Se son rose fioriranno? Se godono di diverse ore di sole, di terra profonda e di abbondante circolazione d’aria – esigenze fondamentali – queste piante ci regaleranno sicuramente grandi soddisfazioni e una potatura ben condotta ci potrà aiutare a mantenerle sane.
Come si potano, dunque, le rose? Abbiamo chiesto consiglio a Marco Sartore, esperto vivaista di Sanremo, alla quarta generazione di una famiglia di rosaisti specializzati nella coltivazione di piante ottenute soltanto da talea, cioè interrandone un rametto, al posto di innestarlo su una specie selvatica, come si fa di solito. Il motivo di tale scelta inconsueta? “Queste rose più naturali camminano con le proprie gambe, cioè si sostengono con le loro stesse radici, così non si corre il rischio che la nostra rosa torni selvatica, come può succedere quando il portainnesto prende il sopravvento”, spiega l’esperto. “Inoltre, le rose nate da talea, quando invecchiano, possono essere tagliate alla base per far ringiovanire la pianta, dunque parliamo di rosai molto più longevi”. Un’ottima notizia per chi raccoglie talee nei giardini degli amici.
1. Quando potare le rose?
“Premetto che si tratta di piante robuste che possono cavarsela bene anche senza potature, ma un intervento di pulizia può sicuramente aiutare e rinvigorire la vegetazione, avere una forma armoniosa e far nascere fiori più grandi e numerosi“, afferma Sartore. Quando intervenire? “La tradizione vuole che le rose si potino in autunno, ma il cambiamento climatico ha scombinato le regole; una volta, in ottobre le piante erano già a riposo, di questi tempi vegetano e fioriscono fino a dicembre. Oggi, dunque, si pota a fine inverno, aspettando che sia superato il rischio di gelate, perché un ritorno del freddo potrebbe danneggiare i germogli, stimolati a crescere proprio dalla potatura. Per non sbagliare, interveniamo quando le gemme sono ben rigonfie, ma non hanno ancora schiuso le foglie, perciò da fine gennaio ai primi di marzo, a seconda della zona in cui abitiamo”, raccomanda il rosaista.
2. È importante disinfettare le cesoie
Prima di cominciare, assicuriamoci di avere delle cesoie ben affilate (o forbici da potatura per rose) e dei guanti comodi ma robusti. “Se abbiamo più di una pianta da curare, teniamo a portata di mano due cesoie. Avendone una coppia potremo alternarle durante il lavoro: mentre ne utilizziamo una, teniamo l’altra a bagno in alcol, e poi invertiamo. Così facendo, non trasporteremo eventuali malattie causate da funghi da una rosa all’altra”, sottolinea Sartore.
3. Come potare la rosa?
Per prima cosa, serve conoscere il nome della varietà che coltiviamo o quantomeno il suo gruppo di appartenenza, perché le diverse tipologie di rose hanno esigenze differenti. Per questo motivo, quando acquistiamo una rosa è importante conservare l’etichetta con il suo nome, da cui risalire all’identikit della pianta attraverso una ricerca via internet. Se abbiamo in giardino un vecchio cespuglio di cui non conosciamo l’origine possiamo scattare una foto del fiore e una della pianta intera e inviarle a un rosaista – anche attraverso i social network – per chiedere come si chiama. Non è un dettaglio di poco conto, perché il nome di una rosa ne racchiude i segreti e facilita molto il lavoro, oltre a permetterci di scoprire aneddoti incredibili che spesso si celano dietro la storia di questi fiori (Il romanzo della rosa, di Anna Peyron, Feltrinelli, è una lettura avvincente in proposito).
4. Antiche o moderne? Ecco i diversi gruppi di rose
Semplificando parecchio, le rose possono essere suddivise in alcuni gruppi principali. “Le specie selvatiche – o rose botaniche – sono quelle già presenti in natura e in generale hanno un portamento cespuglioso, fiori semplici con cinque petali e un’unica fioritura primaverile. Le rose antiche sono quelle ibridate dall’uomo prima del 1920 e generalmente hanno colori tenui, fiori non troppo vistosi e un portamento abbastanza naturale. Molte di esse, inoltre, non sono rifiorenti, dunque regalano una sola fioritura in tarda primavera. Le rose moderne, invece, sono frutto di ibridazioni che hanno portato a ottenere fiori molto vistosi e durevoli e nella maggior parte dei casi sono rifiorenti. Tra le rose moderne, poi, si distinguono le rose da giardino (a cespuglio o rampicanti), quelle da arredo urbano o paesaggistiche, con fiori che sovrastano il fogliame con macchie di colore uniformi; infine, ci sono le varietà coprisuolo, cespugli bassi e compatti adatti anche a vasi e davanzali”, sintetizza il rosaista ligure.
