Secondo la direttiva UE Case Green le nostre abitazioni dovranno consumare sempre meno energia e raggiungere la classe energetica E entro il 2030 con l’obiettivo emissioni zero del patrimonio edilizio europeo entro il 2050. Attualmente gli edifici, infatti, rappresentano circa il 40% del consumo energetico totale dell’UE, producendo il 36% delle emissioni inquinanti. Numeri importanti, per questo motivo il pacchetto normativo Ue punta non solo a migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti, ma anche a garantire che le nuove costruzioni abbiano un impatto ambientale ridotto. Dai paesi del Nord Europa, da sempre più avanzati nello sviluppo di soluzioni abitative più ecologiche, arriva l’esempio di Keetwonen, in Olanda il più grande complesso di case fatte con container, destinate ad offrire una soluzione economica a circa 1.000 studenti, in una città come quella di Amsterdam, dove i prezzi degli affitti sono piuttosto elevati. In Danimarca, c’è un altro progetto, il CPH Village, mini-appartamenti per studenti anche questi costruiti con container dismessi, con una spesa media del 30% inferiore rispetto a case tradizionali.

Le abitazioni costruite con container dunque, stanno diventando una soluzione abitativa sempre più diffusa grazie alla loro economicità, sostenibilità e rapidità di realizzazione. I container, abitualmente usati nel trasporto marittimo, a bordo di navi che trasportano merci in tutto il mondo, infatti, possono diventare spazi personalizzabili, riciclando circa 2 milioni di container che ogni anno vengono dismessi. Un’operazione che se compiuta su grande scala, sarebbe un esempio virtuoso di economia circolare. Ed i vantaggi non sono pochi. Uno dei principali è il basso costo, considerando che una casa in container varia tra 800 e 1.500 euro al metro quadrato, a seconda del livello di finitura e degli impianti installati. Altro punto di forza è la modularità dei container che possono essere assemblati in diverse configurazioni, per creare ambienti più ampi e complessi, adattandosi alle esigenze di chi li abita. La loro resistenza strutturale, progettata per affrontare condizioni atmosferiche estreme, li rende sicuri e durevoli nel tempo. Il fascino di queste abitazioni risiede nella loro versatilità e nel connubio tra innovazione e rispetto per l’ambiente e potrebbero rappresentare una soluzione utile anche in Italia per diverse ragioni: tra cui l’emergenza abitativa, visto che le case in container potrebbero offrire una soluzione rapida ed economica per il social housing, fornendo alloggi temporanei o permanenti per persone in difficoltà o ancora in caso di disastri naturali, come i terremoti, per la rapidità di costruzione.

Inoltre l’Italia è uno dei Paesi più visitati al mondo e le case in container potrebbero essere utilizzate anche nel settore turistico, come strutture ricettive sostenibili, bungalow o eco-lodge. Ovviamente non mancano le criticità, come l’isolamento termico e acustico, infatti, i container sono costruiti in acciaio, che conduce facilmente sia il calore che il freddo, rendendo indispensabile l’installazione di adeguati sistemi di coibentazione. Se la direttiva europea stabilisce requisiti rigorosi per ridurre il consumo energetico, in questo caso, i container possono rappresentare una valida alternativa, ma solo se progettati secondo i criteri di efficienza, come l’uso di materiali isolanti avanzati e sistemi di energia rinnovabile. Nel nostro paese, c’è un’azienda specializzata in questo processo trasformativo – da container navali ad abitazioni – si chiama Green Living, ed è stata fondata nel 2016 da Vincenzo Russi, bio-architetto molto attivo anche nel promuovere green e sostenibilità delle abitazioni, di cui parlerà anche a Edilsocialnetwork BCAD, la fiera internazionale di Edilizia, Architettura e Design, a La Nuvola di Roma (19-21 settembre).

Russi a Green&Blue ha spiegato come funziona il processo di trasformazione e quali sono gli aspetti di sostenibilità più importanti di una casa-container. “Acquistiamo container di due dimensioni, 16 e 35 metri quadri, che andrebbero in dismissione dopo aver svolto la loro attività di trasporto merci per 5 anni. Sono fatti di acciaio corten, il più resistente in commercio, praticamente indistruttibili, e ridiamo loro nuova vita connettendoli uno con l’altro, come dei mattoncini Lego, per realizzare case dai 50 ai 500 metri quadri, o altre soluzioni, come una caserma dei Carabinieri che abbiamo realizzato a Ravenna”, evidenzia Russi, che ha scoperto questo sistema di costruzione nel Regno Unito, e ha importato per primo l’idea in Italia, dopo aver studiato il modo di adattare le case-container alla normativa italiana, più restrittiva rispetto ad altri Paesi.

Tra i motivi che spingono una persona ad una soluzione abitativa così alternativa, in primis ci sono i costi. “Sono inferiori rispetto alle case in legno e costano la metà rispetto alle case tradizionali, si costruiscono rapidamente e sono resistenti anche a livello sismico”, spiega Russi. Ed a proposito di costi, “una villetta di 100 metri costa circa 80mila euro, indipendentemente dal costo del terreno, che varia in base alla location”, senza contare che se costruire una casa tradizionale genera in media 50 tonnellate di CO?, una casa in container può ridurre le emissioni fino al 60%, soprattutto se realizzata con materiali isolanti naturali.

E dal punto di vista energetico? “Una casa-container ha la stessa coibentazione di una casa in legno, per essere riscaldata usiamo pompe di calore connesse all’impianto fotovoltaico da 8 kw ed alle batteria da 12 kw per l’accumulo energetico, che rendono la casa del tutto autosufficiente – evidenzia ancora Russi – senza contare che l’impiego di cemento si riduce ad appena 20 centimetri usati per il piano terra, su cui sono poggiati i container, per cui siamo totalmente dentro i parametri della direttiva Case Green”.