Gli eventi climatici estremi come il crollo dei ghiacciai e la storica siccità ci ricordano la vulnerabilità del nostro paese e le necessità di pianificare azioni e politiche adeguate. I cambiamenti climatici generati dalle attività umane già oggi hanno profonde ripercussioni per la società, l’economia e la biosfera. Nei prossimi anni ci dobbiamo aspettare un loro inasprimento, come ci ricorda l’enorme lavoro di sintesi della conoscenza scientifica appena stilato dall’IPCC, l’organo ONU che si occupa di scienze climatiche e insignito del premio Nobel per la pace. A questi rischi si sommano quelli di una guerra che non si arresta e che vediamo nelle bollette energetiche e nell’inflazione, e che potrebbe portare il prossimo inverno allo stop delle esportazioni di gas russo verso l’Europa.

 

In questo contesto difficile, il Consiglio Europeo si è accordato sulle linee generali del pacchetto di politiche climatico/energetiche “Fit-for-55”, che traduce in pratica l’impegno già preso con la legge Europea sul clima di ridurre le emissioni di gas serra del 55% al 2030 (rispetto al 1990) quale passo intermedio per lo “zero-netto” di emissioni al 2050. La vasta serie di misure legislative del “Fit-for-55” include il rafforzamento e l’estensione degli strumenti di mercato per la riduzione delle emissioni, la creazione di fondi sociali per un’equa distribuzione degli sforzi fra i paesi membri e al loro interno, e regolamentazioni su settori specifici come trasporti, edifici ed industria. Nel settore dei trasporti, il Consiglio Europeo ha confermato quanto già da diversi anni in discussione per avviare l’abbattimento di circa un quarto delle emissioni europee di CO2, che comprende la fine della vendita di nuove automobili e furgoni con motori a combustione interna dopo il 2035. Si afferma così il ruolo fondamentale dell’elettrificazione degli usi finali dell’energia e il ruolo dei combustibili alternativi a basse emissioni per la decarbonizzazione del trasporto aereo e navale. Questa stessa direzione è anche indicata nel recente rapporto del gruppo di esperti STEMI1 del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS).

Oltre al pacchetto Fit-for-55, a Bruxelles si sta discutendo un ulteriore pacchetto di misure per la gestione dell’emergenza energetica nel contesto della guerra in Ucraina (REpowerEU), con lo scopo di superare le difficoltà imposte dalla guerra continuando a riorientare l’economia europea verso un incremento dell’uso di energia rinnovabile e dell’efficienza energetica. Ora il percorso legislativo si sta sviluppando al Parlamento Europeo. Nei prossimi mesi seguiranno intense discussioni per conciliare le posizioni di Parlamento, Stati membri e Commissione, finalizzando l’iter legislativo di questi pacchetti.


l’Italia gioca un ruolo fondamentale in questa negoziazione e ha l’opportunità di integrare il nostro sistema energetico in un quadro di cooperazione transnazionale e di rafforzare la solidità europea. A livello industriale, le principali opportunità nascono dalla possibilità di sfruttare vantaggi legati all’abbattimento dei costi delle rinnovabili e delle batterie, ai vantaggi economici che possono derivare dall’integrazione dei sistemi grazie a interconnessioni e tecnologie digitali, ed alla riduzione dei costi dell’importazione di combustibili dall’estero, giunte a quasi 100 Miliardi di euro all’anno per l’Italia. Riportare parte, o – a regime – tutto questo esborso nella nostra economia non può avere altro che effetti benefici in termini di nuovo lavoro.

Ridurre l’inquinamento atmosferico e i gas serra non ha solo benefici per la salute e per l’ambiente, ma anche per l’economia. Le profonde implicazioni delle misure in discussione in sede Europea richiederanno, come nel caso del debito comune contratto a seguito del Covid, una capacità di fare sistema ed una volontà collettiva di anteporre l’interesse generale a quello individuale. In particolare, sarà fondamentale usare l’importante gettito fiscale generato dalla vendita dei diritti di emissione in maniera efficace ed efficiente. Parte di questo reddito sarà indispensabile per aiutare la transizione, in modo tale da generare chiare opportunità di crescita e sviluppo per il sistema industriale, specie nei settori più esposti ai rischi della transizione e soprattutto in campo manufatturiero. Lo stesso reddito sarà anche fondamentale, specie nel caso in cui la transizione e la guerra porteranno ad incrementi dei costi, per aiutare le famiglie a maggior rischio di povertà energetica. La riforma della tassazione energetica può permettere di eliminare le attuali distorsioni che favoriscono settori inquinanti tramite sussidi costosi e dannosi, promuovendo una transizione verso un sistema basato sull’impatto ambientale (chi inquina paga) di cui si parla da 30 anni, permettendo anche al cittadino di sapere quali spese vengano finanziate con il gettito. Azioni coordinate tra gli ambiti dello sviluppo industriale e dei settori dei trasporti e dell’edilizia, compresa la promozione di una transizione ai veicoli elettrici, alla multi-modalità, alle pompe di calore e, più in generale, all’efficienza energetica hanno la possibilità di rafforzare la nostra capacità manifatturiera e, allo stesso tempo, aumentare la produttività del nostro sistema energetico, ottenendo il doppio vantaggio di aumentare l’indipendenza energetica e ridurre le emissioni inquinanti.


Le negoziazioni sulle politiche europee offrono la possibilità di delineare strategie efficaci, solidamente basate sullo sviluppo delle energie rinnovabili, valutando con cautela soluzioni che hanno tempi di sviluppo molto lunghi (come l’energia nucleare) e basi tecniche strutturalmente deboli, (come alcune applicazioni dell’idrogeno), specie se queste rischiano di essere utili più che altro a ritardare scelte che sono sempre più urgenti. Se ben disegnati, l’intervento pubblico sulle infrastrutture e, più in generale, le politiche pubbliche per lo sviluppo economico ed industriale, saranno in grado di orientare il sistema produttivo italiano verso benefici comuni, compresa una crescita più dinamica che promuova nuova occupazione e migliori capacità di gestire il debito pubblico, sempre più appesantito dai rischi ambientali. Il Fit-for-55 ha elementi legislativi che vanno in tutte queste direzioni e che ora devono essere definiti. Spetta a noi insieme ai nostri partner europei cogliere l’opportunità di questa transizione storica in uno dei momenti più delicati della storia del dopo-guerra: l’alternativa sarebbero solo un’Europa ed un’Italia più deboli.