Dalle idee in circolo sui banchi dell’università sino a creare un’impresa che fa dell’economia circolare, la lotta allo spreco alimentare e il riciclo, la propria missione. Unendo le competenze acquisite nelle aule di Biotecnologie dell’Università di Modena e Reggio Emilia alle esperienze di chi opera nel mondo del diritto, del commercio oppure della sostenibilità, un manipolo di giovanissimi ormai otto anni fa a Reggio Emilia ha dato vita come spin-off dell’ateneo a una startup chiamata Packtin, oggi diventata una piccola media impresa che dà nuova vita ai sottoprodotti alimentari. Gestita da quattro soci, tutti under 40, l’azienda ha avuto una visione che si è poi sviluppata con il tempo, inventando un processo innovativo e sostenibile per recuperare una lunga serie di sottoprodotti, come le bucce di arance o pomodori, oppure quelle dei mirtilli e dello zenzero scartate da chi produce succhi, per trasformare il tutto in farine vegetali.

DOSSIER Lavori green

Andrea Bedogni, classe 1990, nato a Scandiano (RE), è oggi uno dei manager che insieme ai soci si occupa del riciclo e del recupero dei sottoprodotti: per lui lavorare in una impresa che fa del recupero una missione è sembrato quasi una continuazione della sua grande passione, il vintage. Se è finito ad occuparsi di una professione green, basata sul riciclo, probabilmente era destino: “Sono cresciuto in una zona di campagne e natura e allo stesso tempo ho sempre avuto una passione per i vecchi oggetti che si possono recuperare e riaggiustare. Forse ero destinato a lavorare nell’economia circolare, anche se io mi sono unito al gruppo dopo la sua fondazione” racconta. Geometra e laureato in Scienze giuridiche, Bedogni non ha una formazione prettamente green ma “quando ho iniziato ad affiancarmi a una realtà come Packtin ho subito iniziato a lavorare e studiare per applicare al meglio due concetti in cui credo molto, la sostenibilità e il potere dell’economia circolare”. La sua passione per il riutilizzo ha poi avuto “un riflesso anche sulla mia professione attuale. Ho iniziato applicando le mie conoscenze giuridiche per poi virare su tutto quello che comporta la gestione nel mondo del recupero, soprattutto in una realtà, la nostra, che ha sede nel cuore della Food Valley”.

L’editoriale

Lavoro, quante balle sulla green economy

di Federico Ferrazza

Bedogni spiega che per lavorare nel mondo del riciclo agroalimentare bisogna sempre avere “visione ed essere in evoluzione”, ragionare per esempio “sulle opportunità di come recuperare ciò che altrove finirebbe al macero e trasformarlo in un prodotto con un nuovo valore, magari costruendo anche tutto ciò che è necessario per farlo – impianti compresi – per ridare vita ai sottoprodotti”. Ad esempio, nel cuore dell’Emilia-Romagna, regione da 360mila tonnellate all’anno di sottoprodotti dell’agroalimentare, “c’era bisogno di lavorare per ridurre lo spreco e mostrare i vantaggi sia ambientali, sia per la salute delle persone e dell’economia, che può apportare il recupero. Oggi noi per ogni chilo di farina che produciamo recuperiamo cinque chili di prodotti che altrimenti sarebbero stati buttati via, talvolta anche andando ad ingolfare discariche o inquinare falde acquifere”.

Riuscire ad ottenere questi primi successi, sostiene Bedogni, all’interno di una impresa del riciclo è “sempre frutto di studio e confronti: quelli interni – come nella nostra azienda dove ancora oggi c’è anche il professore universitario che ha formato alcuni dei soci e ha seguito lo spin-off della startup – e quelli esterni che guardano ad altri casi di successo, magari anche esteri, e alle nuove tecnologie oggi a disposizione”. Spesso, aggiunge, quando si ricicla per mestiere “ci si porta un po’ di lavoro anche nelle abitudini di casa, e questo è un bene: abbiamo condiviso ad esempio il fatto di fare più attenzione, durante la raccolta differenziata e lo smaltimento, ai materiali di cui sono fatti i rifiuti, chiedendosi come saranno recuperati”.

Infine, fra gli scopi attuali e futuri dell’impresa reggiana c’è anche quella di far crescere nuovi professionisti green: “Stiamo già inserendo tirocinanti e studenti: arrivano da percorsi di studio vari e diversi, ma a tutti è richiesto, per fare questo lavoro, un impegno e uno sforzo nel credere nell’importanza dell’economia circolare, qualcosa che la grande industria ancora non ha capito fino in fondo, ma che per noi è il futuro. Speriamo infatti diventi l’economia di tutte le aziende: farebbe bene sia all’ambiente che al portafoglio”.