Alle isole Svalbard vengono costantemente scoperte nuove specie di piante ‘aliene’ e i ricercatori stanno lavorando per verificare quale sia la minaccia che rappresentano per le piante autoctone. Finora l’Artico è riuscito a evitare una delle più gravi minacce alla biodiversità sulla Terra. Questo vale anche per le Svalbard, ma le cose potrebbero cambiare molto rapidamente e i ricercatori vogliono scoprire come contrastare questa minaccia.

“L’aumento dell’attività umana aumenta il rischio di introduzione di nuove specie vegetali. E i cambiamenti climatici aumentano il rischio di insediamento delle specie invasive”, spiega Kristine Bakke Westergaard, professoressa associata presso il Dipartimento di Storia Naturale, che fa parte del Museo Universitario dell’Università Norvegese di Scienza e Tecnologia (NTNU).


Le specie non autoctone si stanno diffondendo in vaste aree del pianeta e possono alterare l’equilibrio consolidato in una determinata area. Le Svalbard sono particolarmente a rischio a causa della loro popolarità come destinazione per crociere e altre attività turistiche. Tuttavia, al momento dell’arrivo i visitatori non vengono controllati per verificare se portano con sé qualche ‘clandestino’ biologico. Ad esempio, nessuno controlla se i passeggeri aerei o i turisti in crociera hanno scarpe contaminate o se il terreno importato contiene semi.

Dall’altra parte del mondo, in Antartide, ci sono requisiti e controlli molto più severi per prevenire questo tipo di introduzioni. La mancanza di routine di biosicurezza alle Svalbard preoccupa i ricercatori. Attualmente, solo le specie più resistenti sono in grado di sopravvivere alle Svalbard. Tuttavia, negli ultimi anni l’arcipelago è diventato molto più caldo, consentendo a un maggior numero di specie di stabilirsi.

“In relazione al clima attuale, abbiamo identificato tre specie che hanno un potenziale particolarmente elevato per trovare nuovi habitat alle Svalbard. Se riuscissero a diffondersi in queste aree, potrebbero rappresentare una minaccia”, spiegano gli esperti. Si tratta della gramigna (Deschampsia cespitosa), di una una specie di ranuncolo dei prati (Ranunculus subborealis subsp. villosus) e della saussurea delle Alpi. I modelli mostrano che quasi tutte le aree delle Svalbard svilupperanno un clima adatto a molte di queste piante non autoctone.

Le isole disabitate di Edgeøya, Barentsøya a est, così come l’isola di Bjørnøya, con la sua stazione meteorologica presidiata a sud, sono le più a rischio. “In futuro, con il riscaldamento del clima, la maggior parte delle specie non autoctone che abbiamo analizzato ha il potenziale per diffondersi in tutte le Svalbard”, dicono gli esperti.

I ricercatori ritengono che le autorità ambientali debbano agire rapidamente se vogliono limitare ed evitare che queste specie invasive non autoctone si diffondano al di là delle aree in cui sono già presenti. Inoltre, secondo i ricercatori, la società deve dare priorità alla prevenzione della diffusione di nuove specie non autoctone alle Svalbard prima che la minaccia per l’ecosistema artico diventi troppo grande e ingestibile.