Malgrado le guerre, malgrado l’inflazione e malgrado le tante resistenze, lo sviluppo del settore delle rinnovabili nel mondo così come in Europa corre. A sostenerlo il rapporto Le filiere del futuro della fondazione Symbola sulla geografia delle nuove fonti energetiche presentato all’Energy Transition Expo di Rimini (K.Ey). Lo scorso anno nel mondo gli investimenti nelle rinnovabili hanno toccato il valore record di 495 miliardi di dollari, mentre nei prossimi cinque anni si prevede che verrà installata una potenza rinnovabile pari a quella degli ultimi venti.
In Europa, continua il rapporto, nel 2022 si è aggiunta una capacità fotovoltaica di 41,4 GW, ovvero il 47% in più rispetto al 2021, che era già stato un anno record. Solo la Germania 7,2 gigawatt e 3 di eolico, la Spagna 7 gigawatt di fotovoltaico e uno di eolico, l’Olanda 4 gigawatt di fotovoltaico e 1 di eolico, la Francia ha superato i 2 gigawatt di fotovoltaico e arriverà a 2 di eolico.
“L’Italia? Con 2,5 GW fotovoltaici sta recuperando rispetto alla stasi degli ultimi anni”, spiega Ermete Realacci, classe 1955, ambientalista, politico e presidente della fondazione Symbola. “Ma deve accelerare: secondo recenti stime di Elettricità Futura serviranno 85 gigawatt aggiuntivi di rinnovabili, da ripartire essenzialmente tra eolico e fotovoltaico, da qui al 2030. E questo comporta una media annuale di 10-12 gigawatt di nuove installazioni dal 2025 in poi. Siamo in grado di farlo, e i dati che emergono dalla nostra indagine lo dimostrano, a patto di renderci conto dello stato delle cose con le sue potenzialità, gli evidenti benefici così come degli ostacoli”.
Il rapporto fotografa per la prima volta le imprese attive nella filiera delle rinnovabili. Ma con dei limiti dichiarati: non rileva le imprese individuali e sottostima l’apporto delle imprese di piccole dimensioni. In agricoltura ad esempio non è stato possibile capire in quanti stanno usando le rinnovabili, che ormai convengono sul piano economico. Tutti ambiti che se adeguatamente considerati, potrebbero a numeri maggiori rispetto a quelli stimati. Materia per i prossimi rapporti.
Il nostro Paese conta su circa 21.378 imprese attive nella filiera delle rinnovabili, che però sono concentrate soprattutto a Roma e Milano. Un terzo, infatti, ha la propria sede legale in Lombardia e Lazio. La Lombardia, in particolare, con 3.778 imprese e 17,7% di quota percentuale è la regione con la maggiore presenza di imprese, seguita dal Lazio con 2.446 e una quota del 10,5%. Al terzo posto si colloca il Veneto (1.995, 9,3%), regione seguita dalla Campania (1.733, 8,1%) e quindi a brevissima distanza dall’Emilia-Romagna (1.703, 8,0%). Queste cinque regioni costituiscono nell’insieme il 53,6% del totale delle imprese individuate.
Dal punto della specializzazione, quasi metà si occupa di installazione e manutenzione degli impianti, specie nel Lazio, mentre per la Lombardia ha un peso rilevante il settore legato a consulenza, collaudo, monitoraggio. Nel complesso installazione e manutenzione vale il 44,15%, il commercio il 14,1%, la manifattura l’11,2%, la produzione di energia il 7,2%, mentre la consulenza, collaudo e monitoraggio il 7,1%.
“Se al Centro Italia si punta più sulla parte edilizia, al Nord è concentrata la parte di sviluppo“, conclude Realacci. “Ma è un tessuto di imprese distribuito su tutto il territorio in tutti i segmenti della filiera. E poi ci sono esperienze di rilievo come la più grande gigafactory d’Europa per la produzione di moduli fotovoltaici, parliamo di 3 GW all’anno, che sarà attiva dal 2024 a Catania“.
Insomma, una conferma che l’Italia ha i talenti e le competenze per partecipare alla transizione verde. La più grande gigafactory d’Europa a Catania per altro ci permetterà di avere una maggiore indipendenza anche sul fronte dei pannelli. A patto che la svolta verso le rinnovabili non venga frenata da politiche sbagliate e ritardi burocratici.