Dati alla mano Legambiente denuncia il ritardo in Italia dello sviluppo di comunità energetiche, che, come le rinnovabili, faticano a diffondersi in un momento in cui invece la crisi energetica dovrebbe farle prosperare. Infatti, sostiene l’associazione ambientalista, “nonostante siano una soluzione utile e concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica, sono pochissime le comunità energetiche realmente attive o che stanno ricevendo gli incentivi statali erogati dal GSE, il Gestore dei servizi energetici”. A pesare, sostiene Legambiente, ritardi, lungaggini burocratiche, la mancanza degli incentivi da parte del MITE, il ritardo di Arera sull’emanazione delle regole attuative, che si uniscono alle difficoltà nel ricevere le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle CER, ai ritardi nelle registrazioni e al ricevimento degli incentivi, ma anche a preventivi onerosi per allacci alla rete.
È il nuovo approfondimento “I blocchi allo sviluppo delle comunità energetiche” a fare il punto della situazione. Nel dossier di Legambiente si legge che sulle 100 comunità energetiche mappate su comunirinnovabili.it in questi tre anni (sino a giugno 2022) dall’associazione – tra quelle già operative, in fase di attivazione o in progetto -, ad oggi sono 45 quelle in fase ancora “embrionale”, 55 quelle che si trovano in uno stadio più maturo dell’iter di realizzazione, fra chi è legalmente costituito, chi ha già realizzato gli impianti e chi sta attraversando o ha già ultimato la procedura di registrazione presso il portale del GSE dedicato alle comunità energetiche.
Legambiente ha chiesto a queste ultime, attraverso un sondaggio telefonico, a che punto fossero. Delle 44 realtà che hanno risposto sulle 55 totali, solo 16 hanno dichiarato di essere riuscite ad arrivare a completare l’iter di attivazione presso il GSE e sono, dunque, operative; mentre solamente 3 realtà – la comunità energetica di Vitulano, il Residence Cicogna e un autoconsumatore collettivo di ACEA Pinerolese – hanno ricevuto tramite bonifico la prima tranche di incentivi statali. Le restanti 28 comunità energetiche sulle 44, invece, stanno incontrando difficoltà burocratiche o sono in attesa del completamento dell’iter normativo con le nuove regole che aprono a importanti occasioni di sviluppo.
Tra queste anche la Comunità Energetica Solidale di Napoli Est sottoposta, prima, al blocco causato della Sovrintendenza ai Beni Culturali che ha impiegato mesi prima di concedere il nulla osta all’impianto fotovoltaico da 53 kW posizionato sul tetto della Fondazione Famiglia di Maria, e poi alla farraginosità dell’iter di registrazione presso il portale del GSE che deve ancora dare il riconoscimento di operatività alla CERS. In particolare, la mancanza di un solo documento, facilmente richiedibile mettendo in sospeso la pratica come previsto, ha visto il diniego del riconoscimento e la necessità di ricominciare l’iter burocratico di richiesta registrazione.
“Ritardi non più tollerabili”
“Nessun ritardo è più tollerabile – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Lo abbiamo già detto lo scorso gennaio quando abbiamo raccontato le storie simbolo dei grandi impianti a fonti rinnovabili bloccati a causa di burocrazia, amministrazioni locali e regionali, Sovrintendenze e comitati Nimby e Nimto. Lo ribadiamo oggi, anche per le comunità energetiche sotto scacco di ritardi burocratici e mancanza delle regole attuative. Per permettere il pieno sviluppo di queste realtà, è necessario e urgente non solo accelerare il processo di pubblicazione delle regole attuative di Arera, le cui consultazioni si sono chiuse lo scorso 29 settembre; ma occorre anche accelerare sulla partita degli incentivi su cui chiediamo al prossimo nuovo Governo di lavorare da subito. I problemi e i ritardi fin qui raccontati, che si uniscono al caro bollette e all’aumento generalizzato dei costi, sono l’emblema di una situazione che rischia di diventare socialmente pericolosa. L’intero Paese si sta muovendo per realizzare comunità energetiche in quanto riconosciute come strumenti strutturali per aiutare famiglie, imprese e territori. Un movimento che coinvolge periferie, piccoli comuni, aree del centro Italia ferite dal sisma, il terzo settore e che ha mosso finanziamenti importanti. La nostra Penisola non perda questa occasione”.
Il reportage
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“Le comunità energetiche rinnovabili, introdotte giuridicamente in Italia, in modo sperimentale, con il Decreto Milleproroghe 2020, – spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – sono soggetti giuridici di diritto privato che permettono a cittadini, imprese, cooperative, enti, amministrazioni, soggetti del terzo settore, istituti religiosi, scuole ed università di riunirsi per autoprodurre, e condividere energia elettrica e termica prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, secondo regole stabilite tra i membri delle comunità stessa. Da ciò ne conseguono benefici economici, grazie al risparmio in bolletta e agli incentivi statali che premiano l’energia condivisa in queste configurazioni, benefici sociali, a partire dalla lotta alla povertà energetica, e benefici ambientali, grazie all’utilizzo di energia rinnovabile. Ma anche innovazione e servizi per i territori e la popolazione. Oltre a sviluppo di nuovi posti di lavoro. È assurdo come nel nostro Paese nonostante tutti parlino di comunità energetiche ci siano ancora tutti questi ritardi. La legislatura si sarebbe dovuta chiudere con l’iter normativo concluso, considerando che le comunità energetiche sono, insieme all’efficienza energetica, tra le migliori strade per combattere caro energia e crisi sociale”.
