Trenta cicloni tropicali e 14 uragani, di cui 7 di intensità forte o disastrosa, capaci di causare ingenti danni a cose e persone. È il bilancio della stagione degli uragani atlantici del 2020. Un’annata che ha sbancato ogni record in quanto a frequenza e potenza di eventi meteo estremi nella regione, e che è legata ai cambiamenti climatici causati dall’attività umana. A stabilire il collegamento – spesso non facile da dimostrare – è uno studio realizzato dai ricercatori della Stony Brook University, del Lawrence Berkeley National Laboratory e della Pennsylvania State University, appena pubblicato su Nature Communications.
Come sarebbe il mondo con tre gradi in più
Comprendere le cause di annate orribili come quella del 2020 è una sfida complessa sul piano scientifico, perché i meccanismi di formazione delle tempeste tropicali sono estremamente complessi. Visti gli effetti catastrofici che possono avere uragani e cicloni tropicali – responsabili solo nel 2020 di danni che superano i 50 miliardi di dollari, e oltre 400 vittime – si tratta però di una sfida importante da vincere, per avere un’idea più chiara dei danni diretti e indiretti che stanno causando, e causeranno sempre più spesso in futuro, i cambiamenti climatici provocati dalla nostra specie.
Nel nuovo studio, i ricercatori sono partiti da un dato assodato: l’aumento delle temperature delle acque superficiali degli oceani, che nel 2020 a livello globale hanno superato di più di un grado quelle del periodo pre-industriale. Le cause di questo aumento sono ormai inequivocabilmente attribuite al riscaldamento globale di origine antropica, causato cioè dai gas serra che immettiamo nell’atmosfera con l’utilizzo di combustibili fossili.
Con le loro simulazioni, gli autori dello studio hanno calcolato che nel 2020 le temperature delle acque superficiali nell’oceano Atlantico sono aumentate tra gli 0,4 e gli 0,9 gradi. Utilizzando una tecnica statistica chiamato hindcast (il contrario di una previsione, utilizzata quindi per determinare le condizioni presenti nel passato, e non quelle che si presenteranno in futuro) hanno quindi calcolato quanti degli eventi meteo estremi registrati fossero riconducibili all’aumento delle temperature. I risultati rivelano che l’intensità delle precipitazioni (calcolata come tasso massimo registrato nell’arco di tre ore) è aumentata del 10% rispetto ai livelli pre-industriali, e che quella delle precipitazioni legate agli uragani è aumentata dell’11%.
Secondo i suoi autori, la ricerca dimostra che l’inquinamento prodotto dalla nostra specie e il conseguente riscaldamento globale sono direttamente responsabili dell’intensificarsi dei danni provocati dagli uragani negli ultimi anni. E purtroppo, questo significa che con l’ulteriore, e ormai inevitabile, aumento delle temperature previsto per i prossimi anni, l’intensità e la frequenza degli uragani nella regione dell’Atlantico non farà che peggiorare.