Dopo la Francia, anche la Spagna viole stoppare i voli a corto raggio. Nel piano a lungo termine che il governo di Madrid ha battezzato “Spagna 2050”, il primo ministro Pedro Sanchez vuole introdurre misure che limitino fortemente il traffico aereo tra mete relativamente prossime. Nel mirino ci sono le tratte corte, in particolare quelle interne. La condizione necessaria e sufficiente è data dall’esistenza di linee ferroviarie, in generale ad alta velocità – e verosimilmente ad altrettanto alta frequentazione. La linea di demarcazione – che Parigi ha già votato e che la Spagna vuole a sua volta introdurre – consta nell’esistenza di una rete ferroviaria capace di collegare due determinate località in meno di due ore e mezza. Nelle misure pensate da Sanchez compaiono anche tasse extra per i frequent traveller e in generale per i voli a corto raggio che non verranno aboliti.
La proposta ha immediatamente scatenato la reazione delle compagnie aeree e delle relative associazioni – alcune presenti alla Fitur, la Fiera del Turismo in svolgimento a Madrid in questo fine settimana. La tassa sui biglietti – si è detto – sarebbe una mazzata per una delle principali fonti di introito del Paese, il turismo; la seconda, invece, servirebbe solo a riposizionare scali di coincidenze internazionali altrove, con impatto minimo o nullo sulle emissioni di sostanze nocive.
L’idea, come detto, non è nuova. L’Olanda tenta di bandire i voli a corto raggio dal 2013. Nel 2019, l’abolizione della tratta Amsterdam Schiphol Bruxelles è stata però rigettata a livello Ue perché in contrasto con la normativa comunitaria sulla libertà di movimento. In Francia, il bando, se approvato definitivamente, porterà alla cancellazione di molti dei voli interni diretti verso sud da Parigi Orly (Lione, Nantes, Bordeaux, Strasburgo), mentre continuerebbero ad esistere quelli verso le stesse destinazioni – pensati in coincidenza con i collegamenti intercontinentali o internazionali – da Roissy, sopravviveranno. La norma riguarda solo le tratte nazionali, salvaguardando importanti rotte internazionali, Parigi-Bruxelles e Parigi-Londra in primis, che i treni veloci coprono in tempi inferiori ai fatidici 150 minuti. In Spagna, le tratte a rischio sono Madrid-Barcellona (sulla quale i treni spagnoli Ave più rapidi impiegano 2 ore e mezza esatte), ma anche Madrid-Valencia, Madrid-Malaga e Madrid-Siviglia. Il tutto, può sembrare paradossale, in coincidenza dell’imminente approdo dei treni ad alta velocità alla stazione ferroviaria dello scalo madrileno, dove i mezzi Ave fermeranno a partire dagli ultimi mesi del 2024, o dai primi del 2025.
Volendo italianizzare il progetto, se venisse adottato, oggi, con le linee Av disponibili, niente più Roma-Bologna, Torino-Bologna o Roma-Napoli. Roma-Milano sarebbe salva, come la Roma-Verona, la Roma Bari e la Roma-Venezia, mentre sarebbe impensabile introdurre o reintrodurre tratte come Venezia-Milano, Firenze-Milano, Roma-Firenze o Genova-Milano.