Partono le candidature per la prima edizione del premio The Good Farmer Award 2024. L’iniziativa, promossa dal Gruppo Davines – azienda attiva nel settore della cosmetica professionale, certificata B Corp dal 2016 – è la prima in Italia che premia gli agricoltori che abbiano già avviato progetti ispirati ai principi fondamentali dell’agricoltura biologica rigenerativa e dell’agroecologia. Gli agricoltori sotto i 35 anni potranno presentare il proprio progetto fino al 25 luglio 2024. La cerimonia di premiazione si terrà il 27 novembre 2024 al Davines Group Village di Parma. Requisiti necessari per accedere al bando sono l’avere ottenuto una certificazione biologica e applicare i principi dell’agricoltura biologica rigenerativa e dell’agroecologia. In particolare i giovani agricoltori coinvolti e le loro aziende agricole dovranno dimostrare di utilizzare almeno 3 tra le strategie e le pratiche di agricoltura biologica rigenerativa e agroecologia identificate dal bando, tra cui la rotazione colturale, il minimo disturbo del suolo, l’utilizzo di fertilizzanti organici, la coltivazione di alberi associata a campi seminativi o a pascoli, l’uso di colture di copertura come le leguminose e la pacciamatura del terreno (ossia la copertura del terreno con materiale organico come paglia o foglie).
L’iniziativa
The Good Farmer Award nasce su iniziativa del Gruppo Davines in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, autorevole centro studi sulla green economy in Italia. I due vincitori riceveranno dal Gruppo Davines 10 mila euro ciascuno per l’acquisto del materiale e per interventi finalizzati a migliorare e sviluppare le pratiche agroecologiche già avviate. L’obiettivo del premio è di contribuire alla diffusione di una nuova cultura di produzione agricola, che sostenga la transizione ecologica delle filiere agroalimentari ma non solo. L’agricoltura biologica rigenerativa va oltre il concetto di sostenibilità perché non solo limita gli impatti ambientali negativi generati dall’agricoltura industriale ma è in grado di ripristinare e rigenerare gli ecosistemi danneggiati con pratiche e interventi che sequestrano carbonio dall’atmosfera, riducono l’inquinamento dei suoli e delle acque e contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico.
Il punto di partenza è la salute del suolo che influisce su quella delle piante, del cibo che mangiamo e del Pianeta. Il termine agricoltura biologica rigenerativa è nato negli anni 80 grazie al Rodale Institute, un istituto di ricerca statunitense senza scopo di lucro; molte delle pratiche rigenerative come le colture di copertura e il compostaggio fanno parte della gestione dell’azienda agricola da generazioni con l’obiettivo finale di aumentare la sostanza organica nel suolo. L’agricoltura biologica rigenerativa richiede un cambio di paradigma nel modello di produzione agricola industriale e si basa su bisogni urgenti e oggettivi: più del 60% dei suoli europei non è in salute e non è in grado di fornire adeguatamente servizi ecosistemici essenziali per l’uomo. In Italia la percentuale è del 47% e tra i problemi principali c’è l’erosione dovuta soprattutto alla perdita di copertura vegetale (fonte: Re Soil Foundation, 2023). L’erosione a sua volta causa l’emissione di CO2 in atmosfera, contribuendo al cambiamento climatico e alla perdita di carbonio, che dal suolo passa all’atmosfera (in alcune zone d’Italia la percentuale di carbonio nel suolo è al di sotto dell’1%).
“Contribuire a diffondere un modello di crescita rigenerativa è una sfida ambiziosa in cui crediamo molto – ha commentato Davide Bollati, presidente del Gruppo Davines -. L’agricoltura biologica rigenerativa è una parte importante di questo nuovo modo di essere sostenibili, in cui non basta più mitigare i nostri impatti negativi sull’ambiente ma bisogna andare oltre, contribuendo attivamente a ripristinare le risorse del Pianeta”,
Modalità di partecipazione e la giuria
A esaminare i progetti candidati sarà una commissione composta da sei membri fra professori universitari ed esperti in temi di agricoltura, agroecologia e sostenibilità, tra i quali il presidente di giuria Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. “Per mantenere e migliorare la fertilità e per aumentare l’accumulo di carbonio organico nel suolo – ha dichiarato Edo Ronchi – nonché per migliorare la capacità di adattamento sia alla siccità che alle bombe d’acqua, è utile implementare, sperimentare e sviluppare tecniche rigenerative di coltivazione e gestione dei suoli che ne aumentino i contenuti di sostanze organiche e di biodiversità”.
Gli altri membri della giuria sono: Dario Fornara, direttore di EROC; Angelo Gentili, responsabile nazionale agricoltura di Legambiente e coordinatore del centro nazionale per l’Agroecologia di Legambiente; Paola Migliorini, professoressa all’università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo; Alessandro Monteleone, dirigente di Ricerca del CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Centro Politiche e Bio-economia; Camilla Moonen, professoressa all’Istituto di Scienze delle Piante dell’Università Sant’Anna di Pisa. Inoltre, il Gruppo Davines nel corso dell’anno lancerà un’edizione del Premio The Good Farmer Award anche negli Stati Uniti in collaborazione con il Rodale Institute.
“Siamo partiti da EROC e da due anni facciamo formazione e ricerca per l’agricoltura biologica rigenerativa. Questo Premio rappresenta per noi la naturale evoluzione di questo percorso. Ci rivolgiamo in particolare ai giovani agricoltori perché siamo convinti che questo cambio di paradigma sia già in atto nelle nuove generazioni e perché crediamo nella loro capacità di essere i motori di questo cambiamento”, ha concluso Bollati. Per partecipare alla prima edizione del Premio, iscrizioni entro le 18.00 del 25 luglio compilando il modulo a questo link.