Fiumi in secca a cominciare dal grande Po, acqua razionata nelle case, campi inariditi. Ma se questo è il quadro a metà giugno, una settimana prima dell’inizio ufficiale dell’estate, cosa ci riserverà allora la “bella stagione” del 2022? “Le previsioni del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine parlano chiaro: avremo temperature al di sopra della media e precipitazioni poco al di sotto della media”, risponde Antonello Pasini, fisico del clima del Consiglio nazionale delle ricerche.
Emergenza siccità: il volo del drone sopra l’affluente del Po completamente prosciugato
Dottor Pasini, se le piogge estive saranno poco al di sotto della media forse c’è speranza…
“Il problema non è tanto l’acqua che cadrà sull’Italia a giugno, luglio e agosto. In realtà stiamo pagando quello che è successo nei mesi scorsi, che sono i più siccitosi da quando registriamo questo tipo di dati. Secondo i dati del Cnr di Bologna, in Italia il maggio appena passato è il secondo più caldo degli ultimi 220 anni, superato solo dal maggio 2003. E poi le previsioni a medio termine sulle precipitazioni nell’area del Mediterraneo non sono molto precise. In Africa funzionano e le utilizzano persino per prevedere l’andamento della malaria. Ma qui da noi la circolazione atmosferica è molto più complessa…”.
Supponiamo che però la pioggia arrivi e abbondante: risolverebbe il problema che si sta manifestando in questi giorni?
“Purtroppo no. La pioggia finisce rapidamente in mare. E il riscaldamento globale ha peggiorato la situazione: il calore accumulato dal mare con la presenza costante di anticicloni africani fa evaporare grandi qualità di acqua. E così, quando gli anticicloni si ritirano, non arrivano le pioggerelline benefiche per i terreni, ma vere e proprie alluvioni lampo. Come se non bastasse, si abbattono su un suolo inaridito dal caldo e incapace di trattenere la pioggia in arrivo”.
La soluzione dunque sarebbe la neve nei mesi invernali?
“Esatto, la neve con suo lento rilascio è la nostra vera riserva idrica per la primavera e l’estate. Ma sulle montagne italiane nevica sempre meno e a quote sempre più alte. Se prima lo zero termico era a 1400 metri di altezza e oggi è a 1600, vuol dire che ci siamo persi per sempre quella fascia di 200 metri di neve, che ora scende sotto forma di pioggia e se ne va subito”.
Per sempre? Nel senso che la situazione è irreversibile?
“Beh, tutti gli sforzi che stiamo facendo sono per stabilizzare la situazione attuale entro la fine del secolo. Difficile, se non impossibile, ripristinare quella pregressa. I ghiacciai, nello specifico, continueranno ad arretrare anche se metteremo in campo azioni per limitare o fermare il riscaldamento”.
E allora come se ne esce? Dovremo fronteggiare siccità ed eventi estremi tutte le estati a venire?
“Condivido una formula utilizzata anche da altri colleghi: dobbiamo gestire l’inevitabile con l’adattamento e evitare l’ingestibile con la mitigazione”.
Tradotto?
“Ridurre le emissioni (mitigazione) per evitare vere e proprie catastrofi. Ridurre i consumi, adottare stili di vita più sostenibili e nuove tecniche di coltivazione (adattamento) per affrontare ciò che ormai è inevitabile, a cominciare dalla carenza d’acqua nei mesi estivi. A questo tipo di siccità dovremo abituarci”.
Considerate le temperature e la siccità di questi giorni, quanto manca all’inizio della stagione degli incendi?
“Aldilà dei piromani, che però rappresentano l’1% del problema, dipende da quando si presenteranno le condizioni meteo capaci di innescare i roghi: per esempio forti venti di scirocco e di maestrale. Ma tempo che gli incendi dei nostri boschi e della macchia mediterranea siano ormai dietro l’angolo”.