È ora di dire addio alle bocce per pesci rossi. Lo ha dichiarato una grande azienda francese produttrice di acquari, AgroBiothers Laboratoire, che smetterà di produrle.
“La gente compra un pesce rosso d’impulso, ma se sapesse a quale tortura lo condanna non lo farebbe. Girare in una minuscola boccia fa impazzire l’animale e lo porta rapidamente alla morte”, ha dichiarato a Reuters l’AD dell’azienda, Matthieu Lambeaux.
La Francia rappresenta il primo mercato europeo per gli acquari domestici, con circa 2,3 milioni di pesci venduti, afferma Lambeaux. La sua azienda, che negli anni precedenti ha venduto circa 50.000 bocce all’anno, non produrrà più vasche per pesci al di sotto dei 15 litri, tonde e senza un sistema di ricambio dell’acqua.
Longevi e sociali
Secondo gli studi, i pesci rossi possono vivere fino a 30 anni e raggiungere i 25 cm di dimensione, se vivono in un ambiente a loro adatto come uno stagno o un acquario abbastanza grande, con acqua pulita e spazio per nuotare. Inoltre, si tratta di animali sociali: la solitudine è un altro elemento che li conduce, lentamente, alla morte.
Legge e regolamenti comunali
In Italia, si calcola che quasi 5 milioni di famiglie abbiano un pesce rosso. Non esiste una legge specifica che vieti le minuscole bocce, sebbene un chiaro riferimento alle “condizioni etologicamente incompatibili per gli animali” sia presente nella legge 189 del 2004 sulla tutela degli animali. Molti Comuni si sono dotati di un proprio regolamento e incoraggiano i cittadini, anche comminando multe, a tenere in casa i pesci in modo corretto.
Il tribunale dei pesci rossi
Le associazioni animaliste non restano a guardare. L’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (AIDAA) ha annunciato l’istituzione di un tribunale dedicato ai maltrattamenti dei pesci rossi.
“Da febbraio avvieremo un vero e proprio servizio di tutela legale per questi animali chiamato appunto Tribunale dei pesci rossi a cui tutti potranno rivolgersi per chiedere informazioni e segnalare abusi nei confronti di questi animali che per noi hanno gli stessi diritti degli altri che vivono nelle case degli italiani”, afferma la nota dell’Associazione.