Dal kit dell’orto casalingo ai concimi naturali ottenuti dalle alghe del mare per compensare la carenza di quelli chimici determinata dalla guerra in Ucraina, dalle suore contadine che lavorano la terra e allevano gli animali per aiutare il crescente numero di persone in difficoltà fino alle serre hi-tech con fotovoltaico per produrre senza consumo di suolo quell’energia di cui il Paese ha bisogno. Sono solo alcune delle novità presentate a Roma agli Oscar Green dei giovani della Coldiretti nel primo salone della creatività made in Italy, con le rivoluzionarie novità ideate dai giovani nelle campagne per garantire l’autosufficienza alimentare ed energetica al Paese di fronte alla crisi scatenata dalla guerra.
Creatività
La rivoluzione green delle mandorle: dai dolci ai mobili (Sardegna) – Daniele Murgia
In nome della biodiversità sarda nasce una rete virtuosa di imprese che scommette sull’economia circolare, restituendo valore allo scarto, in un’ottica di economia green con la massima valorizzazione del mandorlo. Di questa pianta, grazie alla collaborazione tra differenti startup agricole e progetti consolidati di impresa, non si butta via niente. Il frutto dalle impareggiabili caratteristiche è destinato all’impresa dolciaria, mentre le parti che fino a oggi diventavano concime per la pianta, sono il volano di altre imprese agganciate alla rete.
Innanzitutto quelle del design, a cui è destinato il guscio, che attraverso una particolare lavorazione si trasforma in lampade, oggetti di design e complementi d’arredo. L’economia circolare con una profonda coscienza green è il futuro.
Il ritorno dell’antica arte della falconeria (Marche) – Francesco Luzi
Quella di Francesco è in assoluto la prima azienda agricola certificata dallo stato italiano per l’allevamento e l’addestramento di rapaci. Tutto nasce dalla passione che ha nutrito fin da piccolo e che oggi trasmette ai bambini, attraverso la didattica contadina. La sua azienda agricola è un vero e proprio paradiso per i rapaci, dove si pratica anche bird control per tenere lontani uccelli, come piccioni, storni, gabbiani, che minacciano le colture e la stessa falconeria.
I rapaci sono allevati e addestrati per l’attività di bird control, ma anche per gli spettacoli al pubblico. Quella che i francesi amano definire la “volerie” ovvero l’abilità al volo dei rapaci, le forme che sono in grado di generare, l’eleganza che esprimono in aria, la fedeltà che dimostrano all’addestratore. Ovunque decide di svettare, lo sguardo del falco rimane fisso sul falconiere e al primo segnale, quello che è tra i più selvatici degli animali, inizia la discesa in picchiata verso il braccio del suo addestratore. In azienda Francesco alleva diversi rapaci tra cui il l’avvoltoio collo rosso, una specie americana con un olfatto ultra sensibile, che può essere sfruttato per abilità di ricerca più affinate di quelle di un cane molecolare.
Piante acquatiche per laghetti e biopiscine (Lombardia) – Mario Bertocco
La sensibilità verso la natura, gli acquari e i laghetti, cresciuta esponenzialmente durante la pandemia, hanno spinto Mario a sperimentare un nuovo progetto: produrre piante acquatiche ornamentali per laghetti e biopiscine. Si tratta di piante che non hanno bisogno di fertilizzanti. Mario ha intuito che il carico organico dell’acqua può essere direttamente collegato al nutrimento dei pesci. In questo modo la pianta è in grado di procacciarsi il necessario per nutrirsi. La pianta assorbe le sostanze di scarto prodotte dai pesci finendo per pulire l’acqua.
Le piante sono coltivate in forma emersa, affiorante, ma anche sott’acqua. Per gli acquari coltiva piante particolari come la ludwigia inclinata nella sua varietà bianca, le echinodorus, la homalomela insignis, la bucephalandra. Per i laghetti invece produce particolari ninfee che li rendono magici.
Fare rete
Concimi green dalle alghe del mare (Puglia) – Valentino Russo
Le star sono le alghe che oltre a pulire il mare, non consumano suolo, non si nutrono di chimica e fanno da concime e biostimolanti per le piante grazie al progetto di conversione ecologica di Valentino Russo, prima divulgatore scientifico nei quartieri difficili, oggi imprenditore agricolo e protagonista di green economy. Le alghe sono la risposta della natura a condizioni climatiche estreme. Sono inseminate in laboratorio, poi immesse in mare, vicino agli allevamenti di pesci e ai filari di cozze, dove assorbono l’anidride carbonica, ritornano quindi in azienda per entrare nel bioreattore dove diventano biostimolanti per le coltivazioni agricole. L’acqua del mare è più pulita e le coltivazioni più sostenibili.