5. Potare le rose arbustive da siepe, a portamento naturale
“Le rose che formano un arbusto di forma densa e molto naturale, tra cui molte rose botaniche e parecchie rose antiche, ma anche varietà comuni nelle siepi come Chinensis Mutabilis, Chinensis Sanguinea, Sally Holmes, non richiedono una vera e propria potatura, perciò se abbiamo spazio a sufficienza possiamo lasciarle crescere eliminando soltanto i rami secchi. Se dobbiamo ridurne le dimensioni, interveniamo quanto basta per riportare il cespuglio alla forma desiderata“, suggerisce Sartore. Di questo gruppo fanno parte anche le rose rugose (con le foglie appunto rugose, molto adatte ai climi di montagna) e le rose inglesi, particolari ibridi rifiorenti “travestiti” da rose antiche, cioé con corolle molto aperte e profumate e un aspetto un po’ nostalgico. Anche per loro, basta una leggera potatura di contenimento se necessaria.
6. I trucchi per le rose a cespuglio in quattro mosse
“La potatura delle rose moderne a cespuglio si fa in quattro mosse. Per prima cosa, eliminiamo i rami secchi o spezzati. Poi tagliamo i rami secondari esili, che magari sono cresciuti all’interno del cespuglio in ombra o che ci appaiono deboli. Quindi, recidiamo alcuni dei rami vecchi e legnosi (quelli marroni di più anni, che ormai non danno più fiori). Infine, accorciamo tutti gli altri rami a 20-40 centimetri di altezza dal suolo, ma anche di più se vogliamo ottenere piante più alte”, illustra l’esperto. “Il taglio deve essere sempre fatto in diagonale, inclinato di circa 45 gradi rispetto al ramo, in modo che la pioggia possa scorrere via dalla ferita, nella direzione opposta rispetto alla gemma. In pratica, recidiamo un centimetro sopra una gemma rivolta verso l’esterno della pianta. Dunque, prima di intervenire, assicuriamoci che la gemma subito sotto il taglio che ci accingiamo a fare sia rivolta verso l’esterno del cespuglio, così il ramo che nascerà avrà luce a sufficienza”.
7. Come comportarsi con le rose rampicanti
“Le rose che chiamiamo rampicanti, dalla rossa ”Edith Piaf” alla rosa ”Pierre de Ronsard”, sono in realtà piante sarmentose, cioè producono lunghi rami arcuati (i sarmenti) che si appoggiano ad alberi e cespugli; starà a noi fissare questi rami a dei tutori per farli salire in altezza o per coprire una recinzione. Ciò premesso, le cosiddette varietà rampicanti vanno potate pochissimo. Per prima cosa, togliamo i rami secchi e quelli molto deboli. Dopo eliminiamo interamente alcuni dei fusti più legnosi, marroni (questo svecchiamento va fatto soltanto ogni tre o quattro anni). Infine, se la nostra rosa ha già raggiunto l’altezza desiderata, pieghiamo e fissiamo in posizione orizzontale i rami rimasti usando dei legacci elastici; così facendo, da ogni loro gemma nascerà un fiore”, assicura il vivaista. “Dopo la potatura la nostra rosa rampicante dovrà avere un aspetto a ventaglio“, spiega.
8. Rose paesaggistiche e miniature da davanzale: le più facili
Le rose paesaggistiche sono piante molto vistose e rifiorenti, diventate di moda anche nei giardini da quando abbiamo iniziato a vederle nelle aiuole pubbliche delle nostre città; tra le più comuni ci sono la rossa ”La Sevillana” e la bianca ”Iceberg”. Come comportarsi con loro? “Non serve potare le rose paesaggistiche e nemmeno intervenire sulle rose coprisuolo (tra cui si annoverano le mini rose da davanzale), se non quando occorre contenerne le dimensioni; in tal caso, procediamo come spiegato per le rose a cespuglio“, afferma l’esperto. “Per le rose ad alberetto, infine, facciamo come per le rose moderne a cespuglio, considerando solo la chioma”.
9. Dopo la potatura, un disinfettante e una cura ricostituente
“Subito dopo aver eseguito la potatura, è consigliabile disinfettare le piante con un fungicida a base di rame, per esempio un prodotto contenente verderame (è ammesso in agricoltura biologica), da diluire in acqua secondo le indicazioni in etichetta per poi spruzzarlo bene su tutti i rami; un’operazione da eseguire preferibilmente al mattino. Infine, è bene concimare le rose potate con un fertilizzante organico in pellet o granulare, per esempio a base di guano, per dare vigore ai nuovi germogli stimolati dalla potatura e dall’uscita dall’inverno”.
10. Attenzione: talvolta serve anche una pulizia estiva
“Sulle rose moderne a fiore grande, come ”Peace” o ”Black Baccara”, è molto importante eliminare le corolle secche per stimolare la produzione di nuovi boccioli durante tutta la bella stagione. Come si fa? Partendo dal fiore, si scende con lo sguardo lungo il fusto fino ad arrivare al primo o al secondo gruppo di foglie composte da cinque foglioline, quindi si taglia lo stelo recidendolo sopra quel nodo. Se tagliassimo più in alto, ovvero sopra le foglie con tre foglioline, potrebbero nascere nuovi germogli senza boccioli”, specifica Sartore. “Se vogliamo raccogliere le rose come fiori da taglio, procediamo allo stesso modo”. Quando parliamo, invece, di specie botaniche oppure di rose antiche con tante piccole corolle riunite a mazzetti, è inutile e controproducente eliminare i fiori appassiti, perché regalano bacche molto belle (cinorrodi) che durano sulla pianta tutto l’inverno.