Il patriarca verde d’Europa vive in Polonia e ha 180 anni. É la Oak Fabrykant con i suoi rami lunghi 20 metri a troneggiare sul Vecchio Continente dal parco di Klepacz a Lòdz. Ha vinto con oltre 45 mila voti la 13° edizione di The European Tree of the Year 2023 il concorso, promosso da Giant Trees Foundation realizzato dall’Environmental Partnership Association, un consorzio di sei fondazioni attive nella tutela e nella sensibilizzazione ambientale. È dunque una quercia simbolo di longevità e saggezza a rappresentare l’albero dell’Unione Europea per tutto il 2023. 

Simbolo delle comunità

Un premio che non è solo per celebrare un monumento nazionale, ma è un vero e proprio riconoscimento a quanto questi alberi secolari rappresentano per la propria nazione e per la comunità che ci vive intorno e li tutela. A leggere le storie dei 18 alberi monumentali che i cittadini dei 27 paesi dell’Unione Europea hanno voluto presentare al mondo, s’intuisce quanto la vita di alberi, degli uomini e donne siano intrecciati. Da secoli. E non è un caso che molti cittadini europei hanno voluto omaggiare con il terzo posto la splendida Colonia dei Meli di Krolevtsi di 220 anni “come simbolo dell’indomita Ucraina”, c’è scritto nel riconoscimento.

La colonia dei meli in Ucraina
La colonia dei meli in Ucraina 

La gente di Krolevets che abita vicino al grande albero è convinta che abbia proprietà terapeutiche e che passeggiare sotto i suoi rami allevi la fatica. Ma il gruppo di meli è un omaggio alla resistenza dell’Ucraina, visto che come ha spiegato il comitato scientifico internazionale riunito a Bruxelles che lo ha voluto tra i finalisti, è sopravvissuto a due guerra mondiali, l’Holodomor del 1932 e l’invasione russa. 

La quercia del drago in Slovacchia
La quercia del drago in Slovacchia 

Secondo posto ad un altro albero maestoso venerato dalla comunità locale del distretto di Malacky in Slovacchia da secoli. La Quercia del drago vive nella foresta di Lozorno da 700 anni. Ha visto passare i primi coloni immigrati dalla Croazia per costruire il castello di Pajstùn ed è sopravvissuta al disboscamento per costruzione della ferrovia perché difesa dalla popolazione.   

 

ll grande ficus dell'Orto Botanico di Palermo (Ficus macrophylla, foto: Eliana Lombardo)
ll grande ficus dell’Orto Botanico di Palermo (Ficus macrophylla, foto: Eliana Lombardo) 

A rappresentare l’Italia al contest europeo European Tree of the Year 2023, c’era il Grande Ficus macrophylla dell’Orto Botanico di Palermo, arrivato appena fuori dal podio, al quarto posto.

Considerato l’albero più affascinante e ricco di storia del nostro patrimonio arboreo, è uno dei grandi patriarchi verdi in Italia. E ora anche una star internazionale, con la sua chioma più grande d’Europa che copre una superficie di 2900 metri quadrati. Il perimetro dei suoi fusti misura ben 45 metri. All’anagrafe ha “appena” 173 anni. Il grande Ficus siciliano a novembre era stato eletto “Albero Italiano dell’anno 2022” con 42 mila voti, vincitore del concorso promosso da Giant Trees Foundation. E con questo riconoscimento si è candidato al concorso di Bruxelles, sbaragliando monumenti nazionali arrivati in finale: il Platano orientale dell’Orto botanico di Padova, il gioiello australiano (Agathis robusta) dell’Orto botanico di Roma e la Melaleuca del re (Melaleuca Styphelioides) dell’Orto botanico di Napoli.

 

“Arrivò dalla Francia una piccola pianta”

“Originario degli stati australiani del Queensland e del Nuovo Galles del Sud, il grande Ficus dell’Orto botanico dell’università degli studi di Palermo è stato messo dimora intorno al 1840”, racconta Tiziano Fratus, autori di libri di poesia e di teatro ha scritto Homo Radix. Appunti per un cercatore di alberi (Marco Valerio Editore), volume dedicato alla storia, alla geografia e alla letteratura di alberi centenari e monumentali in Italia e nel mondo. Spiega Fratus: “Quello dell’orto botanico di Palermo è considerato l primo ficus portato in Italia importato dai francesi. È stato l’allora, direttore durante un viaggio in Francia, a rimanere incuriosito da quel nuovo tipo di pianta. Ne portò un piccolo esemplare in Sicilia non avendo idea di cosa sarebbe diventata. Oggi è praticamente un bosco all’interno dell’orto botanico di Palermo, con 40 tronchi nati accanto a quello principale. Di grande valore è quasi un mondo a parte. Considerato il capostipite dei grandi Ficus presenti nei giardini non solo della Sicilia ma di tutta l’Italia meridionale”. 

Come tutelarli

Ma questi alberi grandi patriarchi verdi sono a rischio? E i cambiamenti climatici possono creare problemi alla sopravvivenza degli alberi monumentali? “Stiamo parlando di essere viventi che hanno la capacità di vivere in un tempo e in uno spazio diversi da quello a cui siamo soliti rapportarci – spiega Fratus – sono testimoni concreti delle potenzialità che la natura ha di adattarsi. Anzi, si può dire che questi grandi alberi, avendo ‘memorià secolare, hanno una capcità migliore di gestire il cambiamento climatico rispetto agli esemplari più giovani a cui riescono a trasmettere, se sono vicini, risorse e informazioni”.

 

In Italia ci sono 4 mila esemplari dichiarati alberi monumentali e per questo sottoposti ad una specifica tutela e vincolo. Questo significa che sono affidati allo Stato, al Ministero dell’Agricoltura (c’è un registro dove sono stati censiti) che ha il dovere di proteggerli. Dal 2013. È l’ultima legge varata dal governo Monti.