L’orto del benessere che cura mente e corpo (Veneto) – Elisa Bevilacqua
“Ti sei mai chiesto se il cibo possa essere il tuo “farmaco”? attraverso il programma “nutrimente” in Veneto, nel comune di Creazzo Elisa Bevilacqua in collaborazione con il centro clinico La Quercia, valorizza i benefici della nutrizione consapevole, educando alla scelta delle risorse del territorio e ai prodotti di stagione, in un percorso che fonde nutrizione, psicologia e agricoltura. Il progetto promuove sani e corretti stili di vita, non solo per i singoli ma per tutta la famiglia, proponendo la cura del cibo sano, delle primizie della terra a zero chilometri.
La rete coinvolge l’azienda agricola di Elisa, le scuole del territorio, il centro clinico La Quercia, campagna amica, Coldiretti e l’amministrazione comunale. La dieta non è un modo per perdere peso ma una radicale rieducazione, che parte dalla terra, attraversa l’azione dei coach alimentari, degli psicologi e arriva alla famiglia o alla persona, tramite le sensazioni che il cibo sano è in grado di sollecitare. All’origine di tutto c’è il variopinto orto di Elisa, con le sue primizie.
Stop alla plastica con i retini bio per le cozze (Campania) – Gennaro Aiello
I retini utilizzati per le cozze, tra i principali responsabili dei rifiuti spiaggiati, oggi diventano biodegradabili e persino compost per l’agricoltura. I pescatori di castel volturno come Gennaro, allevatore di mitili da 4 generazioni, li usano quotidianamente nei loro allevamenti di cozze, sostituendo il precedente arsenale di reti in plastica. È un progetto virtuoso realizzato dall’università Federico II di Napoli, insieme a Novamont, Coldiretti impresa pesca e Legambiente. È grazie alla sperimentazione dei pescatori che viene testato il retino in mater b (in prodotti naturali come amido di mais e oli vegetali ottenuti da colture in terreni marginali e in disuso) progettato per durare lo stesso tempo che impiega la cozza a diventare matura, per poi biodegradarsi, dissolvendosi nel mare.
L’obiettivo è abbattere la quantità di rifiuti in plastica in mare, ma anche favorire economia circolare e conversione ecologica con un compost che nasce fra mare e terra.
Impresa digitale
I vigneti dell’aglianico in orbita con i satelliti (Basilicata) – Donato Gentile
In basilicata i vigneti dell’Aglianico di Rocco sono osservate giorno e notte dal satellite che raccoglie un flusso continuo di dati sulle condizioni del terreno, sulla crescita delle viti, sul clima, in tutte le stagioni. Restituisce modelli di calcolo che, per i viticoltori, si traducono in messaggi che indicano, quali e quanti filari annaffiare, potare, concimare. Si tratta di dati fondamentali per assicurare la perfetta crescita dei grappoli, ma sono numerosi e diversi i fattori che incidono sul perfezionamento del modello che, stagione dopo stagione, annata dopo annata, costituiscono una banca dati in grado di affinare la conoscenza. Servirà a produrre un vino di qualità, ma anche i viticoltori del futuro. Non c’è cimatura che non sia il risultato di un’indicazione precisa e le numerose informazioni processate valgono a correggere errori strumentali che si traducono in modelli previsionali, da incrociare con i dati storici per ridurre il consumo idrico e combattere i parassiti.
La serra digitale anti pandemia (Toscana) – Silvia Agostini
Laurea in scienze vivaistiche e specialistica in architettura del paesaggio, circondata fin da piccola dai vivai, nel principale distretto italiano della valle delle piante di Pistoia, Silvia scommette su una impresa tutta digitale grazie alla quale tiene i contatti con i clienti e offre servizi rapidi ed efficienti con i corrieri, oltre a garantire loro una varietà di piante invidiabile, per poi farli affezionare fino al punto che le fanno visita in azienda. Nel periodo più duro della pandemia Covid le vendite sono letteralmente esplose. Le persone hanno alimentato la passione per il verde, la cura del proprio balcone o del proprio giardino e l’online ha rappresentato un’occasione straordinaria per ottenere direttamente a casa quello che si desiderava per abbellire il proprio ambiente. Silvia ha messo in piedi un’organizzazione certosina: dalla gestione degli ordini alla scelta in vivaio, al monitoraggio per la spedizione, al rapporto con il corriere fino alla cura del cliente.
