Monitorare l’inquinamento del lago d’Orta attraverso alcune speciali sentinelle: le cozze. Il progetto di biomonitoraggio ambientale RisOrta dell’Ecomuseo del lago d’Orta e dell’Istituto di ricerca sulle acque Cnr di Verbania Pallanza, con il sostegno del Fai (Fondo per l’ambiente italiano) come primo finanziatore, ha come protagonista la cozza del lago d’Orta, nome scientifico Unio elongatulus, che grazie alla sua attività filtrante e alla sensibilità agli agenti esterni viene utilizzata per creare una rete di monitoraggio della qualità delle acque e per effettuare un risanamento localizzato delle zone costiere

I molluschi saranno provvisti di sensori che consentiranno di misurare in tempo reale le loro risposte alle condizioni ambientali. I dati sul loro comportamento verranno poi inviati digitalmente al Cnr per monitorare con continuità le condizioni dell’ambiente e rilevare immediatamente eventuali anomalie o immissioni di sostanze inquinanti.

Si tratta di una soluzione altamente tecnologica e sostenibile anche dal punto di vista economico, che vedrà la luce in un lago, quello d’Orta appunto, a lungo inquinato dagli scarichi industriali e che alla fine degli anni Ottanta è stato oggetto di un’imponente operazione di bonifica chiamata liming, con l’utilizzo di carbonati di calcio per riequilibrare l’acidificazione delle acque. Il lago presenta attualmente acque purificate, ma sedimenti ancora inquinati da metalli pesanti. E le acque più superficiali nella zona litorale sono esposte al rischio potenziale di rilascio di inquinanti provenienti dai sedimenti, a causa di una serie di agenti esterni come il moto ondoso, il ruscellamento e l’accesso dei bagnanti.

I bivalvi sono molto usati come “specie indicatrici della qualità dell’ecosistema”, perché sono molluschi filtratori che vivono infossati nei sedimenti dei fondali. In particolare, le specie di acqua dolce hanno un grande impatto sulla qualità degli ecosistemi lacustri e fluviali: filtrano grandi volumi d’acqua e svolgono la funzione di depuratori naturali, rimuovendo anche sostanze tossiche grazie alla capacità di accumularle e depositarle nei loro organi in forma non tossica. Oltre a questo, migliorano le condizioni dei sedimenti e rendono l’habitat più idoneo anche per altre specie, aumentando la biodiversità dell’ecosistema.

La specie nativa Unio elongatulus era scomparsa dal lago d’Orta all’inizio del secolo scorso a causa del grave inquinamento, e la sua ricomparsa rappresenta uno dei rari casi di ripopolamento spontaneo dopo un’alterazione così importante dell’ecosistema.

Il progetto RisOrta, gestito per la parte tecnico-scientifica da Nicoletta Riccardi, ricercatrice dell’Irsa Cnr di Verbania, prevede la reintroduzione di molluschi Unio elongatulus lungo una porzione del perimetro del lago. Attualmente, la popolazione di bivalvi è limitata a un solo tratto del litorale e la ricolonizzazione spontanea delle altre zone litorali richiederebbe tempi molto lunghi. RisOrta prevede di accelerare questo processo utilizzando molluschi della stessa specie prelevati dai laghi limitrofi, grazie al supporto volontario di alcune associazioni locali. In questo modo sarà possibile accelerare la depurazione dei sedimenti e favorire il ripopolamento di altre specie grazie al miglioramento delle condizioni dell’habitat. Successivamente, seguirà il biomonitoraggio attivo e in tempo reale dello stato ecologico dell’acqua per il rilevamento e l’identificazione immediata di eventuali immissioni di contaminanti, grazie all’installazione di gabbie contenenti molluschi provvisti di sensori per il rilevamento di anomalie del comportamento.

La zona dedicata sarà l’area di Bagnera d’Orta, dove si trova una delle spiagge più frequentate: l’obiettivo, sulla base degli esiti del progetto e grazie al reperimento di nuovi finanziamenti, è di estendere in seguito il monitoraggio a tutte le sponde del lago. I controlli verranno effettuati a distanza di un mese, 6 mesi e un anno dall’impianto: in caso di risposta comportamentale alterata da parte dei bivalvi si provvederà all’ispezione immediata e alla raccolta di campioni di acqua per analisi. Verranno, inoltre, regolarmente controllati a campione alcuni molluschi per l’analisi dell’accumulo dei metalli. Il progetto pilota servirà alla definizione delle modalità migliori per rendere operativo il sistema di biomonitoraggio continuo.