L’aumento della temperatura globale ha risvolti imprevisti anche nella diffusione di fastidiosi antropodi, le zecche, che possono danneggiare la salute degli ignari turisti e degli abitanti delle zone alpine interessate dal fenomeno. Un campanello d’allarme eccessivo? Forse, ma qualche invito alla prudenza è stata lanciato dalle autorità sanitarie di alcune regioni alpine italiane spiegando che le condizioni climatiche di quest’anno sono particolarmente favorevoli per la diffusione delle zecche.

Le cause della diffusione

L’inverno mite e la primavera con temperature elevate hanno favorito la diffusione delle zecche e il proliferare in anticipo di qualche settimana rispetto alla norma delle zone alpine. Questi due fenomeni significano molti più esemplari in circolazione e, dunque, occorre fare più attenzione e assumere comportamenti prudenti.

Quali malattie possono provocare le zecche?

Il loro morso è pressoché indolore, ma può provocare alcune malattie, come la ticket born encephalitis (Tbe) e la malattia di Lyme (entrambe trasmesse principalmente dalla zecca dei boschi). Per contrastare il fenomeno dal 2019 la Regione Veneto garantisce la vaccinazione gratuita anti-encefalite da zecche (Tbe) su richiesta per tutte le persone residenti nell’Azienda Ulss 1 Dolomiti, ossia la Provincia di Belluno. Nel resto del territorio regionale è offerta gratuitamente ai soggetti appartenenti ad alcune categorie a rischio, quali volontari del soccorso alpino e volontari della Protezione Civile. Nelle zone a moderata e bassa endemia delle altre Ulss del Veneto, verrà resa disponibile ad un prezzo agevolato, di 25 euro a dose.

Clima, in 12 anni raddoppiati i casi di malattia di Lyme

Oltre una persona su 7 nel mondo ha contratto la malattia di Lyme, trasmessa dalle punture di zecche e con il caldo che avanza la malattia si espanderà sempre di più nel mondo. E in 12 anni sono raddoppiati i casi di contagio a causa del cambiamento climatico. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista BMJ Global Health.

Come avviene il contagio?

Quando una zecca infetta morde un animale o un individuo può trasmettere un batterio chiamato Borrelia burgdorferi, la causa principale della malattia di Lyme, che deve il nome all’omonima cittadina americana dove venne descritto nel 1975 il primo caso. I sintomi, tra cui febbre, mal di testa, eruzione cutanea e debolezza, possono comparire da giorni a settimane dopo il morso. La malattia nella maggior parte dei casi può essere trattata con somministrazione di antibiotici ma senza un intervento l’agente patogeno può causare danni di lunga durata e infiammazioni in tutto il corpo.

???????Attenzione alle #zecche quando camminate in boschi e prati. Possono trasmettere #TBE e malattia di Lyme:

?? vestitevi con abiti coprenti

?? applicate repellenti a base di DEET

?? dopo ogni escursione controllate tutto il corpo.

Per saperne di più https://t.co/94m5oymgTE pic.twitter.com/IBZl25nCJS

— Azienda provinciale per i servizi sanitari Trento (@ApssTn) June 14, 2022

Yan Dong della Kunming Medical University in Cina ha analizzato i dati di 89 studi condotti tra gennaio 1984 e dicembre 2021. Questi includevano campioni di sangue di un totale di oltre 150.000 individui. I ricercatori hanno poi preso in considerazione nel dettaglio la presenza di anticorpi contro B.burgdorferi nel sangue, che segnalano un’infezione della malattia di Lyme. I dati hanno permesso di disegnare una mappa aggiornata e hanno rivelato che il tasso globale di infezione da malattia è del 14,5%.


L’analisi ha individuato tre aree con il più alto tasso di malattia di Lyme: Europa centrale (20,7%), Asia orientale (15,9%) ed Europa occidentale (13,5%). I tassi più bassi erano nei Caraibi, nell’Asia meridionale e in Oceania (tutti sotto il 5%), mentre il Nord America aveva un tasso di infezione di poco superiore al 9%.

La revisione ha anche mostrato che le infezioni da malattia di Lyme sono diventate più comuni nel tempo. Il clima con temperature sempre più elevate, infatti, può permettere e favorire alle zecche di diffondersi in nuove regioni e prolungare la loro durata di vita, aumentando le potenzialità di trasmettere agenti patogeni.


“I nostri risultati indicano che la prevalenza di B.burgdorferi nel 2010-2021 è stata superiore a quella del 2001-2010″, scrivono gli autori della ricerca medica, osservando che estati più lunghe, inverni più caldi e cambiamenti nelle precipitazioni potrebbero giocare un ruolo significativo nella distribuzione delle zecche. Un motivo in più perché i governi rispettino gli accordi di Parigi sul clima e non ritardardino negli impegni presi.