Con una spazzola per pastori tedeschi. Così, ogni primavera, vengono pettinate 70 capre Cashmere in una valle delle Prealpi friulane. Il fortunato gregge può contare su allevatrici e allevatori d’eccezione: una scienziata microbiologa, una veterinaria, due monache benedettine, una guida turistica. Da due anni a questa parte una delle più piccole comunità montane alle porte del Parco naturale delle Dolomiti Friulane ha accolto nuova vita e sta condividendo un bel progetto, che punta al benessere animale e al recupero e alla cura dei terreni abbandonati.
Paola Zaccone (microbiologa) e Tatiana Sbaragli (veterinaria), fondatrici della piccola impresa Friul Cashmere di Frisanco, Val Colvera, ci illustrano una storia originale, tra natura, pascoli, allevamento, lana pregiata e scelte di vita radicali. “Due anni fa – attacca Paola – Tatiana e io decidemmo di acquistare nel Chianti senese una quarantina di capi. Ce li ha venduti un’allevatrice americana che aveva importato le capre dalla Scozia negli anni Novanta”.
L’interesse a questi animali ha radici profonde: nella cultura contadina otto-novecentesca della pedemontana friulana “ogni famiglia aveva 3-4 capre che soddisfacevano il fabbisogno quotidiano di latte e carne”, racconta Paola. “Abbiamo scelto la capra perché è una specie molto rustica e offre la possibilità di essere allevata anche in un territorio con pascoli residuali. Si ciba di quello che trova in terreni marginali e in inverno, negli ovili, ha bisogno solo di una piccola integrazione di cereali”.
Interessante, inoltre, la scelta di distribuire il gregge in mini-stalle che vanno da due o tre capi fino a un massimo di 25: le prime affidatarie sono state le monache del monastero benedettino “Santa Maria Annunciata” di Poffabro, sempre in Val Colvera. Un altro piccolo gregge di otto capre si trova nella vicina Valcellina e contribuisce all’eco-sfalcio dei terreni abbandonati. “Per ora non vendiamo gli animali, siamo in un periodo di espansione. I capretti, appena svezzati, li diamo in affido, chiedendo in cambio solo la lana”. Vengono utilizzate, poi, solo piccole quantità di latte, perché i capretti restano molti mesi con le madri e beneficiano, giustamente, del loro nutrimento naturale. “Produciamo sapone al latte di capra, fatto con oli alimentari pregiati – mandorla e oliva per esempio. E lo regaliamo a Natale a chi ci sostiene e a pochi amici”.
La scelta di Paola
Una laurea in farmacia, un dottorato in microbiologia a Cambridge e 20 anni tra ricerca di base e insegnamento nella prestigiosa università britannica. Poi il rientro in Italia, nella terra d’origine. Paola ha stravolto la sua vita. Perché una scelta così radicale? “L’ho maturata in 5-6 anni. Nel 2015 ho scoperto di avere un carcinoma, che ho curato al CRO di Aviano in un percorso lungo e impegnativo. L’esperienza della malattia mi ha fatto capire che volevo fare altro: avevo maturato il desiderio di tornare alla natura e agli spazi della valle dei miei genitori”.
La Capramminata
Se Paola si occupa delle incombenze giornaliere (approvvigionamento del fieno, lettiere, addestramento al pascolo dei capi più giovani), Tatiana segue tutte le cure veterinarie programmate. “Si sono ambientate bene”, assicura la veterinaria. “La raccolta del sottopelo che, una volta filato, diventa Cashmere – spiega – viene effettuato in marzo-aprile con un metodo non doloroso per gli animali. Aspettiamo che il pelo si stacchi naturalmente e pettiniamo ogni capra per 2-3 ore con le stesse spazzole che si utilizzano per i pastori tedeschi”.
Le prime sciarpe dal filato prodotto nel 2020 sono state tessute quest’anno, sempre in Friuli. “Per ora l’impresa non produce reddito. Siamo ancora in una fase di crescita”, dice Tatiana. Le due imprenditrici, per raggiungere il pareggio di bilancio, puntano anche su attività di contorno, che vanno dal turismo alla fattoria didattica, con eventi come il trekking Capramminata, l’iniziativa ”Capre sotto le stelle” nella notte di San Lorenzo, l’escursione ”Capre e castagne” nei boschi della valle in ottobre. La fantasia non manca, la passione per il territorio neppure. E le capre Cashmere ringraziano.