Un anno fra i vigneti con “adotta un filare” (Valle d’Aosta) – Hervè Grosjean
Con “Adotta un Cru” (filare in valdaostano) si diventa protagonisti nel vigneto, seguendo la nascita e la maturazione del vino, dal tralcio al grappolo, fino al calice. Il primo passo è la scelta del filare, seguirà la ricezione del certificato di adozione e la posa della targhetta nominale sul vigneto. La targhetta rimarrà 12 mesi durante i quali l’adottante può fare visita all’azienda e vivere tutte le fasi di lavorazione. Quindi l’arrivo a casa di una bottiglia di annate precedenti di quello stesso vino. Si assaggerà così il potenziale di invecchiamento del proprio vino adottato. Da quel momento è possibile seguire la vita del filare, visitare l’azienda, ma soprattutto, quando il nuovo vino sarà pronto, se ne riceveranno 6 bottiglie in confezione di legno, con l’etichetta personalizzata. Si tratta di vini che esprimono, col tempo, il proprio valore. Quindi l’adottante può scegliere di non ritirarlo al 12esimo mese, ma di lasciarlo ancora invecchiare in cantina.
Campagna amica
Arriva l’agriturismo a 4 ruote (Marche) – Cristian Antolini
L’Oasi di Pierino è un agriturismo che è stato in grado di fare della campagna un incredibile centro di attrazione. Le tipicità marchigiane, il lavoro in cucina, le attenzioni per i bambini e le famiglie, hanno trasformato questo giardino, tra le dolci colline intorno a Fermo, in una tavola sempre pronta per belle compagnie. Il Covid non è riuscito a fermare questo progetto. Ecco quindi una dimora colonica su quattro ruote, con le sue specialità genuine, a chilometro zero. Durante il Covid l’agriturismo ha sperimentato tutte le formule: dall’asporto alla consegna a domicilio, fino alla gastronomia itinerante nei mercati. È qui che avviene il vero delivery con le persone che all’aperto e nel rispetto di tutte le misure, si sentono in sicurezza nel non rinunciare all’alta qualità: dagli ortaggi di stagione, ai salumi, fino ai dolci, alle carni e ai formaggi. Il food truck è diventato uno dei protagonisti dei mercati di campagna amica a S. Elpidio a mare, Monte Urano e nel mercato coperto “Città di Fermo”.
La stalla in uno smartphone (Piemonte) – Tiziana e Cristiana Merlo
C’era da prendere in mano una lunga tradizione di famiglia nell’allevamento di bovini di razza piemontese e le due sorelle Tiziana e Cristiana Merlo hanno deciso di impegnarsi nella custodia di un simbolo del territorio: dalla preparazione delle stalle al mattino alla verifica dei parti, dal nutrimento degli animali alla la fienagione sui campi fino alla cura del cliente. Collari e marchi auricolari tengono monitorato lo stato di salute degli animali, i segnali sono trasmessi a una centralina che tramite una app comunica con lo smartphone di Tiziana per il pronto intervento.
Le micro verdure nell’orto fai da te anti spreco (Emilia Romagna) – Nilo Sori
L’azienda “Prime foglioline” di Nilo è specializzata nella coltivazione di micro ortaggi, insalatine e aromatiche raccolti quando il contenuto in vitamine è massimo. Un “super food” che garantisce benessere nel piatto. L’azienda ha sviluppato in proprio un sistema digitale di controllo delle colture (luce, consumo idrico, temperatura) e un kit per l’autoproduzione casalinga che consente al consumatore di diventare anche coltivatore a casa. In pochi giorni e in pochissimo spazio, il prodotto è radicato all’interno della fibra di cocco attraverso la tecnica idroponica ed è pronto per il consumo. Consegnato senza essere sradicato dal suo “terreno”, il prodotto è tagliato direttamente dal cliente prima dell’uso. I prodotti sono piselli, ravanelli, amaranto, erba medica, girasole e fieno greco, il coriandolo e il basilico rosso. La forza dell’azienda è data anche dall’investimento nel digital: e-commerce, forte presenza sui social e un e-book “prime foglioline” scaricabile online gratuitamente.
Noi per il sociale
La rinascita delle donne riparte dalla terra (Sicilia) – Fabio Ruvolo
Donne vittime di soprusi, ma anche i loro figli, iniziano un percorso di rinascita, dedicandosi alla terra grazie alla casa di Rosanna della cooperativa Etnos, insieme ai tanti operatori che aderiscono al progetto e che offrono assistenza psicologica, formazione nei vari settori delle attività agricole e nei laboratori di trasformazione. Si recuperano terreni incolti e si trasformano in giardini di erbe aromatiche, piante da frutto, ortaggi. È cura, coltivazione, raccolto e poi trasformazione, ma anche cucina di una straordinaria materia prima. I risultati sono meraviglie della natura come l’olio di canapa e le farine, le aromatiche essiccate, le chips dell’orto, le marmellate, le conserve, i preziosi sott’oli di sicilia e la frutta a rondelle.