I problemi caso per caso
Sulla partita economica, uno studio di Elemens e Legambiente stima un risparmio medio per la bolletta elettrica fino al 25%, fermo restando che ogni comunità energetica può strutturare il proprio comparto tecnologico (potenza installata, impianti di accumulo, smartgrid, etc.) per puntare a percentuali ben più elevate, come dimostrano alcune esperienze di autoconsumo collettivo sviluppate nel pinerolese. Soldi risparmiati, questi, che avrebbero potuto efficacemente tamponare gli effetti del caro energia.
Tra le difficoltà che sta, ad esempio, incontrando CommOn Light, la comunità energetica del piccolo Comune siciliano di Ferla c’è il ritardo del distributore locale di energia elettrica nel fornire le informazioni sul perimetro della cabina secondaria di trasformazione, che ha deciso di dare riscontro ai ferlesi solamente dopo essere stata sollecitato da un legale rappresentate mobilitato dall’amministrazione comunale. Criticità, queste, sperimentate sistematicamente anche da Regalagrid Europe Srl impegnata nello sviluppo di una decina di comunità energetiche, fra cui una solamente in regime di incentivazione, il Residence Cicogna. In secondo luogo, tornando a CommOn Light, l’attuale ed ingiustificato ritardo da parte del GSE nell’erogare l’incentivo in favore della comunità energetica, che risulta regolarmente operativa ormai da più di sei mesi, come certifica lo stesso GSE.
La storia
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Continuando, 5 comunità energetiche fra quelle interpellate, dichiarano di aver sospeso i lavori in attesa della pubblicazione dei Decreti attuativi del MITE, ed in particolare dei nuovi incentivi. E anche qui, i ritardi sono titanici: l’Articolo 8 del D.Lgs. 199/2021 indicava, infatti, 180 giorni per aggiornare i meccanismi di incentivazione, quindi entro maggio 2022. Purtroppo, dei nuovi incentivi neanche l’ombra. Ritardi gravi, sottolinea Legambiente, che si stanno ripercuotendo sulle numerose esperienze nate e in procinto di nascere, che non hanno modo di effettuare stime precise sui tempi di ritorno dell’investimento e sui benefici economici per gli utenti. Fra queste, la Comunità Energetica Rinnovabile “Verso il Futuro” nel sud del Lazio, frutto del lavoro e degli sforzi finanziari di soli cittadini privati che non hanno però modo oggi di procedere con la realizzazione viste le ancora ignote cifre incentivanti.
Discorso analogo per le nascenti comunità energetiche di Blufi e Ragusa, in Sicilia. Tra le altre criticità riscontrate con una certa frequenza, c’è anche quella delle difficoltà nel ricevere le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle CER. In questo caso, sotto accusa i diversi distributori locali di energia. Cinque comunità energetiche fra quelle interpellate, infatti, hanno dichiarato di aver atteso mesi per capire se le utenze dei possibili membri ricadono sotto la stessa cabina secondaria o primaria. Tra queste, le sopracitate CommOn Light, la comunità energetica CeRrossini di Montelabbate ed il Residence Cicogna di Regalgrid Europe Srl. In particolare, Regalgrid, che sta seguendo la realizzazione di più comunità energetiche nel territorio nazionale, riferisce di aver ricevuto risposta per circa il 60% di richieste fatte al distributore – per un totale di oltre 200 richieste effettuate – della cui metà hanno dovuto fare richiesta almeno 2 volte per ottenere il dato della cabina. A questa criticità, sempre secondo quanto riferisce Regalgrid, si aggiunge la richiesta di codice cabina che ha validità di soli 180 giorni per cui, soprattutto in questa fase preliminare in cui bisogna trovare i primi cittadini interessati a costituire una comunità “sperimentale”, può capitare che i codici cabina trovati scadano e sia necessario effettuare nuovamente la richiesta.
Anche in questi casi, ritardi inconcepibili per i quali Legambiente, insieme ad altre firme del settore riunite all’interno della Rete delle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali, chiede la definizione di termini perentori e di sanzioni laddove dovessero esserci inadempienze. Ma i problemi non sono finiti. Ad esempio, la Comunità Energetica Alpina di Tirano ha bloccato la progettazione e la realizzazione del settore rinnovabile termico a causa della mancanza di indicazioni specifiche all’interno della legislazione e della regolamentazione tecnica, mentre la Comunità Energetica di Foiano Valfortore lamenta un preventivo, dal distributore locale, inaccessibile per la connessione degli impianti alla rete pubblica di distribuzione a causa della sovrasaturazione della rete stessa, che a sua volta dipende dalla sua vetustà.