I venti catabati scendono dalle cime verso le coste a velocità che raggiungono 300 chilometri all’ora, nelle zone interne la temperatura scende fino a 80 gradi sotto zero, e, non lo avremmo detto, l’aria è più secca che nel più arido dei deserti. L’Antartide non è fatto per gli uomini, è il luogo più inospitale che possiamo immaginare. Eppure è magico, generoso, importantissimo per le nostre vite lontane.

Il bianco dei ghiacci, il grigio tumultuoso dei cieli e il blu-grigio-nero delle acque sono i colori dominanti, ma ci sono bolle di azzurro negli iceberg, praterie smeraldine di licheni, fioriture scarlatte di alghe unicellulari. Il quel 10% di superficie terrestre c’è il 90% del ghiaccio presente sul Pianeta (se si sciogliesse tutto il livello dei mari crescerebbe di 70 metri) e il 70% dei depositi di acqua dolce. In quelle gelide latitudini la vita ferve. Il Mare di Ross, uno dei due mari antartici, l’altro è il Mare di Weddel, è una regione immensa e totalmente incontaminata che ospita 16 mila specie diverse, nonostante il gelo è una delle aree più produttive e ricche di nutrienti che sono il carburante di tutto l’ecosistema antartico e alla fine dell’intero ecosistema marino.

Antartide – Come cambia il clima è il frutto di una esperienza speciale. L’autrice, Elena Ioli, è una fisica italiana che insieme ad altre 76 scienziate di 21 paesi ha viaggiato per due mesi in Antartide grazie al progetto australiano Homeward Bound, che ha messo insieme alcuni dei valori cruciali del nostro tempo: la valorizzazione delle donne in un mondo scientifico dominato dagli uomini; la crisi climatica; il rapporto tra l’opinione pubblica e la scienza. Metereologhe, fisiche, chimiche, biologhe marine, zoologhe, geografe, glaciologhe, studiose dell’ambiente, neuroscenziate hanno navigato sulla Usuhaia, studiato e sperimentato.

La prima parte del libro è un delizioso diario di bordo pieno di vita, di esperienze e di informazioni. Le orche per esempio arrivano a 50 chilometri all’ora, i pinguini a 10, ma hanno dei meccanismi che consentono loro di raddoppiare per un breve periodo la velocità. Si scopre che quando si scende dalla nave abiti e persone devono essere decontaminati per non portare in quei luoghi spore o batteri che potrebbero alterarli, si impara come si carica una slitta e cosa ci si mette sopra e come i palloni gonfi di elio arrivano a 30 chilometri di altezza per rilevare temperatura, umidità, pressione e vento prima di scoppiare e perdersi nell’immensità. Ci si stupisce di come vivere per mesi in piccole comunità lontanissime da tutte dia una forma speciale ai rapporti umani.

 

La seconda parte fa il punto sull’emergenza climatica e le interazioni che l’hanno determinata. In mezzo c’è quella prodigiosa terra di nessuno, dal Polo Sud al 60° Parallelo, nel quale gli uomini sono riusciti a realizzare un prodigio: in quel continente hanno rinunciato alla sovranità, alla guerra, allo sfruttamento, hanno deciso che è un luogo da rispettare e da studiare, perché in ciò che accade in quelle latitudini in cui siamo ospiti e non padroni si legge il passato, il presente e il minaccioso futuro di tutti noi.