Da Amsterdam a New York, la presenza di ratti in alcune grandi città sta aumentando da qualche tempo a questa parte, nonostante gli sforzi messi in campo dalle amministrazioni locali per contenere il fenomeno. Secondo i risultati di uno studio pubblicato su Science Advances, la questione sarebbe collegata alla crescente urbanizzazione e soprattutto all’aumento delle temperature globali, che contribuisce ad allungare la stagione degli accoppiamenti. Parallelamente, l’aumento nel numero di abitanti delle città garantisce fonti di cibo per questi animali in forma di rifiuti alimentari.
Si tratta di un problema non da poco, dato che i ratti possono causare danni alle infrastrutture, rovinare i raccolti, contaminare le riserve di cibo. Solo negli Stati Uniti, si stima che i danni economici relativi a questo fenomeno ammontino a 27 miliardi di dollari all’anno. Senza considerare il fatto che i ratti che infestano le città possono fare da vettore per diverse malattie, dalla leptospirosi alla peste bubbonica. Per capire meglio l’origine del problema, gli autori e le autrici del nuovo studio hanno analizzato i dati relativi a 16 grandi città concentrate soprattutto in Nord America (ad eccezione di Tokyo e Amsterdam), raccolti negli ultimi 12 anni circa. I dati si basano sia sulle segnalazioni dei cittadini che sulle ispezioni ufficiali. In 11 città delle 16 prese in esame il numero di ratti è aumentato significativamente nel periodo analizzato: in testa alla classifica ci sono Washington D.C., San Francisco, Toronto, New York City e Amsterdam, seguite da Oakland, Buffalo, Chicago, Boston, Kansas City e Cincinnati. Tokyo, Louisville e New Orleans hanno invece mostrato un andamento opposto, con il numero di ratti che si è ridotto nel corso degli ultimi 12 anni. Infine, a Dallas e St. Louis le popolazioni di ratti sono rimaste più o meno stabili nello stesso arco di tempo.
Come anticipato, tra i fattori che sembrano mostrare una correlazione più forte con la crescita delle popolazioni di ratti nelle città c’è in primis l’aumento delle temperature, seguito dall’urbanizzazione (stimata in base alla percentuale di aree coperte da vegetazione) e dalla densità della popolazione. Le città che hanno mostrato un maggiore aumento delle temperature, una maggiore urbanizzazione e un maggiore incremento nel numero di abitanti sono anche quelle in cui è stata registrata una più forte presenza di ratti. Ed è vero anche l’opposto: nelle città più verdi l’espansione delle popolazioni di ratti è stata più lenta o addirittura si è verificato l’andamento inverso. Ma cosa si può fare per arginare il problema? Gli autori e le autrici dello studio sottolineano che le soluzioni più promettenti potrebbero essere quelle mirate a rendere le città meno favorevoli all’insediamento dei ratti, piuttosto che ad eliminare quelli che ci sono già. L’utilizzo di veleni, per esempio, nel tempo si è mostrato inefficace, oltre a causare sofferenze negli animali (ratti e loro predatori) e problemi di inquinamento ambientale. La città di New York, si legge nella pubblicazione, avrebbe aumentato l’utilizzo di rodenticidi tra il 2014 e il 2019, ma gli avvistamenti di ratti nello stesso periodo sarebbero aumentati. Al contrario, concludono i ricercatori, migliorare la gestione dei rifiuti, rendendoli meno accessibili, e trovare dei modi per limitare l’intrusione dei ratti all’interno degli edifici potrebbero rivelarsi strategie più valide.