Sotto la direzione di Fatih Birol, l’Agenzia internazionale per l’energia si è trasformata in una “cheerleader della transizione energetica”. Di più: “La Iea ha minato la sicurezza energetica, scoraggiando investimenti sufficienti nelle forniture energetiche… Inoltre, le sue previsioni non forniscono più ai politici valutazioni equilibrate delle proposte energetiche e climatiche”.
Il durissimo attacco, senza precedenti, all’istituzione ritenuta la più autorevole al mondo in fatto di energia, è alla persona che la guida, fa scalpore anche per il luogo da cui è partito: il Campidoglio degli Stati Uniti.
Sono stati infatti il senatore repubblicano del Wyoming John Barrasso e la deputata, eletta con i conservatori nello Stato di Washington, Cathy McMorris Rodgers a firmare una lettera al vetriolo indirizzata a Fatih Birol, ingegnere ed economista turco, dal 2015 direttore esecutivo della Iea.
A innescare l’assalto epistolare potrebbe essere stata la decisione dell’Amministrazione Biden di fermare la costruzione di nuove infrastrutture per l’esportazione del gas naturale liquefatto statunitense. Barrasso e McMorris Rodgers scrivono infatti a Birol: “Il mese scorso, il suo ex vice alla Iea, David Turk, ora vice segretario del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, ha giustificato la decisione del presidente Biden di “sospendere” il processo di autorizzazione per le esportazioni di gas naturale liquefatto degli sulla base delle previsioni della Iea, piuttosto che sulle le previsioni del Dipartimento. Riteniamo che la decisione del vice segretario Turk di fare affidamento in gran parte sulle previsioni anomale della Iea, quando si discute della domanda mondiale di gas naturale sia profondamente preoccupante. La decisione del presidente Biden di interrompere l’approvazione dei permessi di esportazione di Gnl potrebbe avere conseguenze devastanti sulla futura fornitura di GNL statunitense ai Paesi in via di sviluppo, che vivranno decenni di robusta crescita della domanda di gas naturale”.
Che ad animare i due parlamentari repubblicani sia la preoccupazione per i Paesi in via di sviluppo, o piuttosto i bilanci dei colossi americani dei combustibili fossili, è tutto da dimostrare.
Di sicuro Birol, negli ultimi anni, ha ripetutamente sottolineato la necessità, per far fronte alla crisi climatica, di abbandonare carbone, petrolio e gas, per passare alle fonti pulite di energia (dicitura che nel linguaggio Iea include, oltre alle rinnovabili, anche il nucleare). E dunque non è certamente amato dai petrolieri di ogni latitudine.
D’altra parte va ricordato che la Iea nacque nel 1974 su input dell’Ocse proprio per mettere i Paesi consumatori di petrolio al riparo da crisi energetiche (nel 1973 era andato in scena lo shock petrolifero).
I senatori Barrasso e la deputata McMorris Rodgers non fanno mistero di difendere nelle aule parlamentari di Washington gli interessi dell’industria dei fossili americana. E lo fanno da poltrone di piano: il primo è membro della Commissione energia del Senato, la seconda è presidente della Commissione energia e commercio alla Camera. Stupiscono tuttavia i toni e le parole scelte (“cheerleader”), quasi puntassero ad azzoppare definitivamente Birol, che però appena due anni fa è stato riconfermato al vertice dell’Agenzia per il terzo mandato consecutivo.
La Iea da parte sua replica con grande cautela diplomatica. Alla nostra richiesta di replica alla lettera dei parlamentari americani, ha risposto: “Sulla base dei mandati che abbiamo ricevuto dai governi membri, la Iea si concentra sull’aiutare i Paesi nei loro sforzi per mantenere la sicurezza energetica e accelerare le transizioni verso l’energia pulita. In questo contesto, accogliamo con favore il feedback sul nostro lavoro e attribuiamo grande importanza al nostro dialogo con il Congresso degli Stati Uniti, dove partecipiamo regolarmente alle udienze per fornire testimonianze di esperti su un’ampia gamma di questioni di politica energetica. Nell’ambito della modellizzazione del sistema energetico a lungo termine, produciamo una serie di scenari basati su diverse ipotesi su come il sistema energetico potrebbe evolversi nel tempo. Come sottolineiamo nel nostro lavoro, i diversi scenari mirano a contribuire a informare i decisori, mostrando gli effetti delle diverse scelte politiche, tecnologiche e di investimento. Gli scenari non sono previsioni di ciò che accadrà esattamente”.