In questi mesi è balzato in cima alle preoccupazioni di famiglie e imprese italiane il doppio tema del caro energia e del rischio razionamento gas per il prossimo imminente inverno.
Nello scenario emergenziale da economia di guerra, e che proprio dalla guerra trae origine, in cui è indispensabile e urgente ridurre la spesa energetica e risparmiare combustibili per non fermare le aziende e il lavoro e per non restare al freddo nei mesi invernali, FIAB torna a proporre il tema della mobilità alternativa in bicicletta come una soluzione necessaria. Ricordiamo che fu proprio durante una crisi energetica – quella petrolifera del 1973 – che l’Olanda decise, come Sistema Paese, di cambiare modello di mobilità, iniziando quel percorso che l’ha resa il paese che conosciamo oggi: puntando sulla bicicletta non sono certo tornati all’era pre-industriale, ma al contrario questa scelta ha contribuito a rendere il Paese più ricco, moderno e turisticamente attraente, dove si usa il mezzo più efficiente a seconda degli spostamenti.
In Italia la gran parte degli spostamenti avviene in ambito urbano e periurbano, quindi su distanze di una manciata di chilometri, agevolmente percorribili in bicicletta. Oggi poi le biciclette a pedalata assistita elettrica, che consumano una quantità di energia infinitesima rispetto all’auto elettrica, permettono quasi a tutti di scegliere il pedale come alternativa intelligente al volante, anche in età avanzata e/o in presenza di dislivelli.
Vi è poi il tema sempre più sentito della crisi climatica, non più un problema di domani da prevenire, ma un’emergenza già oggi, come ci hanno ricordato questa estate le immagini del Po in drammatica secca e la tragica implosione del ghiacciaio della Marmolada: pesanti ricadute sui nostri agricoltori e sull’industria, sulla qualità della vita e sull’incolumità delle persone.
La bicicletta è una soluzione energetica e climatica al tempo stesso e gli italiani hanno dimostrato in questi ultimi anni di volerla usare sempre di più. Vi è poi il turismo, fondamentale per l’economia italiana, che ormai non può più prescindere dalla bicicletta. Il Ministero del Turismo, infatti, ha di recente mostrato grande interesse al tema: permettere ai turisti di tutto il mondo di poter fruire del nostro ineguagliabile patrimonio artistico e paesaggistico in bicicletta, non solo lungo gli itinerari extraurbani ma anche nelle nostre città, così ricche di storia e cultura, ci darebbe una straordinaria marcia in più, quanto mai utile in questo momento di difficoltà.
La bicicletta è una soluzione per la salute dei cittadini. È acclarato che fin da piccoli la mobilità attiva previene molte patologie, dall’obesità infantile alle malattie cardiovascolari, facendo inoltre risparmiare miliardi di euro al sistema sanitario nazionale, e per questo occorre consentire ai nostri bambini e ragazzi finalmente il diritto a percorrere in sicurezza i percorsi casa-scuola con le proprie gambe, a piedi e in bicicletta, al pari dei loro coetanei del resto d’Europa.
La bicicletta è una soluzione win-win e bipartisan, in cui vinciamo tutti come Sistema Paese e come comunità, a cominciare proprio da coloro che continueranno a dover guidare quotidianamente per lavoro e necessità, come ad esempio tassisti, autotrasportatori, agenti di commercio, che potranno così finalmente avere a disposizione strade meno congestionate e più sicure.
Giornata mondiale della bicicletta
Tutti in bici: cosa manca all’Italia per pedalare bene
di Giacomo Talignani
Per questi motivi FIAB vi chiede di mettere al centro della vostra proposta politica anche la transizione intelligente della mobilità, basata sull’offrire ai cittadini la libertà di poter scegliere anche la bicicletta per i più vari spostamenti, in maniera facile e sicura.
Le 10 proposte della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta
1. La piena attuazione del Piano Generale della Mobilità Ciclistica, di recente approvato in modo bipartisan in Conferenza Stato-Regioni, anche e soprattutto mediante finanziamenti costanti e non occasionali, per un’adeguata programmazione pluriennale da parte degli enti e degli amministratori locali.
2. L’integrazione delle politiche sanitarie e sociali con quelle della mobilità attiva – ciclistica e pedonale – che va favorita quale strumento di prevenzione e cura delle diverse patologie legate alla sedentarietà, incluse obesità infantile e patologie derivanti dall’invecchiamento della popolazione.
3. L’integrazione delle politiche e delle azioni legate alla scuola e all’istruzione di ogni ordine e grado con quelle della mobilità attiva, in particolare ciclistica e pedonale.
4. La messa a sistema delle azioni di mobility management e l’obbligatorietà, con adeguato finanziamento, della figura del mobility manager e dei piani di spostamento all’interno di ogni ente e organizzazione pubblica e privata, scuole in primis.
5. La promozione e lo sviluppo del turismo in bicicletta nelle sue varie forme, con programmazione e progettazione di sistemi turistici dedicati e integrati con altre forme di turismo.
6. Il potenziamento del trasporto pubblico, in particolare su ferro, assicurando l’intermodalità sistematica treno/bicicletta e il trasporto delle biciclette su tutti i convogli regionali e nazionali.
7. L’eliminazione dell’IVA sulle biciclette a pedalata muscolare e/o assistita, di ogni tipologia, e agevolazioni per l’acquisto delle bici da carico (cargo bike) e mezzi aziendali.
8. Incentivi al risparmio di combustibili e al cambio di abitudini per contrastare il caro vita e scongiurare il razionamento, sui modelli francese e tedesco-spagnolo: bonus per l’acquisto di bici elettriche per chi rottama auto inquinanti, con priorità a redditi bassi e aree urbane, e prezzi nettamente ribassati per gli abbonamenti a treni e altri mezzi pubblici, con periodi di promozione gratuiti.
9. Sicurezza per gli utenti vulnerabili come pedoni e ciclisti che, in mancanza di misure severe nei confronti degli atteggiamenti indisciplinati di chi è alla guida di veicoli a motore, sono troppo spesso vittime ingiustamente colpevolizzate. Una misura fondamentale è l’abbassamento del limite di velocità nelle aree urbane a 30 km/h, come già avviene in molti altri paesi.
10. Una cabina di regia nazionale, interministeriale, che coordini e gestisca le azioni di cui ai punti precedenti.
(*Alessandro Tursi è Presidente FIAB–Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta)