Sono in missione per conto di Dio, e stavolta non è uno scherzo. Per almeno due motivi. Non solo, le Sisters of Mercy of America stanno davvero andando all’attacco dell’establishment finanziario Usa, per costringerlo a rispettare l’ambiente, ma anche perché queste determinate suore non hanno bisogno dell’aiuto di due sgangherati musicisti come Jake Blues e suo fratello Elwood, per realizzare il disegno divino sul pianeta Terra. Per spiegarci meglio, usiamo un paio di titoli usciti sul Financial Times, Bibbia della comunità del business internazionale. Il primo articolo, apparso il 15 dicembre del 2019, recitava così: “Le suore se la prendono con BlackRock per il cambiamento del clima”. 

Il secondo invece del 26 gennaio scorso spiega: “JP Morgan lotta contro le suore e gli attivisti, sulle proposte per la trasparenza climatica”. Perché mai due colossi della finanza globale dovrebbero litigare con una congregazione religiosa? Ma soprattutto, perché mai la notizia dovrebbe acquistare una rilevanza così significativa da attirare l’attenzione del Financial Times? La risposta, in entrambi casi, è un paradigma di come stia cambiando la nostra società.

In missione per noi

Le Sisters of Mercy sono state fondate in Irlanda nel 1827 da Catherine McAuley, allo scopo di proteggere e istruire donne e ragazze. In origine, doveva trattarsi di un gruppo laico di assistenti sociali, ma visto il successo della loro opera l’arcivescovo di Dublino le spinse a trasformarsi in una congregazione religiosa. Nel 1843 sbarcarono negli Usa, su invito  del vescovo di Pittsburgh, e dalla Pennsylvania si allargarono rapidamente a New York, Chicago, San Francisco. Oggi sono presenti in oltre 30 Paesi, e in America hanno oltre tremila membri. La presidentessa è Sister Patricia McDermott, che dopo aver insegnato inglese, giornalismo e religione nelle scuole secondarie, è diventata prima responsabile della congregazione in Nebraska, e poi leader nazionale.

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Così, Patricia McDermott spiega quella che per lei è una missione e si legge sul suo sito: “L’apprendimento più significativo del mio ministero di servizio alla comunità è stata la costante consapevolezza del dono dell’ufficio. La mia attenzione e fiducia in questa energia sacra mi fonda. Vivo dentro uno spazio in profonda grazia, dove l’energia sacra dentro e intorno a me mi guida e mi dirige. Ho imparato a conoscere questo dono in modi sia piccoli che sorprendenti, e confido immensamente nell’integrità di questa presenza piena di grazia”. 

 

La missione resta principalmente quella dell’istruzione, ma operando nel cuore del capitalismo globale, le Sorelle della Misericordia non potevano fare a meno di interessarsi alla finanza, sempre a maggior gloria di Dio. Quindi hanno creato Mercy Investment Services, che in sostanza punta a moltiplicare i pani e i pesci, ossia le risorse economiche accumulate dalla congregazione, allo scopo però di realizzare obiettivi etici. La sostenibilità è al centro del progetto, in base agli insegnamenti del Vangelo, ma anche a quelli di Papa Francesco. Quindi le suore non si limitano solo ad investire in compagnie che applicano i loro principi, ma secondo la tradizione ormai consolidata degli “attivisti” mettono becco in tutto quello che non approvano. 

“Finanziare la distruzione della civiltà”

Da qui era nato l’attacco del 2019 a BlackRock, perché su 52 risoluzioni relative al clima ne aveva sostenute solo sei. In sostanza, le sorelle volevano che i circa 7 trilioni di dollari gestiti dal fondo fossero messi al servizio di aziende che rispettavano l’impegno a combattere il riscaldamento globale. La risposta non era stata adeguata e loro avevano protestato, schierandosi con l’ex vice presidente Gore, che aveva sollecitato BlackRock a “decidere se voleva continuare a finanziare le distruzione della civiltà umana”, come aveva scritto il Financial Times. La storia però non era finita qui.

Il 26 gennaio scorso il giornale finanziario è tornato a raccontare le gesta delle Sisters of Mercy, che stavolta se la sono presa con JP Morgan, grosso modo per gli stessi motivi. Secondo il giornale, le sorelle hanno presentato una proposta per chiedere alla banca di “adottare quest’anno una politica per contribuire a garantire che i suoi finanziamenti non contribuiscano a nuove forniture di combustibili fossili, incompatibili con lo scenario di zero emissioni nette di gas serra definito dall’Agenzia Internazionale per l’Energia”. La banca si è opposta, perché si tratterebbe di proposte relative all’operatività degli “affari ordinari”, che la SEC consente di bloccare perché porterebbero al micromanagement delle decisioni di business.

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Chi ha visto e amato il film The Blues Brothers, a questo punto avrà già in mente Sister Mary Stigmata, che recluta Jake ed Elwood per raccattare i 5.000 dollari indispensabili a salvare l’orfanotrofio dove erano cresciuti. Gli errori di prospettiva però sarebbero due, entrambi piuttosto gravi: primo, i soldi di cui parliamo sono molti, ma molti di più; secondo, stavolta Jake ed Elwood non servono. Alla presidenza di Mercy Investment Services infatti c’è Adrienne Crowe, che in un’altra vita aveva preso l’MBA a Berkeley, e poi lavorato per quasi trent’anni alla Bank of America, raggiungendo la posizione di Senior Vice President. In altre parole, non proprio una dilettante che non sa da dove cominciare, quando si tratta di leggere un bilancio. Se uno somma questa competenza alla determinazione che nasce dalla fede, si capisce come mai il Financial Times tenga conto delle sfuriate delle Sisters of Mercy, e perché le loro bacchettate facciano tremare pure BlackRock o JP Morgan.