effetti della chiusura della pesca e daremo la possibilità agli operatori di svolgere attività di recupero ambientale, come la pulizia dei fondali e la rimozione delle attrezzature di pesca”.