Di fronte al perdurare della siccità, che definisce “un’emergenza mai finita”, Legambiente lancia un appello al Governo Meloni, perché non siano più rimandate misure per “prevenire ‘l’emergenza idrica’ che caratterizzerà sempre di più il nostro territorio e smettere di pensarci solo quando il danno è già stato fatto”.
L’associazione ambientalista indica le priorità da mettere in campo, a partire dalla definizione di una strategia nazionale idrica, strutturata in otto punti, che abbia un approccio circolare con interventi di breve, medio e lungo periodo per favorire da una parte l’adattamento ai cambiamenti climatici, e dall’altro permettere di ridurre da subito i prelievi di acqua evitandone anche gli sprechi. “A partire dai prossimi mesi la domanda di acqua per uso agricolo si aggiungerà agli attuali usi civili e industriali che sono già in sofferenza – sottolinea Legambiente – e il fabbisogno idrico nazionale sarà insostenibile rispetto alla reale disponibilità”.
I punti fondamentali indicati dall’associazione per una strategia idrica nazionale sono otto:
- favorire la ricarica controllata della falda, facendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare;
- prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità e attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini;
- attuare interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione;
- implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie;
- riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti;
- utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi;
- favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti;
- introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti.
“Il 2023 è appena iniziato, ma sta mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi e livelli di siccità. Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Serve poi adottare una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – e che permetterebbe di rendere più competitiva e meno impattante l’intera filiera. Non dimentichiamo che la transizione ecologica deve passare anche per il comparto idrico, oggi in forte sofferenza a causa soprattutto della crisi climatica”.
Legambiente ricorda che l’Italia – con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno – è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’OMS, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l’approvvigionamento idrico della Penisola. Secondo i dati diffusi dallo GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico), all’aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche.