Tra gli animali c’è un favoloso musicista che non ti aspetti, un mammifero per il quale la frase “ha il ritmo nel sangue”, se non fosse un’antropomorfizzazione, calzerebbe a pennello. È una neuroscienziata italiana che lavora all’estero, Laura Verga del Max Planck Institute for Psycholinguistics di Nijmegen, in Olanda, ad aver condotto uno studio (pubblicato su Biology Letters) che rivela l’abilità ritmica delle foche.
Lavorando su venti giovani foche ospitate nel Sealcenter Pieterburen, centro dove vengono accolti i piccoli abbandonati dalle madri, Verga ha dimostrato che questi mammiferi sono in grado di discriminare il ritmo, senza un precedente addestramento. Lo fanno meglio dei primati non umani, che sembrano così vicini a noi. “Solo gli animali in grado di imparare nuove vocalizzazioni, come gli esseri umani e gli uccelli canori, sembrano avere un senso del ritmo – spiega Verga – Sappiamo che i nostri parenti più prossimi, i primati non umani, devono essere addestrati a rispondere al ritmo. E anche quando sono addestrati, i primati mostrano capacità ritmiche molto diverse dalle nostre”.
Invece le foche non hanno bisogno di un addestramento per rispondere al ritmo. Verga descrive come lo ha verificato: “Abbiamo innanzitutto creato sequenze di vocalizzi di foca, registrando altri giovani esemplari. Le sequenze differivano per tre proprietà ritmiche: il tempo (veloce o lento, come i battiti al minuto nella musica), la lunghezza (breve o lunga, come la durata delle note musicali) e la regolarità (regolare o irregolare, come un metronomo o il ritmo del free jazz). Il nostro obiettivo era osservare come le giovani foche avrebbero reagito a questi schemi ritmici”.
La risposta è stata una vera sorpresa: “Utilizzando un metodo derivato dagli studi sui neonati umani – dice la neuroscienziata – abbiamo registrato quante volte le foche hanno girato la testa per guardare la fonte del suono (dietro la schiena). Questo girare lo sguardo indica se gli animali (o i neonati) trovano interessante uno stimolo. La nostra ipotesi era che se le foche fossero state in grado di discriminare tra diverse proprietà ritmiche, avrebbero guardare più a lungo o più spesso nel sentire una sequenza che preferiscono”.
Ed è proprio quanto accaduto: “Le giovani foche guardavano più spesso quando le vocalizzazioni erano più lunghe, più veloci o ritmicamente regolari. Ciò ci ha dimostrato – argomenta la ricercatrice – che le foche di un anno, senza addestramento o ricompense, sono state in grado di discriminare spontaneamente tra sequenze regolari (metronomiche) e irregolari (aritmiche), tra sequenze con note brevi e lunghe e tra sequenze con ritmo veloce e lento”.
Non solo ritmo, anche voce
Perché studiare proprio le foche? Perché ipotizzare che proprio questi mammiferi hanno capacità ritmiche? “È noto che le foche sanno modificare la loro voce e sanno apprendere nuove vocalizzazioni – risponde Verga – è stato documentato il caso di una foca che aveva imparato a imitare la voce umana, capacità che hanno pochissimi mammiferi.
La nostra ipotesi era appunto che la loro abilità ritmica sia legata alla loro capacità di apprendere le vocalizzazioni, abilità che potrebbero essersi co-evolute sia negli esseri umani che nelle foche”. Le ricerche di Verga mirano infatti a indagare le origini evolutive del linguaggio e della musicalità umane, che sono ancora in gran parte piuttosto inesplorate, e quanto rilevato nelle foche è un elemento assai importante in questo tipo di studi.
“I nostri risultati dimostrano che analogamente ai neonati umani, la percezione del ritmo che troviamo nelle foche nasce presto, è robusta e non richiede né addestramento né rinforzo – sottolinea Verga – ora vogliamo vedere se le foche percepiscono il ritmo nelle vocalizzazioni di altri animali, o anche in suoni astratti; e se altri mammiferi mostrano le stesse capacità. la domanda di fondo è: le foche sono speciali o anche altri mammiferi sono in grado di percepire spontaneamente il ritmo?”.
“Nell’immediato però – conclude la neuroscienziata – vogliamo raccogliere dati su come la percezione del ritmo incida sui ritmi fisiologici delle foche. Sappiamo che negli umani i ritmi fisiologici si legano a ritmi esterni: per esempio, quando ascoltiamo della musica il nostro battito cardiaco cambia. Vogliamo vedere prima di tutto se questo accade anche in altre specie di foche oltre a quelle comuni (Phoca vitulina) oggetto della nostra ricerca e poi studieremo altri mammiferi”.