Una marcia in avanti per chiedere al governo di fare marcia indietro. Oggi, il 7 marzo, è il giorno della grande rivolta della scienza contro i licenziamenti, i tagli, l’oscuramento e le censure di Donald Trump ed Elon Musk. In almeno 30 Stati, con centinaia di proteste organizzate in decine di città, gli scienziati di tutti gli Stati Uniti e i loro sostenitori si raduneranno per la manifestazione “Stand up for Science”, il cui corteo principale è previsto a Washington Dc a Capitol Hill. L’obiettivo è chiaro: salvare la ricerca e la scienza che oggi, sostengono i manifestanti, negli Usa sono sotto attacco.
In un solo mese, con l’aiuto del Dipartimento per l’efficientamento, il famoso DOGE guidato da Elon Musk (che ora però farà un primo passo indietro), Donald Trump ha licenziato negli Stati Uniti centinaia di migliaia di lavoratori e dipendenti pubblici spesso legati al mondo della scienza e la ricerca.

Via i giovani ricercatori delle principali agenzie federali, licenziamenti in tronco all’Epa (Agenzia di protezione ambientale), alla Noaa (la National Oceanic and Atmospheric Administration fondamentale per le analisi di meteo, clima e oceani) e poi tagli indiscriminati all’Us Forest Service, con centinaia di forestali lasciati a casa da un giorno all’altro, spesso addirittura via mail.
A questo si aggiungono una serie di mosse politiche definite estremamente preoccupanti dalla scienza: ci sono stati tagli nella ricerca medica e al National Institutes of Health, così come è evidente la battaglia di Trump per negare o oscurare la crisi del clima. Infatti non solo gli Stati Uniti hanno abbandonato gli Accordi di Parigi sul clima e affossato ogni politica per il taglio delle emissioni climalteranti, ma hanno anche innescato una lotta contro la green economy che sta avendo un effetto domino a livello globale, con compagnie che abbandonano i loro piani climatici e di sostenibilità e altre che puntano sempre di più sui combustibili fossili.

L’ultime scure di Trump poi, in ordine temporale, si sono perfino abbattute sul ministero dell’Istruzione, che il presidente vorrebbe riformare completamente, oppure sui dati della qualità dell’aria: tutti quelli delle ambasciate e dei consolati Usa saranno interrotti, nonostante le proteste degli scienziati preoccupati sul fatto che mancheranno così indicazioni fondamentali “per monitorare la qualità dell’aria a livello globale e migliorare la salute pubblica“.

Gli obiettivi di Stand Up For Science, che a Washington vedrà il corteo guidato da importanti scienziati come il divulgatore Bill Nye, recentemente al centro di uno scontro con Elon Musk, oppure dal climatologo Michel E. Mann, sono stati pubblicati in un documento online. Nel testo viene specificato come gli scienziati puntano a “difendere la scienza come bene pubblico e pilastro del progresso sociale, politico ed economico” e chiedono di “porre fine alla censura e all’interferenza politica nella scienza”. Inoltre, esigono il “ripristino dell’accesso pubblico alle informazioni scientifiche” – quelle che Trump ha rimosso dalle agenzie federali per esempio – così come puntano a “proteggere la libertà di espressione scientifica senza timori di ritorsioni” ma anche a “ripristinare i finanziamenti scientifici” tagliati dal governo e soprattutto a “reintegrare i dipendenti federali licenziati ingiustamente”. Infine, chiedono al governo di tornare a concentrarsi sui temi della “diversità, l’equità e l’inclusione” affossati dal tycoon.

Una battaglia in cui i ricercatori a stelle e strisce non saranno lasciati soli: ad esprimere solidarietà, con tanto di manifestazioni parallele programmate per oggi soprattutto in Francia, anche centinaia di scienziati europei.In Italia invece ad agire con un messaggio diretto per “denunciare la svolta autoritaria di Elon Musk” è stato il gruppo Extinction Rebellion che questa mattina ha occupato e bloccato le attività del negozio Tesla di Milano con alcuni attivisti che si sono incatenati alle automobili della concessionaria gridando “ecologia per tutti, non fascismo green”.
Milano, attivisti di XR nello showroom Tesla: “Per denunciare il greenwashing di Elon Musk”
Del raduno di Capitol Hill ha parlato ai media il climatologo Michael Mann, direttore del Center for Science dell’Università della Pennsylvania specificando come non ci sia “mai stato un momento più importante per difendere la scienza come questo”. In un contesto di timore, dove gli scienziati temono che Trump possa muovere la polizia contro quelli che lui stesso ha definito come possibili “agitatori”, i ricercatori hanno anche pubblicato un vademecum sull’importanza della non violenza e su come comportarsi con le forze dell’ordine, ricordando anche l’importanza delle battaglie parallele via web, quelle per esempio di chi sta archiviando e salvando dati scientifici prima che vengano cancellati o rimossi dall’amministrazione Usa. Per Holden Thorpe, caporedattore della prestigiosa rivista Science, il periodo attuale è “la prova più grande che la comunità scientifica statunitense abbia mai affrontato” dato che “il caos, le informazioni contrastanti, i licenziamenti e la retorica offensiva dell’approccio dell’amministrazione Trump alla scienza stanno causando ansia, dolore e preoccupazione per la comunità scientifica”.

Lo stesso Thorpe ha esortato gli scienziati a battersi per superare questo momento complesso e a far sentire la loro voce. La protesta però, va ricordato, in questo caso nasce soprattutto dalla forza e dalla volontà di giovani studenti e dottorandi, tra i più colpiti in maniera diretta dai tagli di Trump. Grazie a una spinta dal basso e alla potenza dei social network sono stati loro a rilanciare il concetto di “Stand Up For Science” riportando in auge il nome che caratterizzò le proteste del 2017 in America che anche in quel caso furono contro le mosse e i tagli di Trump al primo mandato.