Oggi polli e galline vivono un po’ ovunque. Ma da dove arrivano? Dove e quando sono state domesticati dall’uomo, iniziando il loro viaggio attorno al mondo al nostro seguito? Strano a dirsi, trattandosi di animali così comuni, ma la scienza ha ancora poche certezze sulla loro origine. Un consorzio di ricerca internazionale ritiene però di aver risolto, una volta per tutte, il mistero, con due studi che identificano nell’Asia il paese natale delle galline domestiche, e descrivono gli eventi che hanno portato alla nascita di uno dei più diffusi animali da allevamento del Pianeta.
Le due ricerche sono state pubblicate sui Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) e sulla rivista Antiquity. E hanno ricostruito la storia dei polli domestici rianalizzando i campioni di antiche ossa di pollo identificati in oltre 600 siti archeologici di 89 paesi, e utilizzando la datazione al radiocarbonio per verificare con precisione l’età di 23 dei più antichi ritrovamenti provenienti dall’Europa, dal Nord Africa e dal Medio Oriente. In questo modo, i ricercatori ritengono di aver dimostrato in modo inequivocabile la zona e il periodo di origine dei polli domestici, e le tempistiche e il percorso che hanno seguito durante la loro introduzione nel continente europeo.
“Questa accurata rivalutazione dei polli ha dimostrato come prima cosa quanto fosse scorretta la nostra comprensione della loro domesticazione, in termini temporali e geografici”, spiega Greger Larson, paleontologo di Oxford che ha coordinato lo studio pubblicato su Pnas. “Ancor più eccitante, probabilmente, essere riusciti a dimostrare come l’arrivo dell’agricoltura del riso in asciutta abbia agito da catalizzatore sia per i processi di domesticazione, sia per la diffusione globale di questi animali”.
In precedenza, la teoria più accreditata parlava infatti di una domesticazione relativamente antica: 10mila anni fa, in una zona compresa tra Cina e subcontinente indiano, e un’introduzione in Europa intorno al 5000 avanti Cristo. Le nuove analisi puntano però in direzione completamente opposta: i polli sarebbero emersi infatti nel Sud Est asiatico solamente intorno al 1500 a.C., in corrispondenza con l’inizio delle coltivazioni di riso e di miglio. I due cereali rappresentano una fonte di cibo perfetta per questi animali, e la loro coltivazione avrebbe sostituito le giungle del luogo con campi coltivati, un ambiente perfetto per il gallo bankiva (Gallus gallus, l’antenato selvatico dei polli), che potrebbe aver attirato questi animali nei pressi delle comunità umane.
Molti dei reperti datati con il radiocarbonio sono risultati inoltre più recenti di quanto si pensasse, e questo ha permesso ai ricercatori di ricostruire l’arrivo dei polli nel continente europeo. Un processo guidato dai commerci marittimi sul Mediterraneo, e iniziato intorno all’800 a.C. (i più antichi reperti si trovano in Italia, nei siti di due antiche colonie greche), e poi proseguito per oltre un millennio prima che l’allevamento di questi animali si diffondesse anche nelle regioni settentrionali del continente.
Se nelle zone mediterranee l’impero romano contribuì a diffondere l’allevamento e il consumo alimentare di uova e carne di pollo, tra le popolazioni dell’Europa centro settentrionale questi uccelli sembrerebbero essere stati considerati per secoli come curiosità e oggetti di venerazione, prima di trasformarsi in uno dei più diffusi animali da allevamento del pianeta.