Ma più di ogni bontà della terra ci sono le storie di queste donne trasformate e restituite al sorriso, pronte a riprendere in mano la propria vita. Diventano autonome nel lavoro, capaci di prendersi cura dell’orto, del laboratorio, della cucina e in generale delle attività della cooperativa.
Le suore contadine nella “fattoria della provvidenza” (Abruzzo) – Suor Vera D’Agostino
Nella “fattoria della provvidenza” le suore contadine della Comunità delle figlie dell’amore di Gesù e Maria coltivano la terra e aiutano chi ha bisogno: centinaia di bambini, tante donne madri, padri cacciati di casa, giovani e famiglie senza una riparo. Le suore contadine, grazie all’attività nei campi e in fattoria, offrono un tetto, un pasto, il calore di casa e la possibilità di riscatto a chiunque bussi alla loro porta.
Compiono viaggi missionari e sono impegnate in opere sociali, nelle parrocchie. Hanno realizzato asili, attività scolastica e la loro missione è completamente rivolta a “sorella povertà” sotto ogni forma. Dalla coltivazione di vigneti, agrumeti, oliveti, fino alla trasformazione e alla vendita, è tutto compito delle suore, aiutate dagli ospiti e da benefattori. In questa ‘fattoria della provvidenza’ c’è anche un caseificio dove il prezioso latte diventa tante tipologie di formaggio, dai freschi agli stagionati. Poi, una macelleria, la boutique a metri zero.
Chi compra i prodotti delle suore contadine è consapevole che non acquista soltanto la migliore materia prima, coltivata, allevata e poi trasformata con cura e senso di gratitudine, ma si rende protagonista di un gesto concreto di aiuto agli ultimi.
Filiera etica contro il caporalato (Puglia) – Papa Latyr Faye
Nasce in Puglia un progetto-comunità di lotta al caporalato, allo sfruttamento e ai ghetti. È Casa Sankara, costruita sull’esempio del giovane presidente del Burkina Faso che combatté la povertà e promosse la legalità. Gli alloggi sono stati realizzati grazie al progetto europeo supreme di cui è capofila la regione Puglia.
Conta 400 alloggi a 500 persone sottratte dalla mafia del caporalato a cui sono affidati 16 ettari di terra. I barattoli di pomodori di Casa Sankara sono i primi simboli del riscatto. Oltre alle assunzioni in aziende sane c’è la produzione in casa: dalla realizzazione degli impianti di irrigazione, alla coltivazione e cura dell’orto, fino al raccolto che oggi arriva a contare fino a 500 mila barattoli di pomodoro. Grazie ai progetti con Coldiretti chi è formato aiuta a formare gli altri. Si punta a un marchio della dignità da filiera etica che, dal seme, arriva al cibo buono.
Sostenibilità transizione ecologica
Serre fotovoltaiche per il cedro diamante (Calabria) – Antonio Lancellotta
Da Antonio il cedro non deve essere solo buono, ma anche bello. È quello scelto da ebrei di tutto il mondo per celebrare la Pasqua ebraica. Le serre fotovoltaiche, nate con l’intento di produrre energia senza consumo di suolo, sono diventate sorprendentemente la condizione ideale per l’habitat di questa pianta perché il cedro è coltivato all’ombra. I pannelli solari oltre a svolgere questa funzione creano un microclima capace di favorire allegagione, cioè maggiore fertilità nella produzione dei frutti. Le serre fotovoltaiche di Scalea permettono di contingentare l’acqua, favorire la subirrigazione e la fertirrigazione programmata, oltre alla vaporizzazione delle chiome. Inoltre l’attività agricola negli impianti abbassa la temperatura del pannello, favorendone l’efficacia nella produzione di energia. I risultati sono 18 megawatt di energia, senza avere sottratto un solo metro di terreno ai 27 ettari che ospitano 11 mila agrumi.
Armonia irresistibile per il cedro liscio di diamante selezionato con rigorose ritualità dalla comunità ebraica internazionale, che viene a individuarlo ancora acerbo aspettandone, per ognuno, la maturazione. È il simbolo di sukkot che ricorda i 7 giorni biblici degli israeliti nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto.
