Dispositivi progettati per aspirare le polveri sottili con l’obiettivo di ridurre in modo tangibile l’inquinamento atmosferico. È il cuore della “produzione” di Bufaga, startup lanciata nel 2022, che si è collocata in un segmento dall’elevato potenziale considerato che il settore della mobilità è tra i principali responsabili dell’inquinamento, accanto ai consumi domestici.

Il focus dell’iniziativa

“Abbiamo messo a punto differenti soluzioni che sono accomunate dal contributo positivo per migliorare la qualità dell’aria, dal monitoraggio alla rimozione degli inquinanti atmosferici”, racconta Serena Mignucci, ceo e co-founder della startup. Nata sul finire del 2022, con il supporto programma di incubazione Dock3 dell’Università degli Studi Roma Tre, la società si appresta a chiudere il 2024 con un fatturato intorno ai 200 mila euro.

Grazie alla partecipazione al programma di Open Innovation VeniSIA (ecosistema di innovazione sostenibile dell’Università Ca’ Foscari per sviluppare idee di business in grado di affrontare le sfide di sostenibilità ambientale), ha iniziato a collaborare con Mundys e con la sua asset company, Aeroporti di Roma, sperimentando la sua tecnologia nell’Innovation Hub, uno spazio fisico di 700 metri quadri situato all’interno del Terminal 1 dell’Aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino. Attraverso il Programma di Accelerazione “Runway to the Future”, giunto alla sua terza edizione, Adr consente alle startup partecipanti di testare le proprie soluzioni direttamente in aeroporto sfruttando l’Hub. Durante tutto il periodo di sviluppo e testing delle loro soluzioni, le startup sono affiancate dall’Innovation Cabin Crew (Icc), colleghi dipendenti della società che gestisce lo scalo romano, provenienti dalle diverse funzioni aziendali che supportano le progettualità in qualità di mentor di business. Il programma include anche la valutazione da parte di Adr Ventures, il fondo proprietario di Corporate Venture Capital che investe nelle startup più promettenti del programma.

Nel periodo progettuale, da dicembre ad aprile, è stato possibile testare i dispositivi Sat Bufaga e E-Bufaga grazie al lavoro congiunto della startup con l’Icc mentor ed il team Innovation di Adr. La valutazione dei benefici della soluzione e l’efficientamento dei dispositivi sono stati guidati dall’analisi dei dati provenienti dall’apposita dashboard. Attraverso il pilot è stato possibile perfezionare il prototipo del dispositivo E-Bufaga migliorandone le prestazioni e aggiungendo la funzionalità dello schermo pubblicitario.

Lo sviluppo del business

Successivamente, una versione del dispositivo E-Bufaga è stata installata presso un parcheggio di Parma. Il prossimo passo sarà completare la sperimentazione e poi industrializzare il prodotto per sbarcare sul mercato all’inizio del 2025.

Bufaga ha completato la fase sperimentale di due dispositivi, uno semi-indoor e uno outdoor, progettati per aspirare le polveri sottili (PM1, PM2.5 e PM10) utilizzando le soluzioni Sat Bufaga ed E Bufaga. “Queste soluzioni vengono posizionate in aree ad alto tasso di inquinamento da polveri sottili, come parcheggi e stazioni della metropolitana”, racconta Mignucci. “La raccolta dei dati gioca un ruolo fondamentale in questo ambito; pertanto, è necessaria una sensoristica integrata che possa monitorare i livelli di inquinamento e quelli di rimozione, con la possibilità di comunicarli agli utenti e ai cittadini attraverso display”.

Partendo da esperienze nel settore industriale, i fondatori di Bufaga hanno sviluppato un sistema che può essere personalizzato in base alla concentrazione di polveri nell’area specifica di utilizzo. Il nucleo dei dispositivi è rappresentato da un filtro principalmente in cellulosa, che dopo sei-otto mesi di utilizzo può essere trattato presso centri specializzati e riutilizzato in altri contesti, come nel settore edilizio. “Non ci fermiamo”, aggiunge la ceo. “Le prossime versioni delle nostre soluzioni, attualmente in fase di studio, saranno in grado di trattenere anche altri inquinanti, compresi quelli di natura gassosa come gli idrocarburi provenienti dalle auto”.