È soprattutto nel Nord Europa che si respira l’aria migliore del Vecchio Continente. A certificarlo è l’Agenzia europea per l’ambiente, che ha pubblicato la nuova classifica della qualità dell’aria nelle città europee. Tra le 375 aree urbane prese in considerazione dal monitoraggio, solo 13 risultano avere una concentrazione media di particolato fine inferiore alla quantità stabilita dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità. E, di queste 13, solo due (Faro e Funchal in Portogallo) non appartengono all’area geografica dell’Europa settentrionale. Guidano la classifica le svedesi Uppsala e Umea, seguite da località come Reykjavik, Oulu, Tampere, Tallinn, Stoccolma e Bergen.
Le città italiane sono indietro
L’aria delle città italiane, di contro, non sembra godere di ottima salute. La più alta in classifica è Sassari, al ventunesimo posto, con solo altre quattro il cui livello di particolato fine è considerato “accettabile” dall’Agenzia europea per l’ambiente, ovvero Livorno (65°), Savona (148°), Battipaglia (161°) e Siracusa (167°). Il resto si perde nella parte bassa della graduatoria, specie le città della Pianura Padana: Milano è al 354° posto, Torino al 362°, Venezia al 367°, con Cremona addirittura alla 370° posizione. Peggio fanno solo Nowy Sacz, in Polonia, e la croata Slavonski Brod, dove il carbone è ancora una delle principali fonti energetiche.
La classifica si basa sui dati raccolti da 500 stazioni di monitoraggio e fotografa la qualità dell’aria negli anni 2022 e 2023, focalizzandosi sulle concentrazioni a lungo termine di Pm2.5, l’inquinante atmosferico coi maggiori impatti negativi sulla salute. Considerando che tre europei su quattro vivono in aree urbane, l’analisi evidenzia come la maggior parte di loro sia esposta a livelli preoccupanti di inquinamento atmosferico. Proprio per ribadire questo concetto, l’Agenzia ha già annunciato un’ulteriore analisi incentrata sul’impatto che la scarsa qualità dell’aria ha sugli ecosistemi e sulla salute umana, includendo stime sui decessi e sulle malattie ad essa attribuibili. L’inquinamento atmosferico è infatti la principale causa ambientale di molteplici malattie mentali e fisiche e di morti premature, specie tra bambini, anziani e cosiddetti “fragili”. Influisce inoltre molto negativamente sulla biodiversità, riducendo la capacità degli ecosistemi di attivare meccanismi difensivi.
I target del Green Deal
Per correre ai ripari, il Green Deal varato dalla Commissione europea ha fissato per il 2030 l’obiettivo di ridurre le morti causate dal particolato fine del 55% rispetto ai livelli registrati nel 2005, puntando poi al traguardo di “inquinamento zero” entro il 2050. Oltre all’inquinamento atmosferico, ad essere salvaguardati dovranno essere anche il suolo, arginando le perdite di nutrienti e l’uso di pesticidi chimici, e l’acqua, con la drastica riduzione di rifiuti e microplastiche rilasciate in mare. Per quanto riguarda le città, il piano della Commissione prevede anche un abbattimento della produzione di rifiuti urbani residui e dell’inquinamento acustico causato dai trasporti.