Dalle vette delle alpi le creme contadine anti dolori (Friuli Venezia Giulia) – Andrea Muner
Se nel resto dell’arco alpino europeo è una pianta in via d’estinzione, in Friuli Venezia Giulia, l’arnica ritorna a nuova vita e diventa il motore di una delle imprese più innovative, quella che ha lanciato Andrea Muner: “Armo 1191“. Significa arnica di montagna a 1191 metri, lungo la passeggiata delle malghe, tra i pascoli di piancavallo. È la più grande coltivazione esistente in europa con 100mila piante coltivate in un ettaro di terreno. L’arnica è una pianta officinale conosciuta da centinaia di anni per le sue proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie e antiecchimotiche.
Andrea, da ex giocatore di pallacanestro professionista, ha sperimentato, sul proprio corpo, la necessità di fare ricorso ai prodotti all’arnica. Da qui l’idea di produrli. I fiori sono raccolti tutti a mano, uno per uno, per poi essere essiccati, messi sotto vuoto e affidati al trasformatore. Qui si creano tre creme: una all’arnica e menta piperita indicata per traumi muscolari e articolari, una all’arnica peperoncino e pino mugo, ideale per massaggio decontratturante per chi ha problemi cervicali e una con calendula e camomilla lenitiva per la pelle. Poi olio da massaggi, ottimo contro i dolori alle articolazioni.
Nell’uliveto hi tech fra trappole digitali e biocombustibili (Lazio) – Francesco Bosio
Un vero e proprio monitoraggio di ultima generazione che fotografa insetti e parassiti dell’olivo in grado di abbattere il ricorso a prodotti fitosanitari. E poi biocombustibile da nocciolo, cippato da scarti di potatura per agroenergie, ammendanti da sansa, e nutrimento per impianti a biogas. Siamo nel distretto degli uliveti dell’antica Roma con l’Op Latium, che conta circa 13 mila soci di cui 9 mila in regione lazio e 4 mila in molise, per complessivi 16 mila ettari di uliveto. I soci sono i custodi di una esperienza millenaria che guardano però anche al futuro con il portale agroambientale per la raccolta sistematica e costante di informazioni su lavorazione e meteorologia provenienti dal monitoraggio dei terreni e le app attraverso cui ogni olivicoltore può conoscere il momento, il luogo e la quantità esatta dell’intervento da compiere nel processo agricolo. Ma gli alberi sono anche ricoveri di fototrappole che immortalano mosche e insetti, ne profilano la popolazione e consentono di progettare l’antagonista che difende questo patrimonio.
Menzione speciale
Agriaperitivi a miglio zero in darsena (Liguria) – Elia Orecchia
La pesca non si è fermata durante il covid e neppure le idee. Così elia alle notti trascorse in barca ha sognato di affiancare gli aperitivi al tramonto sulla darsena di genova rigenerata. L’intuizione è un fish lab di trasformazione delle acciughe appena pescate e degli altri pesci, dentro una struttura in bioedilizia, per stuzzichini e aperitivi in compagnia di tanti giovani, come il migliore augurio per la rinascita. 30 Anni di mare con un peschereccio di 18 metri per una tradizione di famiglia che nel porto internazionale di genova è conosciuta e apprezzata. È una cucina giovane di street food accompagnata da birra di produzione locale per un aperitivo in frizzante compagnia. Oppure l’ideale antipasto al tramonto per l’esplorazione del porto antico e dei vicoli di genova. Il menù è giornaliero, in base al pescato, ma non può mancare l’acciuga marinata. Si parte alle 20 per andare a pesca e fare ritorno alle 5 del mattino. Il pesce è preparato per essere pronto già per l’ora di pranzo. Domina il pesce azzurro: si va dalle acciughe, alle sardine, agli sgombri, ai lanzardi da cui si ottengono hamburger golosissimi.
Il limone pane nella Capitale italiana della Cultura 2022 (Campania) – Biagio Lubrano Lavadera
L’isola di Procida, capitale italiana della Cultura 2022, si riappropria del suo frutto simbolo, il limone di pane, una coltura tradizionale che si è modellata tra le ristrettezze e le insidie del luogo. Poca acqua, poco terreno, tanto sole, ma anche tantissimo sapore mediterraneo a tavola. Quello che lo rende prezioso è la polpa bianca spessa, tenera, come il pane, succosa, sorprendente e fresca al palato. I fazzoletti di terra non superano i 6 mila metri di superficie totale. Il trionfo del limone di pane è nella nota insalata di Procida, ottenuta dall’albedo (la polpa bianca) pestato e condito con buccia di limone, un poco di succo ed erbe aromatiche. Ma dai limoni si ottengono anche infusi, crema di limone, limoncello e canditi.